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Agricoltura sarda in ginocchio: la crisi che minaccia il settore

Ritardi nei pagamenti europei, siccità e malattie: l'allarme del Centro Studi Agricoli sulla situazione critica del settore agro-pastorale sardo e le possibili soluzioni.
  • Mancano 183 milioni di euro di aiuti pac e psr.
  • Solo il 61,37% dei fondi psr speso finora.
  • 853 focolai di blue tongue in tutta la sardegna.

Oggi, 1° aprile 2025, le zone rurali della Sardegna si trovano ad affrontare una crisi senza precedenti, con conseguenze che mettono a repentaglio la stessa sopravvivenza del settore agro-pastorale. La situazione, già instabile a causa di condizioni climatiche sfavorevoli e problematiche strutturali, è stata ulteriormente esacerbata da ritardi inaccettabili nell’erogazione dei finanziamenti europei destinati al sostegno dell’agricoltura.

Ritardi nei pagamenti PAC e PSR: una bomba a orologeria per le aziende sarde

Il Centro Studi Agricoli (CSA) ha lanciato un allarme accorato, denunciando la mancata erogazione di ben 183 milioni di euro di aiuti PAC (Politica Agricola Comune) e PSR (Programma di Sviluppo Rurale) agli agricoltori e allevatori sardi. Di questi, 110 milioni sono relativi alla PAC e oltre 73 milioni al PSR. Questa penuria di liquidità sta mettendo a dura prova la solidità finanziaria delle aziende agricole, già provate da anni di difficoltà.

La situazione è resa ancora più critica dall’approssimarsi della data del 31 dicembre 2025, termine ultimo per l’utilizzo dei fondi del Programma di Sviluppo Rurale 2014-2022. Fino ad oggi, la Sardegna ha speso solo il 61,37% dei fondi disponibili, pari a 1 miliardo e 60 milioni di euro su un totale di 1 miliardo e 729 milioni. Il rischio concreto è che quasi il 40% dei fondi, ovvero centinaia di milioni di euro, debba essere restituito all’Unione Europea, con conseguenze disastrose per l’economia regionale.

Inefficienze burocratiche e promesse non mantenute

Il CSA punta il dito contro le inefficienze burocratiche dell’agenzia regionale Argea, responsabile dei pagamenti, e accusa l’assessore regionale all’Agricoltura di non aver mantenuto gli impegni presi. Le misure che avrebbero dovuto rilanciare l’agricoltura isolana sono rimaste al palo, con percentuali di spesa particolarmente basse per la Misura 2 (assistenza e consulenza alle aziende), la Misura 3 (qualità dei prodotti) e l’agricoltura biologica.

Il presidente del CSA, Tore Piana, ha denunciato pubblicamente la “visione distorta” offerta dall’assessore Satta, sottolineando come il basso dato sulla cooperazione (appena il 16%) sia emblematico della mancanza di investimenti nella messa in rete delle imprese e nell’innovazione.

La gravità della situazione è tale da spingere il CSA a chiedere le dimissioni dell’assessore all’Agricoltura e a convocare una manifestazione di protesta sotto il Consiglio Regionale, invitando tutti i consiglieri a prendere una posizione netta a favore del settore agricolo.

Siccità e Blue Tongue: un cocktail letale per l’agricoltura sarda

A complicare ulteriormente il quadro, si aggiungono la siccità persistente e la diffusione incontrollata del virus della Blue Tongue (Febbre Catarrale degli Ovini), in particolare del sierotipo 3, per il quale non sono ancora disponibili vaccini.

La siccità sta mettendo a rischio le coltivazioni, con i principali bacini idrici della zona, come il Cuga, che hanno raggiunto livelli allarmanti. Attualmente, il volume idrico disponibile ammonta a soli 5 milioni di metri cubi, a fronte di una necessità stimata di almeno 30 milioni di metri cubi, indispensabili per assicurare la sussistenza delle colture.

Il virus della Blue Tongue, invece, sta decimando gli allevamenti di ovini e bovini, con 853 focolai accertati in tutta la Sardegna, di cui ben 528 del sierotipo sconosciuto e 223 del sierotipo 3. Migliaia di capi sono morti o colpiti da sintomi gravi, causando un danno economico stimato dal CSA in oltre 5 milioni di euro.

Emergenza Sardegna: un appello alla responsabilità e all’azione immediata

La situazione in Sardegna è critica e richiede interventi urgenti e coordinati a tutti i livelli. È necessario sbloccare immediatamente i pagamenti PAC e PSR, semplificare le procedure burocratiche, investire nell’innovazione e nella cooperazione tra imprese, e adottare misure efficaci per contrastare la siccità e le malattie degli animali.

La Regione deve attivare urgentemente gli indennizzi per i capi morti e per il mancato reddito degli allevatori colpiti dal virus della Blue Tongue, e avviare un tavolo regionale congiunto tra tutte le associazioni agricole e gli assessori regionali alla Sanità e all’Agricoltura per affrontare l’emergenza in modo coordinato ed efficace.

Un Futuro Sostenibile per l’Agricoltura Sarda: Innovazione, Resilienza e Comunità

Di fronte a questa crisi multifattoriale, è imperativo ripensare il modello agricolo sardo, puntando su innovazione, resilienza e comunità. L’agricoltura del futuro dovrà essere in grado di adattarsi ai cambiamenti climatici, di utilizzare le risorse in modo efficiente e sostenibile, di valorizzare i prodotti locali e di creare valore aggiunto per le imprese e per il territorio.
L’agricoltura di precisione, ad esempio, può contribuire a ottimizzare l’uso dell’acqua e dei fertilizzanti, riducendo l’impatto ambientale e aumentando la produttività. Allo stesso modo, la diversificazione delle colture e l’adozione di pratiche agroecologiche possono aumentare la resilienza delle aziende agricole ai cambiamenti climatici e alle malattie.

Ma l’innovazione tecnologica non basta. È necessario anche rafforzare la cooperazione tra imprese, promuovere la filiera corta e il consumo di prodotti locali, e sostenere la formazione e l’aggiornamento professionale degli agricoltori. Solo così sarà possibile costruire un futuro sostenibile per l’agricoltura sarda, un futuro in cui la terra torni a essere fonte di ricchezza, di lavoro e di identità per le comunità locali.
E qui, amici miei, entra in gioco un concetto fondamentale: la rotazione delle colture. Un principio base dell’agricoltura che consiste nell’alternare diverse colture sullo stesso terreno, migliorando la fertilità del suolo e riducendo la diffusione di parassiti e malattie. Un po’ come variare la nostra alimentazione per stare in salute!

Ma non fermiamoci qui. Pensiamo all’agricoltura simbiotica, un approccio avanzato che mira a creare un ecosistema agricolo autosufficiente, in cui le diverse componenti (piante, animali, microrganismi) interagiscono in modo sinergico, massimizzando la produttività e riducendo al minimo l’uso di input esterni. Un vero e proprio esempio di economia circolare applicata all’agricoltura!

E allora, cosa ne pensate? Non credete che sia ora di smettere di lamentarci e di rimboccarci le maniche, per costruire insieme un futuro migliore per la nostra terra? Un futuro in cui l’agricoltura sia sinonimo di innovazione, sostenibilità e comunità? Io ci credo, e voi?


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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