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- Sbloccati 21,9 milioni di euro in Sardegna per viabilità rurale.
- 90 progetti approvati in 62 comuni sardi.
- Perdite per 5 miliardi di euro l'anno per inefficienze logistiche.
Un’opportunità per l’agricoltura isolana
Il recente sblocco di 21,9 milioni di euro da parte della Regione Sardegna rappresenta una manovra finanziaria significativa per il settore agricolo e pastorale dell’isola. Questi fondi sono specificamente destinati alla realizzazione, manutenzione e messa in sicurezza della viabilità rurale, un’infrastruttura cruciale per le aziende agricole e gli allevatori sardi. L’iniziativa, resa possibile dall’attuazione delle leggi regionali n. 17/2021, n. 17/2023 e n. 18/2024, mira a contrastare le difficoltà generate dall’isolamento infrastrutturale che affligge molte aree del territorio regionale.
L’intervento regionale si propone di modernizzare e rendere più efficiente la rete viaria rurale, consentendo alle aziende agricole di operare in condizioni di maggiore sicurezza e di ridurre i costi di trasporto delle merci. Questo aspetto è particolarmente rilevante per le imprese situate nelle zone interne, spesso penalizzate dalla distanza dai mercati e dalla difficoltà di accesso ai servizi. L’iniziativa include un sostegno tecnico-amministrativo dell’Agenzia Laore Sardegna, a supporto dei Comuni beneficiari, che ha svolto un ruolo chiave nell’accelerazione delle procedure e nella semplificazione dell’impiego delle risorse.
Le informazioni fornite dall’Amministrazione regionale indicano che un totale di 90 progetti sono stati approvati per 62 Comuni. Al momento, 27 iter amministrativi sono in corso, 9 interventi hanno già visto la liquidazione dei fondi, 29 anticipi sono stati versati ai destinatari, e altri 25 progetti sono in fase di esame. Questi dati attestano l’impegno della Regione Sardegna a dare un forte impulso a lavori attesi da tempo, fornendo risposte concrete al comparto agro-pastorale sardo. L’Assessore all’Agricoltura, Gian Franco Satta, ha sottolineato l’importanza delle strade rurali come infrastruttura fondamentale per le attività agricole e pastorali, evidenziando come il finanziamento e la realizzazione di queste opere siano un sostegno concreto a chi produce valore, identità e lavoro per la Sardegna.
In aggiunta, la Regione ha emesso un nuovo avviso pubblico denominato “Viabilità Rurale”, rivolto ai Comuni, che dispone di una dotazione di 23 milioni di euro con una copertura finanziaria pari al 100% dell’importo ammissibile. Questa misura destina particolare attenzione ai territori interni e a quelle zone con una significativa concentrazione di imprese zootecniche e agricole, dove la presenza di percorsi rurali adeguati si rivela fondamentale per la competitività aziendale e per il benessere delle comunità locali. L’ottimizzazione del sistema viario campestre porta benefici diretti anche in termini di maggiore sicurezza per gli operatori, minori oneri di movimentazione dei beni e più rapida gestione degli imprevisti.
Questo ambizioso piano di interventi si inserisce in una strategia più ampia volta a valorizzare le aree rurali e a contrastare lo spopolamento delle zone interne, promuovendo lo sviluppo di attività complementari come il turismo rurale, gli agriservizi e la multifunzionalità. L’obiettivo è quello di trasformare le campagne sarde da “periferie dimenticate” a territori vitali e dinamici, in grado di offrire opportunità di lavoro e di crescita per le nuove generazioni.

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Le criticità infrastrutturali e l’impatto sulla competitività agricola italiana
La situazione sarda, seppur meritevole di attenzione e di plauso per l’iniziativa regionale, è solo un tassello di un mosaico ben più ampio e complesso, che riguarda l’intera penisola italiana. Le criticità infrastrutturali che affliggono le aree rurali del nostro Paese rappresentano un freno significativo alla competitività delle aziende agricole e un ostacolo allo sviluppo sostenibile del settore primario. La scarsa manutenzione delle strade, la mancanza di collegamenti efficienti e la difficoltà di accesso ai mercati sono problemi annosi che gravano sui costi di produzione, sui tempi di consegna e sulla qualità dei prodotti.
La carenza di infrastrutture adeguate incide negativamente sulla capacità delle aziende agricole di raggiungere i mercati di riferimento in tempi rapidi e a costi contenuti. Questo svantaggio competitivo si traduce in una perdita di quote di mercato, soprattutto a vantaggio dei produttori esteri, che possono contare su una logistica più efficiente e su una rete di trasporti più moderna. Inoltre, la difficoltà di accesso ai mercati limita la possibilità per le aziende agricole di diversificare la propria offerta e di valorizzare i prodotti tipici e di nicchia, che rappresentano un importante elemento di differenziazione e di attrattività per i consumatori.
Oltre ai problemi legati ai trasporti, le aziende agricole italiane devono fare i conti con la scarsa qualità delle infrastrutture di base, come la rete idrica, la rete elettrica e la rete internet. La carenza di acqua, soprattutto nelle regioni del Sud, rappresenta un problema cronico che mette a rischio la produzione agricola e compromette la sostenibilità ambientale. La mancanza di energia elettrica, o la sua fornitura a costi elevati, incide negativamente sulla redditività delle aziende agricole, che devono affrontare spese aggiuntive per l’acquisto di generatori o per l’installazione di impianti fotovoltaici. La scarsa copertura della rete internet, infine, limita la possibilità per le aziende agricole di utilizzare le nuove tecnologie e di accedere ai servizi online, che sono sempre più importanti per la gestione aziendale e per la commercializzazione dei prodotti.
Per superare queste criticità, è necessario un intervento strutturale e coordinato, che coinvolga tutti i livelli di governo e che metta al centro le esigenze delle aziende agricole. Occorre investire in infrastrutture moderne ed efficienti, semplificare le procedure burocratiche e promuovere la collaborazione tra pubblico e privato. Solo così sarà possibile creare un sistema agricolo competitivo e sostenibile, in grado di valorizzare le eccellenze del nostro territorio e di garantire un futuro prospero per le nuove generazioni di agricoltori.
Secondo un recente studio del CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria), le perdite economiche dovute alle inefficienze logistiche nel settore agricolo italiano ammontano a circa 5 miliardi di euro all’anno. Questa cifra evidenzia l’urgenza di intervenire per migliorare la situazione e per ridurre il divario competitivo con gli altri Paesi europei. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) rappresenta un’opportunità unica per investire in infrastrutture agricole moderne ed efficienti, ma è fondamentale che i fondi siano utilizzati in modo oculato e strategico, privilegiando i progetti che hanno un impatto significativo sulla competitività delle aziende e sulla sostenibilità ambientale.
Priorità dimenticate e responsabilità istituzionali
L’annosa questione delle infrastrutture rurali in Italia porta inevitabilmente a interrogarsi sulle priorità che sono state, e che continuano ad essere, dimenticate, e sulle responsabilità delle istituzioni competenti. La sensazione diffusa è che il settore agricolo, pur rappresentando un’eccellenza del nostro Paese e un motore importante per l’economia, sia stato spesso relegato in secondo piano nelle agende politiche, con conseguenze negative sullo sviluppo delle aree rurali e sulla competitività delle aziende.
Uno dei problemi principali è la mancanza di una visione strategica a lungo termine, che tenga conto delle esigenze del settore agricolo e delle peculiarità dei diversi territori. Spesso, le decisioni vengono prese in modo frammentario e disorganico, senza un’adeguata valutazione dell’impatto economico, sociale e ambientale. Questo approccio miope si traduce in uno spreco di risorse, in interventi inefficaci e in un aumento del divario tra le aree rurali più sviluppate e quelle più marginali.
Un altro problema è la lentezza e la complessità delle procedure burocratiche, che ostacolano la realizzazione di opere pubbliche e l’erogazione di finanziamenti alle aziende agricole. I tempi biblici necessari per ottenere permessi, autorizzazioni e contributi scoraggiano gli investimenti privati e rallentano la modernizzazione del settore. La burocrazia, inoltre, favorisce la corruzione e l’illegalità, creando un ambiente sfavorevole per le imprese oneste e competitive.
Le responsabilità delle istituzioni sono evidenti. Il Governo centrale deve definire una politica agricola nazionale chiara e coerente, che metta al centro le esigenze delle aziende agricole e che promuova lo sviluppo sostenibile delle aree rurali. Le Regioni devono programmare e gestire in modo efficiente i fondi europei e nazionali destinati al settore agricolo, privilegiando i progetti che hanno un impatto significativo sulla competitività delle aziende e sulla qualità della vita delle comunità rurali. I Comuni devono garantire la manutenzione delle infrastrutture rurali, semplificare le procedure burocratiche e promuovere la collaborazione tra pubblico e privato.
È necessario un cambio di mentalità, che porti a considerare il settore agricolo come un asset strategico per il nostro Paese e non come un settore marginale e obsoleto. Occorre investire in ricerca e innovazione, promuovere la formazione professionale e sostenere l’imprenditoria giovanile. Solo così sarà possibile creare un futuro prospero per le aree rurali e garantire un ruolo da protagonista all’agricoltura italiana nel panorama internazionale. La sfida è complessa, ma le opportunità sono enormi. Non possiamo permetterci di sprecare questa occasione.
Nel 2024, la Corte dei Conti ha pubblicato un rapporto in cui si evidenziavano gravi ritardi nell’attuazione dei programmi di sviluppo rurale finanziati dall’Unione Europea. Il rapporto denunciava la mancanza di coordinamento tra i diversi livelli di governo, la complessità delle procedure burocratiche e la scarsa capacità di spesa delle Regioni. Questi elementi hanno contribuito a creare un clima di sfiducia tra le aziende agricole e a compromettere l’efficacia degli interventi pubblici. È fondamentale che le istituzioni competenti prendano atto delle criticità evidenziate dalla Corte dei Conti e che adottino misure correttive per migliorare la gestione dei fondi europei e per garantire che le risorse siano utilizzate in modo efficiente e trasparente.
Prospettive future: un nuovo approccio alla logistica agricola
Per rilanciare la logistica agricola italiana, è necessario un cambio di paradigma, un nuovo approccio che tenga conto delle sfide del futuro e che metta al centro le esigenze delle aziende agricole. Occorre superare la logica degli interventi spot e delle soluzioni tampone, e adottare una visione strategica a lungo termine, che preveda investimenti in infrastrutture moderne ed efficienti, la semplificazione delle procedure burocratiche e la promozione della collaborazione tra pubblico e privato.
Uno degli elementi chiave di questo nuovo approccio è la digitalizzazione. L’utilizzo delle nuove tecnologie, come l’Internet of Things (IoT), il Big Data e l’Intelligenza Artificiale (AI), può contribuire a migliorare l’efficienza della logistica agricola, a ridurre i costi di trasporto e a garantire la tracciabilità dei prodotti. La digitalizzazione, inoltre, può favorire la creazione di nuove opportunità di business per le aziende agricole, come la vendita diretta online e la partecipazione a piattaforme di e-commerce.
Un altro elemento importante è la sostenibilità. La logistica agricola deve essere ripensata in chiave ecologica, riducendo l’impatto ambientale dei trasporti e promuovendo l’utilizzo di energie rinnovabili. Occorre incentivare l’uso di mezzi di trasporto a basso impatto ambientale, come i veicoli elettrici e i treni merci, e promuovere la creazione di piattaforme logistiche intermodali, che integrino diversi mezzi di trasporto per ottimizzare i flussi di merci e ridurre le emissioni di gas serra.
Infine, è fondamentale promuovere la collaborazione tra le aziende agricole e gli altri attori della filiera agroalimentare, come i trasportatori, i distributori e i rivenditori. La creazione di consorzi e di reti di impresa può consentire alle aziende agricole di condividere le risorse, di ridurre i costi e di aumentare il potere contrattuale nei confronti dei fornitori e dei clienti. La collaborazione, inoltre, può favorire la creazione di nuovi modelli di business, come la filiera corta e il Gruppo di Acquisto Solidale (GAS), che valorizzano i prodotti locali e promuovono un consumo più consapevole e sostenibile.
Il futuro della logistica agricola italiana dipende dalla nostra capacità di cogliere le opportunità offerte dalle nuove tecnologie, di promuovere la sostenibilità ambientale e di favorire la collaborazione tra gli attori della filiera agroalimentare. La sfida è complessa, ma le prospettive sono incoraggianti. Con un impegno comune e una visione strategica a lungo termine, possiamo trasformare le aree rurali del nostro Paese in territori vitali e dinamici, in grado di offrire opportunità di lavoro e di crescita per le nuove generazioni.
Nel 2025, il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (MIPAAF) ha lanciato un piano nazionale per la digitalizzazione del settore agricolo, con una dotazione di 1 miliardo di euro. Il piano prevede interventi per la diffusione della banda larga nelle aree rurali, per la formazione degli agricoltori all’utilizzo delle nuove tecnologie e per il sostegno a progetti di ricerca e innovazione nel settore della logistica agricola. Questo piano rappresenta un’importante opportunità per modernizzare il settore e per ridurre il divario digitale tra le aree rurali e le aree urbane. È fondamentale che le aziende agricole colgano questa opportunità e che si impegnino a utilizzare le nuove tecnologie per migliorare la propria competitività e per promuovere lo sviluppo sostenibile del settore.
Un’agricoltura resiliente: il futuro è nelle nostre mani
Abbiamo visto come lo sblocco dei fondi in Sardegna rappresenti un piccolo, ma significativo, passo verso il miglioramento della logistica agricola italiana. Tuttavia, è evidente che la strada da percorrere è ancora lunga e ricca di ostacoli. Le criticità infrastrutturali, le priorità dimenticate e le responsabilità istituzionali sono tutti elementi che contribuiscono a creare un quadro complesso e sfidante. Ma non dobbiamo scoraggiarci. Il futuro dell’agricoltura italiana è nelle nostre mani, e possiamo costruire un settore più competitivo, sostenibile e resiliente.
Per farlo, è fondamentale partire dalle basi, dalla conoscenza dei principi fondamentali dell’agricoltura. Ad esempio, la rotazione delle colture è una pratica agricola antica, ma ancora oggi fondamentale per preservare la fertilità del suolo, prevenire la diffusione di parassiti e malattie e ridurre la necessità di utilizzare fertilizzanti chimici. Questa semplice tecnica, se applicata correttamente, può contribuire a migliorare la qualità dei prodotti, a ridurre i costi di produzione e a proteggere l’ambiente.
Ma non dobbiamo fermarci alle nozioni di base. L’agricoltura moderna offre numerose opportunità per migliorare l’efficienza e la sostenibilità delle produzioni. Ad esempio, l’agricoltura di precisione, che utilizza sensori, droni e software avanzati per monitorare le condizioni del suolo e delle piante e per ottimizzare l’irrigazione, la fertilizzazione e la difesa fitosanitaria, può contribuire a ridurre gli sprechi di risorse, a migliorare la qualità dei prodotti e a proteggere l’ambiente. Questa tecnica, se applicata correttamente, può consentire alle aziende agricole di aumentare la propria redditività e di ridurre l’impatto ambientale delle proprie attività.
La sfida è quella di integrare le conoscenze tradizionali con le nuove tecnologie, di promuovere l’innovazione e la sperimentazione e di creare un sistema agricolo che sia in grado di rispondere alle sfide del futuro, come il cambiamento climatico, la scarsità di risorse e la crescente domanda di cibo. Ma soprattutto, è fondamentale recuperare il legame con la terra, il rispetto per la natura e la passione per il lavoro agricolo. Solo così potremo costruire un futuro prospero per le aree rurali e garantire un ruolo da protagonista all’agricoltura italiana nel panorama internazionale.
E allora, cosa possiamo fare noi, nel nostro piccolo, per contribuire a questo cambiamento? Possiamo iniziare informandoci, leggendo libri e articoli sull’agricoltura, partecipando a eventi e seminari e sostenendo le aziende agricole locali. Possiamo scegliere di acquistare prodotti biologici e a km 0, privilegiando i produttori che rispettano l’ambiente e che valorizzano il territorio. Possiamo impegnarci a ridurre gli sprechi alimentari, a riciclare i rifiuti organici e a promuovere un consumo più consapevole e sostenibile. Ogni piccolo gesto conta, e insieme possiamo fare la differenza. Ricordiamoci sempre che la terra è un bene prezioso, che dobbiamo proteggere e valorizzare per le future generazioni.








