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- L'agroalimentare vale 676 miliardi di euro, il 15% dell'economia nazionale.
- Export agroalimentare record a 63 miliardi di euro, +6,6%.
- Valore aggiunto agricolo a 37,5 miliardi di euro, +7,9%.
Un pilastro per l’agricoltura italiana nel futuro
Il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, meglio noto come CREA, si erge come un’istituzione fondamentale per il progresso e l’innovazione nel settore agricolo italiano. In un’epoca caratterizzata da rapidi mutamenti climatici, da un’instabilità geopolitica crescente e dalle nuove e sempre più specifiche esigenze dei consumatori, il CREA è investito di un ruolo cruciale: guidare l’agricoltura italiana verso un futuro sostenibile e competitivo. Il CREA, agendo come principale ente di ricerca dedicato all’agricoltura nel nostro Paese, spazia in un’ampia gamma di attività. Dalla conduzione di ricerche scientifiche all’avanguardia, alla sperimentazione sul campo, fino al trasferimento tecnologico e alla divulgazione di conoscenze specialistiche, il CREA incide profondamente sulle politiche agricole nazionali e contribuisce in modo significativo a rafforzare la posizione competitiva delle aziende agricole italiane.
L’Annuario dell’Agricoltura Italiana, curato con meticolosità dal CREA, rappresenta da ben *77 anni una risorsa inestimabile per chiunque desideri comprendere lo stato attuale e le dinamiche evolutive del settore. L’edizione più recente, presentata il 19 dicembre dal presidente del CREA, Andrea Rocchi, ha offerto una panoramica completa del 2023, un anno che, pur segnato da sfide complesse, ha evidenziato una notevole capacità di adattamento e resilienza da parte del comparto agricolo. Questa pubblicazione è una bussola che orienta le decisioni di politici, imprenditori e ricercatori, fornendo dati e analisi indispensabili per navigare nel complesso panorama agricolo italiano. Il CREA non si limita a osservare e analizzare; agisce attivamente per promuovere un’agricoltura più efficiente, sostenibile e in linea con le esigenze di un mercato globale sempre più esigente.
L’impegno del CREA si concretizza in una vasta gamma di progetti e iniziative che mirano a migliorare la qualità delle produzioni, a ridurre l’impatto ambientale delle attività agricole e a valorizzare le specificità dei territori. La ricerca e la sperimentazione condotte dal CREA spaziano dalla selezione di nuove varietà vegetali più resistenti ai cambiamenti climatici, allo sviluppo di tecniche di coltivazione innovative che riducono l’uso di pesticidi e fertilizzanti, fino alla messa a punto di sistemi di irrigazione più efficienti che consentono di risparmiare risorse idriche preziose. Un esempio emblematico è rappresentato dalla ricerca nel campo della precision farming, che permette di ottimizzare l’uso delle risorse attraverso l’impiego di tecnologie avanzate come sensori, droni e sistemi di analisi dei dati.
Attività e risultati economici del Crea
Il sistema agroalimentare italiano, un complesso intreccio che comprende l’agricoltura, l’industria alimentare, la distribuzione e la ristorazione, genera un volume d’affari impressionante, stimato intorno ai 676 miliardi di euro. Questa cifra rappresenta il 15% dell’intera economia nazionale, un dato che sottolinea l’importanza strategica del settore. Di questo ammontare, il 41% proviene direttamente dall’agricoltura e dall’industria alimentare e delle bevande, confermando il ruolo trainante di questi comparti. Le regioni che maggiormente contribuiscono a questo risultato sono Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, che insieme generano il 42% del valore totale. Se si includono anche Campania, Lazio e Piemonte, la quota sale al 64,3%, evidenziando la concentrazione della produzione agroalimentare in alcune aree del Paese.
Nonostante le sfide imposte dai cambiamenti climatici, il valore aggiunto agricolo ha raggiunto la cifra di 37,5 miliardi di euro, segnando un aumento del 7,9% in termini correnti. Tuttavia, è importante sottolineare che si è registrata anche una contrazione in volume del 2,5%, a causa delle difficoltà incontrate dalle colture e dagli allevamenti. Le esportazioni agroalimentari, d’altro canto, hanno stabilito un nuovo record, superando i 63 miliardi di euro, con un incremento del 6,6%. Questa performance ha contribuito a contenere il disavanzo della bilancia commerciale agroalimentare a soli 1,64 miliardi di euro, consolidando la rilevanza del settore nell’export nazionale, che ora raggiunge il 10%*. Questi numeri dimostrano la vitalità e la competitività dell’agricoltura italiana sui mercati internazionali, grazie alla qualità dei prodotti e alla capacità degli imprenditori di innovare e adattarsi alle nuove esigenze dei consumatori.
La capacità di resilienza del settore agroalimentare italiano è un elemento chiave per affrontare le sfide del futuro. La diversificazione delle produzioni, la valorizzazione delle tipicità locali e l’adozione di pratiche agricole sostenibili sono strategie fondamentali per garantire la competitività delle aziende e la tutela dell’ambiente. Il CREA svolge un ruolo essenziale nel supportare queste strategie, fornendo conoscenze e tecnologie innovative che consentono agli agricoltori di produrre di più e meglio, nel rispetto delle risorse naturali e della biodiversità. L’ente è impegnato anche nella promozione di filiere agroalimentari corte e trasparenti, che valorizzano il rapporto diretto tra produttori e consumatori e garantiscono la tracciabilità dei prodotti.

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Sfide, criticità e finanziamenti del Crea
Nonostante i risultati positivi, il CREA si trova ad affrontare una serie di sfide e criticità che mettono a rischio la sua capacità di svolgere efficacemente il proprio ruolo. L’adeguatezza dei finanziamenti rappresenta una questione cruciale, poiché la ricerca e l’innovazione richiedono investimenti consistenti e continui. La mancanza di risorse adeguate può limitare la capacità del CREA di attrarre giovani talenti, di investire in nuove tecnologie e infrastrutture e di portare avanti progetti di ricerca a lungo termine. Inoltre, l’efficacia della governance e la capacità di rispondere tempestivamente alle esigenze del settore agricolo sono elementi fondamentali per garantire che la ricerca sia realmente orientata alle priorità del mondo produttivo.
I cambiamenti climatici, con eventi estremi sempre più frequenti e intensi, rappresentano una sfida epocale per l’agricoltura italiana. La siccità, le alluvioni, le gelate e le grandinate mettono a dura prova le colture e gli allevamenti, causando ingenti danni economici e mettendo a rischio la sicurezza alimentare. Il CREA è chiamato a svolgere un ruolo chiave nello sviluppo di strategie di adattamento ai cambiamenti climatici, attraverso la ricerca di varietà vegetali più resistenti, la messa a punto di tecniche di coltivazione che riducono il consumo di acqua e l’implementazione di sistemi di gestione del rischio più efficaci. Allo stesso tempo, è necessario promuovere pratiche agricole che contribuiscano a mitigare i cambiamenti climatici, come la riduzione delle emissioni di gas serra, l’aumento dello stoccaggio di carbonio nel suolo e la promozione dell’agricoltura biologica.
Un altro fattore critico è rappresentato dai costi elevati dei fattori di produzione, come i fertilizzanti, i pesticidi e l’energia. L’aumento dei prezzi di questi input può comprimere i margini delle aziende agricole, rendendo più difficile la loro sopravvivenza. Il CREA può contribuire a ridurre la dipendenza dalle fonti energetiche fossili e a promuovere l’uso di energie rinnovabili in agricoltura, attraverso la ricerca e lo sviluppo di tecnologie innovative come la produzione di biogas e la cogenerazione. Inoltre, è necessario incentivare l’adozione di pratiche agricole che riducono l’uso di fertilizzanti e pesticidi, come la rotazione delle colture, la lotta biologica e l’agricoltura di precisione.
La questione dei finanziamenti al CREA è un tema centrale per garantire la sua capacità di svolgere efficacemente il proprio ruolo. Oltre ai finanziamenti pubblici, il CREA può accedere a fondi europei e ad altre forme di finanziamento, come i contratti di filiera. Tuttavia, è fondamentale garantire una stabilità economica a lungo termine, che permetta di pianificare le attività di ricerca e di investire in nuove tecnologie e infrastrutture. La PAC (Politica Agricola Comune) rappresenta uno strumento importante per il settore, e il CREA è chiamato a svolgere un ruolo attivo nell’analisi delle sue ricadute e nella definizione delle strategie per massimizzare i benefici per l’agricoltura italiana. Un approccio strategico e lungimirante è essenziale per garantire che il CREA possa continuare a svolgere il suo ruolo di motore dell’innovazione e dello sviluppo sostenibile per l’agricoltura italiana.
Collaborazioni e innovazione per il futuro
La capacità del CREA di instaurare e coltivare collaborazioni con altri enti di ricerca, università e aziende agricole è un fattore determinante per promuovere l’innovazione nel settore. Queste sinergie possono generare nuove conoscenze, sviluppare tecnologie all’avanguardia e trasferire i risultati della ricerca al mondo produttivo. Tuttavia, spesso si incontrano difficoltà burocratiche e operative che ostacolano la collaborazione e rallentano il processo di innovazione. È fondamentale semplificare le procedure amministrative e creare un ambiente favorevole alla collaborazione, incentivando lo scambio di conoscenze e competenze tra i diversi attori del sistema agricolo.
Per rafforzare il CREA e renderlo un motore di innovazione per l’agricoltura italiana, è necessario intervenire su diversi fronti. Innanzitutto, è fondamentale garantire un finanziamento adeguato e stabile, che consenta di pianificare attività di ricerca a lungo termine e di attrarre giovani talenti. In secondo luogo, è necessario semplificare la governance e migliorare l’efficienza operativa, riducendo la burocrazia e favorendo la collaborazione interna ed esterna. Infine, è essenziale rafforzare il legame tra ricerca e mondo produttivo, promuovendo il trasferimento tecnologico e la divulgazione dei risultati della ricerca.
Solo attraverso un impegno congiunto di istituzioni, ricercatori e aziende agricole sarà possibile affrontare le sfide del futuro e garantire un’agricoltura italiana competitiva, sostenibile e in grado di rispondere alle esigenze dei consumatori. La creazione di un ecosistema dell’innovazione in agricoltura, in cui il CREA svolge un ruolo centrale, è una condizione imprescindibile per garantire la prosperità del settore e la tutela del nostro patrimonio agroalimentare. Questo ecosistema deve essere aperto e inclusivo, in grado di valorizzare le competenze e le esperienze di tutti gli attori coinvolti, dai ricercatori agli agricoltori, dalle imprese agroalimentari alle associazioni di categoria.
Un invito alla riflessione: il futuro dell’agricoltura italiana
In conclusione, il CREA si trova di fronte a un bivio cruciale: consolidare il proprio ruolo di guida per l’innovazione agricola o rischiare di perdere terreno in un contesto globale sempre più competitivo. La scelta è nelle mani delle istituzioni, dei ricercatori e degli imprenditori agricoli, che devono lavorare insieme per costruire un futuro prospero e sostenibile per l’agricoltura italiana. L’agricoltura conservativa, ad esempio, è una pratica agronomica che mira a preservare la fertilità del suolo, ridurre l’erosione e aumentare la biodiversità. Si basa su tre principi fondamentali: la minima lavorazione del terreno, la copertura permanente del suolo con residui colturali o colture di copertura e la rotazione delle colture. L’applicazione di tecniche di agricoltura di precisione, come l’uso di sensori e droni per monitorare lo stato delle colture e ottimizzare l’uso di fertilizzanti e pesticidi, può contribuire a ridurre l’impatto ambientale dell’agricoltura conservativa e a migliorare la sua efficienza economica.
E a proposito di agricoltura conservativa, una nozione di agricoltura avanzata è rappresentata dall’agricoltura simbiotica che è una filosofia agricola che si ispira ai principi dell’ecologia e della biologia dei sistemi complessi. Essa mira a creare un equilibrio tra le diverse componenti dell’agroecosistema, promuovendo la sinergia tra piante, animali, microrganismi e ambiente. L’agricoltura simbiotica si basa su pratiche agricole che favoriscono la biodiversità, la fertilità del suolo, la resilienza delle colture e la riduzione dell’uso di input esterni. Alcuni esempi di pratiche agricole simbiotiche sono l’agroforestazione, l’allevamento integrato, la permacultura e l’agricoltura biodinamica.
L’impegno di oggi determinerà il successo di domani. Non dimentichiamo che l’agricoltura è molto più di un settore economico: è un elemento fondante della nostra identità culturale, un presidio del territorio e una garanzia di sicurezza alimentare per le future generazioni. Riflettiamo, quindi, su come possiamo contribuire, ciascuno nel proprio ruolo, a costruire un’agricoltura italiana più forte, innovativa e sostenibile, capace di affrontare le sfide del futuro e di valorizzare il nostro straordinario patrimonio agroalimentare.








