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Allarme: il grano pugliese strangolato da pratiche sleali

Scopri come le speculazioni e il crollo dei prezzi del grano duro stanno mettendo in ginocchio gli agricoltori pugliesi, mentre i consumatori pagano prezzi sempre più alti per pasta e pane.
  • Crollo del 44% del prezzo del grano dal 2022.
  • Abbandonati circa 20.000 ettari di terreno coltivato a grano duro.
  • Importazioni aumentate del 9% nel primo semestre 2025.

Inchiesta sulla filiera e le pratiche sleali che strangolano gli agricoltori pugliesi. Chi si arricchisce veramente?

La crisi del grano duro in Puglia: una filiera sotto inchiesta

La regione Puglia, storicamente considerata il granaio d’Italia, si trova oggi ad affrontare una grave crisi nel settore del grano duro. La Confederazione Italiana Agricoltori (CIA) Puglia ha lanciato un allarme, denunciando pratiche commerciali scorrette e speculazioni che stanno mettendo a dura prova la sopravvivenza economica dei produttori locali. Il cuore del problema risiede nel crollo dei prezzi del grano duro, scesi al di sotto dei costi di produzione, mentre i prezzi al dettaglio di prodotti derivati come pasta e pane continuano a lievitare, creando una forbice iniqua che penalizza gli agricoltori.

La situazione è particolarmente critica nelle province di Foggia, BAT (Barletta-Andria-Trani) e nell’area metropolitana di Bari, dove si concentra la maggior parte della produzione di grano duro pugliese. Si stima che negli ultimi anni, circa 20.000 ettari di terreno coltivato a grano duro siano stati abbandonati, con la Capitanata (provincia di Foggia) che ha subito le conseguenze più pesanti, aggravate anche dalla scarsità di risorse idriche per l’irrigazione.

Dal settembre del 2022, si è assistito ad un calo verticale del 44% del prezzo riconosciuto ai cerealicoltori italiani, precipitando da 490 euro a 277 euro per tonnellata, secondo le quotazioni rilevate nelle Borse Merci di Foggia e Bari. Contemporaneamente, i costi di produzione, comprensivi di semina, coltivazione e raccolta, sono aumentati, superando i 1.200 euro per ettaro. Questo squilibrio economico rende insostenibile l’attività agricola per molti produttori, spingendoli verso l’indebitamento o, peggio, l’abbandono delle terre.

La CIA Puglia ha presentato una denuncia formale all’Istituto per il Controllo della Qualità e Repressione delle Frodi (ICQRF) del Ministero dell’Agricoltura, sollecitando un’indagine approfondita sulle dinamiche che hanno portato a questa crisi. L’obiettivo è individuare le pratiche sleali che determinano l’abbassamento dei prezzi e individuare i soggetti responsabili di questa situazione. L’associazione chiede anche un intervento urgente da parte del governo nazionale e dell’Unione Europea per proteggere il grano duro italiano e garantire una giusta remunerazione ai produttori.

La filiera del grano duro è un sistema complesso che coinvolge diversi attori, dagli agricoltori ai consumatori finali. Per comprendere appieno le cause della crisi, è necessario analizzare ogni fase del processo, identificando i punti critici e le possibili distorsioni del mercato.

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I punti critici della filiera: chi si avvantaggia del crollo dei prezzi?

La filiera del grano duro, come anticipato, si articola in diverse fasi, ognuna delle quali può nascondere insidie e generare profitti a discapito degli agricoltori. Partendo dalla produzione agricola, il primo nodo critico è rappresentato dalla volatilità dei prezzi e dalla dipendenza dai mercati internazionali. Gli agricoltori, spesso piccoli produttori con scarso potere contrattuale, sono costretti a subire le oscillazioni dei prezzi imposti da commercianti e grossisti, senza avere la possibilità di influenzare le dinamiche del mercato.

Un altro aspetto problematico è legato alle pratiche commerciali adottate da alcuni acquirenti, che impongono contratti svantaggiosi, pagamenti dilazionati nel tempo o aste al ribasso, sfruttando la debolezza contrattuale degli agricoltori. Queste pratiche, purtroppo diffuse, comprimono ulteriormente i margini di guadagno dei produttori, rendendo difficile coprire i costi di produzione e ottenere un giusto profitto per il loro lavoro.

La fase successiva della filiera è quella della trasformazione, che coinvolge i molini e i pastifici. Anche in questo caso, si possono individuare comportamenti opportunistici, come l’utilizzo di grano duro di provenienza estera, spesso di qualità inferiore e a prezzi più convenienti, per abbassare i costi di produzione. Questa pratica, seppur legale, danneggia i produttori italiani, che vedono svalutato il loro prodotto e faticano a competere con i prezzi più bassi del grano importato.

Infine, la fase della distribuzione e della vendita al dettaglio vede protagonisti i grandi distributori e i supermercati, che applicano margini di guadagno elevati sui prodotti derivati dal grano duro, come pasta e pane. In questo modo, il consumatore finale si trova a pagare prezzi alti, mentre l’agricoltore, che è il primo anello della filiera, riceve una quota minima del valore finale del prodotto.

Si crea così un circolo vizioso in cui gli intermediari si arricchiscono a scapito degli agricoltori, che sono costretti a lavorare in perdita o, nel peggiore dei casi, ad abbandonare la loro attività. Per spezzare questo circolo, è necessario intervenire su più fronti, promuovendo una maggiore trasparenza nella filiera, rafforzando il potere contrattuale degli agricoltori e incentivando il consumo di prodotti derivati dal grano duro italiano.

È necessario, inoltre, che le istituzioni pubbliche svolgano un ruolo di controllo e di garanzia, vigilando sul rispetto delle regole e sanzionando le pratiche commerciali scorrette. Solo così si potrà tutelare il lavoro degli agricoltori e garantire un futuro sostenibile per il settore del grano duro in Puglia.

Analizzando la situazione attuale, emerge chiaramente che i maggiori beneficiari di questa crisi sono gli intermediari, che riescono ad acquistare il grano a prezzi stracciati dagli agricoltori e a rivenderlo a prezzi maggiorati ai molini e ai pastifici. Anche i grandi distributori e i supermercati traggono vantaggio da questa situazione, applicando margini di guadagno elevati sui prodotti finali.

L’impatto delle importazioni e le responsabilità delle istituzioni

L’aumento delle importazioni di grano duro dall’estero rappresenta una seria minaccia per la produzione italiana. Secondo i dati di Anacer, nel primo semestre del 2025 le importazioni sono aumentate del 9% rispetto all’anno precedente, raggiungendo 1.475.623 tonnellate. Questo afflusso di grano straniero, spesso caratterizzato da prezzi inferiori e standard qualitativi meno rigorosi, esercita una pressione al ribasso sui prezzi del grano nazionale, mettendo in difficoltà i produttori locali.

La competizione con il grano importato è particolarmente difficile per gli agricoltori pugliesi, che devono fare i conti con costi di produzione elevati e con una burocrazia complessa. Inoltre, la mancanza di infrastrutture adeguate per lo stoccaggio e la conservazione del grano rende difficile la commercializzazione del prodotto e favorisce le speculazioni.

Di fronte a questa situazione, le istituzioni pubbliche sono chiamate ad assumersi le proprie responsabilità e ad adottare misure concrete per sostenere il settore del grano duro. È necessario innanzitutto rafforzare i controlli sulla qualità del grano importato, per garantire che rispetti gli stessi standard qualitativi del grano italiano. Inoltre, è fondamentale semplificare le procedure burocratiche e ridurre i costi di produzione per gli agricoltori, ad esempio attraverso agevolazioni fiscali e contributi per l’acquisto di macchinari e attrezzature agricole.

Un altro aspetto importante è legato alla promozione del grano duro italiano e dei suoi prodotti derivati, come pasta e pane. È necessario sensibilizzare i consumatori sull’importanza di scegliere prodotti realizzati con grano 100% italiano, per sostenere il lavoro degli agricoltori e valorizzare la qualità del nostro territorio.

La politica agricola comunitaria (PAC) deve essere riformata per tutelare maggiormente i produttori italiani e per favorire una filiera più corta e trasparente. È necessario introdurre meccanismi di sostegno ai prezzi del grano duro, per garantire un reddito minimo agli agricoltori e per proteggerli dalle fluttuazioni del mercato. Solo attraverso un impegno concreto e coordinato da parte delle istituzioni pubbliche, si potrà garantire un futuro sostenibile per il settore del grano duro in Puglia.

Un aspetto critico da considerare è che, mentre il volume delle importazioni di grano duro è in aumento, il valore economico di tali importazioni sta diminuendo. Questo suggerisce che l’Italia sta importando grano di qualità inferiore a un prezzo più basso, il che può avere un impatto negativo sulla qualità complessiva dei prodotti a base di grano duro disponibili sul mercato. Allo stesso tempo, le esportazioni di prodotti trasformati a base di grano duro, come la pasta, sono in aumento in termini di quantità, ma in calo in termini di valore. Ciò indica che l’Italia sta vendendo più prodotti trasformati a un prezzo inferiore, il che potrebbe riflettere una perdita di competitività o una strategia per mantenere quote di mercato a scapito dei profitti.

Proposte e strategie per rilanciare il settore

Per affrontare la crisi del grano duro in Puglia, è necessario adottare una serie di strategie coordinate che coinvolgano tutti gli attori della filiera. In primo luogo, è fondamentale promuovere la creazione di contratti di filiera, che consentano agli agricoltori di stabilire accordi diretti con i molini e i pastifici, garantendo prezzi equi e stabili per il loro prodotto. Questi contratti devono essere trasparenti e basati su criteri di qualità, per incentivare la produzione di grano duro di eccellenza.

Un’altra strategia importante è legata alla valorizzazione del grano duro pugliese attraverso la creazione di marchi di qualità e di origine. Questi marchi, riconosciuti e tutelati a livello nazionale ed europeo, consentirebbero ai consumatori di identificare facilmente i prodotti realizzati con grano 100% pugliese, garantendo loro un elevato standard qualitativo e un legame con il territorio.

La promozione del consumo di prodotti locali è un altro elemento chiave per sostenere il settore del grano duro. È necessario sensibilizzare i consumatori sull’importanza di scegliere pasta e pane realizzati con grano italiano, privilegiando i prodotti a km 0 e sostenendo le aziende agricole del territorio.

Le istituzioni pubbliche possono svolgere un ruolo attivo nella promozione del grano duro pugliese, ad esempio attraverso campagne di comunicazione e di marketing, la partecipazione a fiere e manifestazioni del settore e la creazione di piattaforme online per la vendita diretta dei prodotti agricoli.

Infine, è necessario rafforzare la collaborazione tra gli agricoltori, incentivando la creazione di cooperative e di consorzi, che consentano di aggregare l’offerta e di aumentare il potere contrattuale nei confronti dei commercianti e dei grossisti. Solo attraverso un impegno collettivo e una visione strategica condivisa, si potrà rilanciare il settore del grano duro in Puglia e garantire un futuro sostenibile per le aziende agricole del territorio.

Per aumentare il potere contrattuale dei produttori, è necessario imporre la reciprocità delle regole tra i Paesi dell’Unione Europea e le nazioni extraeuropee. In queste ultime, infatti, è spesso consentito produrre utilizzando prodotti chimici che in Italia e in Europa sono vietati, creando una concorrenza sleale che danneggia i produttori italiani.

Un nuovo paradigma per l’agricoltura pugliese

La crisi del grano duro in Puglia non è solo un problema economico, ma anche sociale e culturale. Rischia di compromettere un settore che ha radici profonde nella storia e nell’identità del territorio, mettendo a rischio il lavoro di migliaia di agricoltori e la sopravvivenza di molte aziende agricole familiari.

Per superare questa crisi, è necessario un cambio di paradigma, che promuova un’agricoltura più sostenibile, rispettosa dell’ambiente e attenta alla qualità dei prodotti. È necessario investire nella ricerca e nell’innovazione, per sviluppare varietà di grano duro più resistenti alle malattie e ai cambiamenti climatici, e per adottare tecniche di coltivazione più efficienti e rispettose dell’ambiente.

È necessario promuovere la diversificazione delle colture, per ridurre la dipendenza dal grano duro e per valorizzare le altre eccellenze agricole del territorio pugliese, come l’olio extravergine d’oliva, il vino, la frutta e la verdura. È necessario sostenere l’agricoltura biologica e biodinamica, che rappresentano un modello di produzione sostenibile e rispettoso dell’ambiente, e che possono garantire prodotti di alta qualità e dal forte valore aggiunto.

È necessario promuovere il turismo rurale, per valorizzare il paesaggio agricolo pugliese e per creare nuove opportunità di reddito per le aziende agricole. Solo attraverso un approccio integrato e una visione di lungo termine, si potrà garantire un futuro prospero per l’agricoltura pugliese e per le comunità rurali del territorio.

La crisi del grano duro in Puglia rappresenta una sfida complessa, ma anche un’opportunità per ripensare il modello di sviluppo agricolo e per costruire un futuro più equo e sostenibile per tutti gli attori della filiera.

L’invito è quello di sostenere l’agricoltura locale, scegliendo prodotti realizzati con grano 100% italiano e sostenendo le aziende agricole del territorio. Solo così si potrà garantire un futuro prospero per l’agricoltura pugliese e per le comunità rurali del territorio.

Certo, la situazione del grano duro in Puglia è complessa, ma non dimentichiamo che l’agricoltura è un’arte antica, un dialogo continuo con la terra. Una nozione base, fondamentale, è la rotazione delle colture: alternare diverse coltivazioni sullo stesso terreno aiuta a preservare la fertilità del suolo, a ridurre il rischio di malattie e parassiti e a migliorare la qualità del grano.

Ma non fermiamoci qui! L’agricoltura moderna ci offre strumenti avanzati come l’agricoltura di precisione, che utilizza tecnologie all’avanguardia per monitorare le condizioni del terreno e delle piante, ottimizzare l’uso di acqua e fertilizzanti e ridurre l’impatto ambientale.

Allora, cosa possiamo fare noi, come consumatori consapevoli? Informiamoci sull’origine dei prodotti che acquistiamo, scegliamo la pasta fatta con grano duro italiano, sosteniamo i piccoli produttori locali. Ogni nostra scelta può fare la differenza per un’agricoltura più giusta e sostenibile. E chissà, magari un giorno, passeggiando per le campagne pugliesi, potremo ammirare distese di grano dorato, frutto di un lavoro rispettoso della terra e dei suoi frutti.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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