E-Mail: [email protected]
- Nel 2017, primi esperimenti di irrorazione vigneti con droni.
- Droni coprono fino a 6-7 ettari all'ora su pendenze estreme.
- Piemonte: droni riducono fino al 40% i fitofarmaci.
- Piemonte: droni riducono fino al 30% i consumi idrici.
Nel cuore pulsante della Valtellina, precisamente ad Albosaggia, si è tenuto l’evento “Dall’aratro al drone”, fulcro della quarta edizione di Scargaàmuut. Questa festa della transumanza, organizzata dai Comuni di Albosaggia e Caiolo in sinergia con la Fondazione Albosaggia, ha offerto una piattaforma di discussione cruciale sull’integrazione delle tecnologie avanzate, come i droni e l’agricoltura di precisione, nel futuro dell’agricoltura montana. L’obiettivo primario è quello di preservare le radici agricole tradizionali, abbracciando al contempo le innovazioni che possono garantire la sostenibilità e la competitività del settore.
Tradizione e tecnologia: un connubio imprescindibile
Il sindaco di Albosaggia, Graziano Murada, ha inaugurato i lavori, portando la sua esperienza pionieristica nell’uso dei droni in agricoltura. Già nel 2017, Murada aveva sperimentalmente applicato con successo l’irrorazione dei vigneti terrazzati tramite droni, una prospettiva che oggi trova piena realizzazione in esiti concreti e misurabili. Sandro Bambini, presidente di Coldiretti Sondrio, ha reiterato la fondamentale necessità di alleggerire l’onere lavorativo degli agricoltori attraverso l’implementazione di metodologie tecnologicamente avanzate. Ha evidenziato che droni, robotica e meccanizzazione non rappresentano più il futuro, ma il presente dell’agricoltura. L’ottimizzazione delle risorse e la riduzione della fatica fisica sono fondamentali per rendere l’agricoltura valtellinese più sostenibile e competitiva. Bambini ha inoltre affrontato il tema cruciale della sicurezza alimentare nazionale, evidenziando come l’innovazione, che spazia dalla ricerca genetica nel settore vegetale all’impiego dei droni, possa contribuire a garantire raccolti più costanti e affidabili. Dario Fascetta, dirigente dell’Istituto Tecnico Agrario “Piazzi” di Sondrio, ha esortato i giovani a superare i confini tradizionali e a concepire le aziende agricole come vere e proprie imprese. L’istituto si propone come un ponte tra tradizione e modernità, formando una nuova generazione di agricoltori-imprenditori capaci di integrare competenze digitali, economiche e agricole, senza mai perdere il legame con la terra.

- 🚀 Ottima iniziativa! I droni possono davvero rivoluzionare......
- 🤔 Droni sì, ma attenzione all'impatto ambientale......
- 👨🌾 Invece di droni, perché non valorizzare di più il lavoro manuale......
Droni: una rivoluzione silenziosa nei terrazzamenti
Tommaso Codolo, pilota professionista e formatore con oltre dieci anni di esperienza nel settore UAS (Unmanned Aerial Systems), ha illustrato come i droni stiano trasformando l’agricoltura montana. Nelle impervie valli della Valtellina, dove le coltivazioni a terrazza rendono il lavoro manuale estremamente gravoso, i droni offrono la possibilità di intervenire sui terreni senza calpestarli, di raggiungere zone difficilmente accessibili senza il trasporto manuale di attrezzature, e di coprire fino a 6-7 ettari all’ora, persino su pendenze estreme. Codolo ha inoltre discusso le restrizioni normative che hanno finora frenato una più ampia adozione dei droni in ambito agricolo. Ha messo in evidenza la rilevanza di semplificare il quadro regolatorio per far sì che i droni diventino uno strumento d’uso comune e non si limitino a un impiego sperimentale. Ha condiviso esempi di successo, come le iniziative di monitoraggio ambientale in Friuli Venezia Giulia, dove i droni dotati di termocamere prevengono incendi boschivi e sorvegliano estese porzioni di territorio. Queste tecnologie potrebbero trovare applicazione anche in Valtellina per monitorare versanti a rischio o gestire le allerte meteorologiche. Il professor Fiorenzo Piccioli Cappelli, dell’Università Cattolica di Piacenza, ha definito i coltivatori di montagna “eroi del nostro tempo”, poiché sono i custodi di un paesaggio che costituisce sia una risorsa economica che culturale. Ha descritto come i droni possano coadiuvare la zootecnia alpina, analizzando la composizione dei pascoli e stimando i fabbisogni nutritivi del bestiame. In futuro, robot di mungitura e droni per il monitoraggio dei pascoli potrebbero diventare la norma anche in alta quota, ma per raggiungere questo obiettivo è fondamentale investire nella formazione dei giovani agricoltori.
Verso un futuro agricolo alpino: sfide e opportunità
L’approvazione recente, da parte del Piemonte, di una modifica alla legge “Semplificazioni”, che introduce formalmente l’utilizzo dei droni nelle operazioni agricole, rappresenta un punto di svolta fondamentale per il comparto primario, sostenuto da Coldiretti Piemonte.
In sinergia con agronomi, ingegneri e aziende agricole, questa specializzazione emergente, competente nella gestione dei velivoli a guida remota e nell’interpretazione dei dati ottenuti, avrà la facoltà di affinare le strategie decisionali sul campo.
Il potenziale impatto è straordinario: i droni potranno ridurre fino al 40% l’impiego di fitofarmaci e fino al 30% i consumi idrici, oltre a contenere i costi di gestione.
Conclusione: un ecosistema agricolo resiliente e innovativo
L’armonizzazione tra l’esperienza agricola consolidata, le nuove generazioni e l’utilizzo di strumenti come droni, sensori e robotica costituisce l’elemento chiave per un’agricoltura di montagna che sia al contempo saldamente ancorata alle tradizioni e profondamente innovativa, con un equilibrio tra l’elemento umano e l’intelligenza tecnologica. In Valtellina, come in Piemonte, il futuro è già iniziato, con un impegno congiunto di istituzioni, scuole e imprese per sostenere l’innovazione agricola.
Amici, parliamoci chiaro: l’agricoltura è un’arte antica, ma non deve rimanere ancorata al passato. Una nozione base che spesso dimentichiamo è l’importanza della rotazione delle colture. Alternare diverse colture sullo stesso terreno aiuta a mantenere la fertilità del suolo, a prevenire l’accumulo di parassiti e malattie e a ridurre la necessità di fertilizzanti chimici. È un po’ come dare una vacanza al terreno, permettendogli di rigenerarsi e di ritrovare il suo equilibrio naturale.
Ma non fermiamoci qui. L’agricoltura avanzata ci offre strumenti ancora più sofisticati. Avete mai sentito parlare di agricoltura verticale? Si tratta di coltivare piante in ambienti chiusi, su più livelli sovrapposti, utilizzando sistemi di illuminazione artificiale e irrigazione controllata. Questo permette di massimizzare la resa per unità di superficie, di ridurre il consumo di acqua e di eliminare l’uso di pesticidi. Certo, richiede investimenti iniziali significativi, ma il potenziale è enorme, soprattutto in aree urbane o con risorse limitate.
E allora, cosa ne pensate? Siamo pronti a raccogliere la sfida e a trasformare l’agricoltura in un settore più sostenibile, efficiente e resiliente? La terra è la nostra casa, e dobbiamo prenderci cura di lei con amore e intelligenza.