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Agricoltura rigenerativa: scopri i segreti per un futuro sostenibile

Esplora come l'agricoltura rigenerativa sta trasformando le pratiche agricole in Italia, offrendo soluzioni innovative per affrontare il cambiamento climatico e promuovere la biodiversità.
  • Cooperativa Nuova Cilento: 2500 ettari, stop aratura dal 2015.
  • La Petrosa: consumo carburante sceso da 15mila a 6mila litri.
  • EARA: produttività rigenerativa +32% rispetto agricoltura tradizionale.

L’agricoltura rigenerativa sta emergendo come un approccio cruciale per affrontare le sfide del cambiamento climatico e del degrado del suolo, offrendo al contempo sostenibilità economica alle aziende agricole. Questo modello, che affonda le radici in pratiche tradizionali, si sta evolvendo in soluzioni innovative per un’agricoltura più resiliente e rispettosa dell’ambiente.

Un Viaggio tra le Eccellenze dell’Agricoltura Rigenerativa

Un recente press tour, organizzato da Eit Food, ha permesso di esplorare diverse realtà agricole in Italia che stanno adottando con successo i principi dell’agricoltura rigenerativa. In Campania, la Cooperativa Agricola Nuova Cilento e l’azienda agricola La Petrosa rappresentano esempi pionieristici di transizione verso un modello più sostenibile. In Puglia, l’azienda vitivinicola Morasinsi sta muovendo i primi passi nell’agroforestazione e nella rigenerazione del suolo.

La Cooperativa Agricola Nuova Cilento, con i suoi 400 olivicoltori e 2500 ettari di terreno, ha iniziato a diffondere pratiche rigenerative già nel 2015, grazie all’incontro con Jairo Restrepo Rivera, considerato uno dei padri dell’agricoltura rigenerativa. L’approccio della cooperativa si basa su quattro pilastri fondamentali: non arare i terreni, limitandosi a due sfalci d’erba verde all’anno; adottare la potatura a vaso policonico degli olivi per garantire un equilibrio ottimale tra ombra e luminosità; progettare sistemi idraulici keyline per favorire l’infiltrazione dell’acqua e prevenire l’erosione; e utilizzare cultivar autoctone, aumentando la biodiversità per controllare naturalmente gli insetti dannosi.

Le innovazioni si estendono anche al processo di trasformazione delle olive. La cooperativa incentiva la raccolta precoce delle olive, entro il 30 novembre, riconoscendo un prezzo maggiore per quelle raccolte in questo periodo. Per prevenire il surriscaldamento, le olive vengono trasportate in appositi contenitori e lavorate entro 12 ore. Il frantoio è dotato di un frangitore raffreddato di ultima generazione e di un protoreattore, che migliorano la qualità dell’olio, preservando aromi e proprietà organolettiche, riducendo i tempi di lavorazione e i costi energetici, e aumentando l’estrazione dei polifenoli.

L’azienda agricola La Petrosa, gestita da Edmondo Soffritti e la sua famiglia, ha compiuto la transizione dall’agricoltura convenzionale a quella rigenerativa 10 anni fa. Edmondo ha notato che i costi aumentavano e la produzione diminuiva, spingendolo a cambiare approccio. L’azienda, che inizialmente coltivava solo mais e triticale, ha adottato un sistema policolturale integrando anche gli animali. Oggi, La Petrosa comprende 60 ettari, con 1700 piante di olivo, 20 ettari destinati alla produzione di cereali per l’alimentazione umana e animale, un ettaro per ortaggi e un altro per frutta. La produzione interna di sementi è una realtà per l’azienda da circa un lustro.
La Petrosa adotta un sistema di pascolo razionale, dove gli animali vengono spostati tra diverse parcelle, consentendo così all’erba di ricrescere. L’azienda alleva 70 capre e 5 bovini, alimentati con medicai e cereali autunno-vernini in rotazione con leguminose. La Petrosa gestisce autonomamente l’intera filiera, trasformando i prodotti freschi nel proprio ristorante, vendendoli nella bottega aziendale e in un mercato locale. I prodotti in eccesso vengono trasformati in conserve.

Un test pratico sulla qualità del suolo ha dimostrato la differenza tra un terreno coltivato con agricoltura biologica da 12 anni e uno rigenerato. Il campione di terreno biologico si è disgregato rapidamente in acqua, mentre quello rigenerato è rimasto intatto, evidenziando la maggiore stabilità degli aggregati di materia organica e la capacità di trattenere l’acqua. Per preservare gli aggregati del suolo e migliorarne la salubrità, La Petrosa impiega tecniche di conservazione quali la lavorazione minima e la semina diretta.

La transizione all’agricoltura rigenerativa ha richiesto tempo e investimenti, con una diminuzione dei raccolti nei primi 3-4 anni. Tuttavia, i risultati sono evidenti: riduzione degli input esterni, eliminazione della concia dei semi dei cereali, abbandono dei fertilizzanti chimici e diminuzione del consumo annuale di carburante da 15mila a 6mila litri. Invece di ricorrere a input esterni, La Petrosa impiega colture di copertura, rotazioni, compost ottenuto dal letame aziendale e biofertilizzanti derivati dagli scarti della propria produzione.
L’azienda vitivinicola Morasinsi, in Puglia, rappresenta un esempio di transizione in corso verso l’agricoltura rigenerativa. Fondata nel 2018 da Sveva Sernia, l’azienda sta sperimentando nuove pratiche per valorizzare le varietà locali e affrontare le sfide del cambiamento climatico. In collaborazione con Eit Food e il perito agrario Matteo Mazzola, Morasinsi ha avviato un progetto agroforestale, inserendo piante tappezzanti, arbustive, aromatiche, azotofissatrici e alberi emergenti tra i filari di vite.

In 15 filari sono state piantate 20mila piante, con consorzi diversi a seconda delle varietà e del tipo di terreno. La gestione include potature specifiche e il mantenimento costante dell’inerbimento, con la trinciatura eseguita da 1 a 3 volte all’anno. L’obiettivo è rafforzare il suolo e rendere la pianta più resiliente, creando sinergie tra le diverse specie vegetali. Ad esempio, la coronilla, una leguminosa, aiuta ad abbassare la temperatura del suolo, a solubilizzare il fosforo e a rigenerare il terreno per la vite.

Cosa ne pensi?
  • 🌱 Finalmente un approccio che guarda al futuro......
  • 🤔 Interessante, ma l'agricoltura rigenerativa è davvero scalabile...?...
  • 🔄 Invece di 'rigenerativa', dovremmo chiamarla 'riconnettiva'... 🌍...

Il Ruolo di Rainforest Alliance e la Certificazione di Agricoltura Rigenerativa

Rainforest Alliance ha lanciato il suo Standard di Agricoltura Rigenerativa, un traguardo significativo che introduce un nuovo marchio di certificazione accanto al tradizionale marchio con la rana verde. Questa nuova normativa non si sostituisce allo Standard di Agricoltura Sostenibile (SAS), bensì lo completa, offrendo una via specializzata per chi intende approfondire le metodologie rigenerative in ambiti cruciali come la salute del suolo, la biodiversità e la resilienza delle colture.

La certificazione di agricoltura rigenerativa offre un’opportunità per le aziende di distinguersi per trasparenza, integrità e impatto, rispondendo alla crescente domanda dei consumatori per prodotti che ripristinano le risorse piuttosto che esaurirle. Lo standard di Rainforest Alliance si basa su principi chiari e pratiche scientifiche, promuovendo l’uso di fertilizzanti organici, la riduzione dei prodotti fitosanitari e fertilizzanti sintetici, l’uso di cover crop e colture multiple, l’agroforestazione, la gestione integrata di specie nocive e una gestione idrica più efficiente.

Lo Standard di Agricoltura Rigenerativa di Rainforest Alliance è tra i più completi del settore, con 119 requisiti che riguardano non solo le aree di interesse ambientale, ma anche gli impatti sociali critici. Questo approccio olistico mira a supportare gli agricoltori in ogni fase del loro percorso di rigenerazione, offrendo incentivi e riconoscimenti per coloro che implementano pratiche rigenerative.

EARA e la Misurazione della Produttività Rigenerativa

Uno studio della European Alliance for Regenerative Agriculture (EARA) ha analizzato i risultati di 78 aziende agricole rigenerative in 14 Paesi europei, dimostrando che è possibile ridurre gli input, aumentare la biodiversità e mantenere le rese. La ricerca ha introdotto l’indice di “Regenerating Full Productivity” (RFP), una metrica che valuta la produttività agricola in modo olistico, considerando non solo rendimenti e input, ma anche servizi ecosistemici, qualità del suolo, biodiversità e ritorni economici.
Secondo la ricerca, le realtà agricole orientate alla rigenerazione raggiungono in media una produttività rigenerativa superiore del 32% rispetto alle controparti tradizionali. Le colture perenni e arboree mostrano performance superiori grazie alla capacità di aumentare la copertura del suolo, la fotosintesi e la biodiversità vegetale. Le colture arboree si stanno rivelando cruciali in un contesto climatico sempre più instabile, aumentando la ritenzione idrica del suolo, stabilizzando i microclimi e riducendo gli effetti degli stress termici.

Un altro dato rilevante riguarda la diminuzione degli input: le imprese agricole rigenerative utilizzano il 61% in meno di fertilizzanti azotati di sintesi e il 76% in meno di prodotti fitosanitari, mantenendo rese che sono solo marginalmente inferiori (-2%) rispetto alle imprese convenzionali. Ciò dimostra che la transizione è economicamente fattibile e già attuabile.

Agricoltura Biologica Rigenerativa: Modelli Virtuosi e Premi

Il Gruppo Davines e la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile hanno promosso il premio “The Good Farmer Award” per l’agricoltura biologica rigenerativa, con l’obiettivo di diffondere una cultura della produzione agricola rispettosa del suolo e della biodiversità. Il riconoscimento è rivolto a giovani di età inferiore ai 35 anni che hanno avviato iniziative nell’ambito dell’agroecologia e dell’agricoltura biologica rigenerativa.

I vincitori della prima edizione del premio sono Marta Galimberti, che guida l’azienda agricola biologica Cascina Bagaggera, e Filippo Laguzzi, uno dei fondatori dell’azienda agricola R. A. M. Radici a Moncalieri. Cascina Bagaggera adotta pratiche ispirate ai principi dell’agroecologia e dell’agricoltura biologica rigenerativa, con un’attenzione particolare alla dimensione sociale dell’azienda, che coinvolge progetti di orientamento e formazione al lavoro per giovani con disabilità. R. A. M. Radici a Moncalieri segue i principi dell’agroecologia, dell’agricoltura biologica rigenerativa e dell’economia circolare, con un’attenzione particolare alla sensibilizzazione sui temi della sostenibilità e sul consumo consapevole.

Verso un Futuro Rigenerativo: Sfide e Opportunità

L’agricoltura rigenerativa rappresenta un modello promettente per affrontare le sfide ambientali e garantire la sostenibilità economica delle aziende agricole. Tuttavia, la transizione richiede tempo, investimenti e un cambio di mentalità. È necessario che le politiche agricole europee riconoscano e incentivino l’adozione di pratiche rigenerative, supportando gli agricoltori in questo percorso.

*La sfida principale è quella di estendere su larga scala i modelli rigenerativi, adattandoli ai diversi contesti e alle diverse colture. È fondamentale promuovere la ricerca e l’innovazione, sviluppando nuove tecnologie e pratiche che possano migliorare l’efficienza e la produttività dell’agricoltura rigenerativa. Inoltre, è necessario sensibilizzare i consumatori sull’importanza di sostenere le aziende agricole che adottano pratiche sostenibili, creando un mercato per i prodotti rigenerativi.

Riflessioni Finali: Coltivare il Futuro con l’Agricoltura Rigenerativa

L’agricoltura rigenerativa, come abbiamo visto, non è solo un insieme di tecniche, ma una vera e propria filosofia che mette al centro la salute del suolo e la biodiversità. È un approccio che ci invita a ripensare il nostro rapporto con la terra, a considerarla non solo come una fonte di risorse, ma come un ecosistema complesso e delicato da proteggere e rigenerare.

Una nozione base di agricoltura, fondamentale per comprendere l’importanza dell’agricoltura rigenerativa, è il concetto di rotazione delle colture. Questa pratica, che consiste nell’alternare diverse colture sullo stesso terreno, aiuta a migliorare la fertilità del suolo, a ridurre la diffusione di parassiti e malattie e a diversificare la produzione agricola.

Un concetto più avanzato è quello della micorrizazione, ovvero la simbiosi tra le radici delle piante e i funghi micorrizici. Questi funghi aiutano le piante ad assorbire acqua e nutrienti dal suolo, migliorando la loro crescita e resistenza. L’agricoltura rigenerativa favorisce la micorrizazione, creando un ambiente favorevole alla crescita dei funghi micorrizici.

L’agricoltura rigenerativa ci offre un’opportunità unica per costruire un futuro più sostenibile e resiliente. È un invito a coltivare non solo il cibo, ma anche la salute del nostro pianeta e il benessere delle future generazioni.* Riflettiamo su come le nostre scelte alimentari possono contribuire a sostenere un’agricoltura più rispettosa dell’ambiente e a promuovere un futuro più verde per tutti.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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