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Pecorino romano DOP: è allarme per la modifica del disciplinare?

Il centro studi agricoli ha presentato un ricorso contro il ministero dell'agricoltura per la modifica del disciplinare del pecorino romano dop. cosa sta succedendo e quali sono i rischi per il futuro del prodotto?
  • Il CSA contesta la modifica che apre a latte di razze diverse dalla Sarda.
  • Rischio di approvvigionarsi fino al 50% di mangimi fuori zona d'origine.
  • Il nuovo disciplinare non impone latte di pecore autoctone.

Questa decisione, presa a livello ministeriale, ha scatenato un’ondata di proteste da parte degli allevatori sardi e di altre figure chiave del settore, preoccupati per le potenziali ripercussioni sulla qualità, l’autenticità e l’immagine di uno dei formaggi più iconici del Made in Italy.

Il CSA, guidato dal presidente Tore Piana, ha annunciato formalmente l’intenzione di presentare un ricorso contro il Ministero dell’Agricoltura, ritenendo che la modifica del disciplinare rappresenti un grave errore strategico. L’organizzazione agricola paventa il rischio di una progressiva banalizzazione del prodotto, che potrebbe trasformarsi in un “generico formaggio ovino industriale”, perdendo così il suo legame con il territorio e le tradizioni millenarie che ne hanno fatto un’eccellenza riconosciuta a livello internazionale. Secondo il CSA, la decisione favorisce unicamente gli interessi di “pochi grandi industriali”, a discapito dei piccoli produttori, dei pastori e dei consumatori, che rischiano di trovarsi di fronte a un prodotto diverso da quello che si aspettano.

La questione del Pecorino Romano DOP è particolarmente sentita in Sardegna, dove l’allevamento della pecora Sarda e della Nera di Arbus rappresenta un pilastro dell’economia locale e un elemento fondante dell’identità culturale. Gli allevatori sardi, riuniti in assemblee e mobilitazioni, hanno espresso con forza il loro dissenso, denunciando una decisione che, a loro dire, sacrifica le tradizioni millenarie sull’altare del profitto. Il timore è che l’apertura a razze ovine diverse possa innescare una spirale negativa, con una progressiva perdita di valore del latte sardo e una conseguente crisi del settore.

Oltre alla questione delle razze ovine, il nuovo disciplinare introduce altre modifiche che destano preoccupazione. Tra queste, la possibilità di utilizzare nuove tecnologie di produzione e di approvvigionarsi di alimenti per il bestiame al di fuori della zona di origine fino al 50%. Queste concessioni, pur mirate a semplificare i processi produttivi e a ridurre i costi, sollevano interrogativi sulla tracciabilità del prodotto e sulla sua effettiva aderenza ai parametri di qualità e autenticità che ne hanno fatto un’eccellenza DOP.

Le ragioni del ricorso e le implicazioni per la filiera

Il ricorso presentato dal Centro Studi Agricoli si fonda su una serie di argomentazioni di carattere tecnico, economico e culturale. In primo luogo, il CSA contesta la validità scientifica delle motivazioni addotte a sostegno della modifica del disciplinare, ritenendo che non vi siano prove concrete a supporto dell’affermazione che il latte proveniente da razze ovine diverse dalla Sarda o dalla Nera di Arbus possa garantire lo stesso livello di qualità e di specificità del prodotto finale.

In secondo luogo, il CSA evidenzia le potenziali ripercussioni economiche negative per i pastori sardi, che rischiano di vedere svalutato il loro latte e di perdere quote di mercato a vantaggio di produttori provenienti da altre regioni o Paesi. Il timore è che la modifica del disciplinare possa innescare una concorrenza al ribasso, con una progressiva riduzione dei prezzi e una conseguente crisi del settore.

Infine, il CSA sottolinea l’importanza di preservare il legame tra il Pecorino Romano DOP e il territorio sardo, che rappresenta un elemento distintivo e un valore aggiunto per il prodotto. La modifica del disciplinare, a parere dell’organizzazione agricola, rischia di snaturare questo legame, trasformando il formaggio in un prodotto anonimo e indistinguibile, privo di identità e di storia.

Le implicazioni per la filiera del Pecorino Romano DOP sono molteplici e complesse. La modifica del disciplinare potrebbe favorire una maggiore concentrazione del potere nelle mani di pochi grandi gruppi industriali, a scapito dei piccoli produttori e dei pastori. Inoltre, potrebbe innescare una competizione più agguerrita tra le diverse regioni produttrici, con il rischio di una progressiva omologazione del prodotto e di una perdita di biodiversità.

La questione della tracciabilità del prodotto rappresenta un ulteriore elemento di criticità. La possibilità di utilizzare latte proveniente da razze ovine diverse e di approvvigionarsi di alimenti per il bestiame al di fuori della zona di origine rende più difficile garantire l’effettiva aderenza del prodotto ai parametri di qualità e autenticità previsti dal disciplinare. Ciò potrebbe favorire fenomeni di contraffazione e di frode alimentare, a danno dei consumatori e dei produttori onesti.

Secondo quanto riportato dall’Unione Sarda, alcuni pastori senza bandiera, tra cui Gianuario Falchi, Nenneddu Sanna, Mario Carai e Fabio Pisu, hanno espresso forti preoccupazioni riguardo alle decisioni prese a Roma, che ritengono sacrificabili in nome del business di pochi imprenditori privati. Hanno lanciato un appello alla Regione, chiedendo che si faccia sentire nei confronti del Ministero dell’Agricoltura.

Il Centro Studi Agricoli ha criticato la scelta, definendola una “strategia limitata che avvantaggia esclusivamente una ristretta cerchia di grandi aziende e gli interessi della trasformazione, a scapito delle comunità locali, degli allevatori, della qualità intrinseca e del carattere distintivo del prodotto”. Ha inoltre evidenziato che, in assenza della specifica sui capi autoctoni, il “Pecorino Romano Dop rischierebbe di perdersi, diventando un anonimo formaggio ovino industriale, difficilmente riconoscibile sul mercato globale”.

Cosa ne pensi?
  • Ottima analisi! Il Pecorino Romano DOP è un tesoro da proteggere... 🇮🇹...
  • Che disastro! 😩 Questa modifica al disciplinare rischia di snaturare tutto......
  • Ma se guardassimo la cosa da un altro punto di vista... 🤔...

Il ruolo delle istituzioni e la tutela delle denominazioni d’origine

Di fronte a questa situazione di incertezza e di conflitto, il ruolo delle istituzioni diventa cruciale. Il Ministero dell’Agricoltura, la Regione Sardegna e il Consorzio di Tutela del Pecorino Romano DOP sono chiamati a svolgere un ruolo di mediazione e di garanzia, tutelando gli interessi di tutti gli attori della filiera e assicurando la corretta applicazione del disciplinare.

Il Ministero dell’Agricoltura deveInnanzitutto, deve garantire la trasparenza e l’imparzialità del processo decisionale, coinvolgendo tutti gli stakeholder nella discussione e valutando attentamente le diverse posizioni in campo. Inoltre, deve rafforzare i controlli sulla tracciabilità del prodotto e sulla lotta alla contraffazione, al fine di tutelare i consumatori e i produttori onesti.

La Regione Sardegna deve farsi portavoce delle istanze dei pastori sardi, difendendo il loro diritto a produrre un latte di qualità e a valorizzare il legame con il territorio. Inoltre, deve promuovere iniziative di sostegno al settore lattiero-caseario, incentivando l’innovazione e la diversificazione dei prodotti.

Il Consorzio di Tutela del Pecorino Romano DOP deve svolgere un ruolo di coordinamento e di promozione del prodotto, valorizzando le sue caratteristiche distintive e comunicando in modo efficace il suo legame con il territorio sardo. Inoltre, deve vigilare sulla corretta applicazione del disciplinare, sanzionando eventuali abusi e frodi.

La tutela delle denominazioni d’origine rappresenta una sfida cruciale per il futuro dell’agricoltura italiana. Le DOP e le IGP rappresentano un patrimonio unico di biodiversità, di saperi tradizionali e di identità culturale, che va preservato e valorizzato. Le istituzioni devono impegnarsi a garantire che le denominazioni d’origine siano effettivamente tutelate e che i prodotti che le portano siano autentici, di qualità e legati al territorio.

Il 25 ottobre, la Gazzetta Ufficiale ha pubblicato il disciplinare di produzione del Pecorino Romano DOP, con le modifiche approvate dall’assemblea dei consorziati nel dicembre 2024. Queste modifiche includono la possibilità di impiegare nuove tecnologie produttive e di rifornirsi fino al 50% di mangimi al di fuori dell’area di origine, oltre all’introduzione della categoria ‘Riserva’. È da notare che il nuovo disciplinare non impone l’esclusivo utilizzo di latte di pecore autoctone per la produzione del formaggio DOP. La mancata ratifica di questa specifica da parte dei consorziati l’anno precedente aveva suscitato un forte malcontento tra i pastori, i quali, in occasione dell’odierna pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, hanno ribadito la loro ferma opposizione.

“Andando più a fondo, la realtà è che la storia e le tradizioni millenarie dei pastori sardi possono essere sacrificate in nome del guadagno di pochi ricchi imprenditori privati”, dichiarano all’Unione Sarda Gianuario Falchi, Nenneddu Sanna, Mario Carai e Fabio Pisu, membri del gruppo “Pastori senza bandiera”. “Lanciamo un appello alla Regione, che a suo tempo si era pronunciata a favore dell’inclusione delle razze storiche nel disciplinare, affinché si faccia sentire nei confronti del Ministero dell’Agricoltura, il quale in questa circostanza sta ignorando un’intera regione che si identifica nelle sue tradizioni e nel suo settore economico più rilevante”. Inoltre, il Centro Studi Agricoli, associazione agricola no-profit, ha stigmatizzato la decisione come “un approccio ristretto che avvantaggia solo un numero esiguo di grandi aziende e gli interessi della lavorazione, a danno delle comunità, degli allevatori, dell’eccellenza e del riconoscimento del prodotto”. Hanno pure evidenziato che, in mancanza della limitazione alle razze indigene, “il Pecorino Romano Dop corre il pericolo di diventare un generico formaggio ovino industriale, anonimo sul mercato globale”.

Il 3 febbraio 2023, il CSA si è espresso in modo critico, evidenziando come in Sardegna gli allevatori ovini fossero contrari alla proposta di utilizzare latte di altre razze diverse dalla sarda. Questa presa di posizione sottolinea la lunga storia di opposizione a tale cambiamento, radicata nella volontà di preservare la specificità del prodotto.

Oltre la superficie: implicazioni economiche e interessi in gioco

La controversia sul Pecorino Romano DOP non è solo una questione di qualità e di tradizione, ma anche una questione di interessi economici. Dietro le diverse posizioni in campo si celano interessi divergenti, che riflettono la complessità e la frammentazione della filiera lattiero-casearia italiana.

Da un lato, ci sono i grandi gruppi industriali, che puntano a massimizzare i profitti attraverso l’aumento della produzione e la riduzione dei costi. Questi soggetti sono favorevoli alla modifica del disciplinare, in quanto consente loro di utilizzare latte proveniente da razze ovine diverse e di approvvigionarsi di alimenti per il bestiame al di fuori della zona di origine, riducendo così la dipendenza dal territorio sardo e abbassando i costi di produzione.

Dall’altro lato, ci sono i piccoli produttori e i pastori sardi, che difendono il valore del loro latte e il legame con il territorio. Questi soggetti sono contrari alla modifica del disciplinare, in quanto temono che possa innescare una concorrenza al ribasso e svalutare il loro prodotto.

In mezzo, ci sono le istituzioni, che devono cercare un equilibrio tra le diverse esigenze e tutelare gli interessi di tutti gli attori della filiera. Il rischio è che le decisioni prese a livello politico siano influenzate da lobby e da interessi particolari, a scapito del bene comune.

La trasparenza e la tracciabilità del prodotto rappresentano un elemento fondamentale per garantire la correttezza del mercato e tutelare i consumatori. Le istituzioni devono impegnarsi a rafforzare i controlli sulla filiera, sanzionando eventuali abusi e frodi e assicurando che i prodotti che portano il marchio DOP siano effettivamente conformi al disciplinare.

Il Pecorino Romano DOP rappresenta un importante volano per l’economia sarda e per il Made in Italy. Le istituzioni devono impegnarsi a valorizzare questo patrimonio, sostenendo i produttori onesti e promuovendo un’immagine positiva del prodotto a livello nazionale e internazionale.

Salvaguardare l’identità: un imperativo per il futuro del Pecorino Romano

L’attuale situazione del Pecorino Romano Dop solleva interrogativi profondi sul futuro delle denominazioni di origine protetta e sulla capacità di bilanciare le esigenze del mercato globale con la tutela delle tradizioni locali. È essenziale riconoscere che il valore di un prodotto Dop non risiede unicamente nelle sue caratteristiche organolettiche, ma anche nella sua storia, nel suo legame con il territorio e nel sapere secolare tramandato di generazione in generazione.

La decisione di consentire l’uso di latte proveniente da razze ovine non autoctone rischia di compromettere l’identità stessa del Pecorino Romano, trasformandolo in un prodotto standardizzato e privo di anima. È fondamentale che le istituzioni, i produttori e i consumatori si impegnino a preservare il legame tra il formaggio e la sua terra d’origine, garantendo che il Pecorino Romano Dop continui a rappresentare un’eccellenza del Made in Italy e un simbolo dell’identità sarda.

Per garantire un futuro prospero al Pecorino Romano, è necessario investire nella ricerca e nello sviluppo, promuovendo pratiche agricole sostenibili e valorizzando la biodiversità. È altresì importante rafforzare la comunicazione e la promozione del prodotto, educando i consumatori sull’importanza di scegliere formaggi Dop autentici e di sostenere i produttori locali.

La vicenda del Pecorino Romano ci ricorda che l’agricoltura non è solo una questione di produzione, ma anche di cultura e di identità. È nostro compito preservare questo patrimonio, garantendo che le future generazioni possano continuare a gustare i sapori autentici della nostra terra.

Parlando in termini più semplici, una nozione base di agricoltura applicabile al tema del Pecorino Romano è l’importanza della _selezione delle razze ovine_. Infatti, la scelta di allevare pecore autoctone come la Sarda o la Nera di Arbus è fondamentale perché queste razze sono particolarmente adatte all’ambiente locale e producono un latte con caratteristiche uniche, che contribuiscono al sapore e alla qualità del formaggio. Allo stesso modo, un concetto di agricoltura avanzata è la _genomica applicata all’allevamento_. Studiando il genoma delle pecore, si possono identificare i tratti genetici che influenzano la produzione di latte e la sua composizione, consentendo di selezionare gli animali più adatti per migliorare la qualità del Pecorino Romano.

Riflettendo su questa complessa vicenda, emerge la necessità di un approccio più olistico all’agricoltura, che tenga conto non solo degli aspetti economici, ma anche di quelli ambientali, sociali e culturali. Dobbiamo chiederci: *qual è il modello di agricoltura che vogliamo per il futuro?* Un’agricoltura che massimizza la produzione a scapito della qualità e dell’identità dei prodotti, o un’agricoltura che valorizza il territorio, le tradizioni e il lavoro dei piccoli produttori? La risposta a questa domanda determinerà il futuro del Pecorino Romano e di tante altre eccellenze del Made in Italy.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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