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- Sicilia: stop al lavoro nei campi dalle 12:30 alle 16:00.
- Lazio: ordinanza valida fino al 31 agosto 2025 per lavori all'aperto.
- Valutazione del rischio microclimatico: obbligo per i datori di lavoro.
Rischio per i lavoratori di edilizia e agricoltura
L’aumento delle temperature costituisce un reale rischio sia per la salute sia per la sicurezza dei lavoratori, specialmente quelli attivi all’aperto nei campi dell’edilizia e dell’agricoltura. Le ondate di calore stanno diventando sempre più comuni e severe a causa del cambiamento climatico; tali fenomeni possono generare colpi di calore ed altri seri disturbi sanitari. Numerosi sindacati fanno pressioni affinché si attuino provvedimenti tempestivi destinati alla salvaguardia dei dipendenti costretti a operare sotto condizioni così estreme.
Il fulcro della richiesta consiste nell’emissione di regolamenti regionali volti a proibire le attività professionali nelle ore più torride della giornata, con un occhio particolarmente attento alle zone ritenute ad alto rischio. Si auspica che tali regolamentazioni possano trarre ispirazione da iniziative già intraprese in altre aree come il Lazio, dove sono state implementate misure simili a protezione dei lavori svolti all’aperto.

Misure di prevenzione e tutele per i lavoratori
Le associazioni sindacali mettono in evidenza l’essenzialità dell’implementazione di strategie preventive e protettive atte a ridurre i pericoli associati allo stress termico. Un aspetto centrale è rappresentato dalla valutazione del rischio microclimatico, che deve essere effettuata dai datori di lavoro secondo quanto stabilito dal Testo unico sulla salute e la sicurezza dei lavoratori. In circostanze avverse caratterizzate da alte temperature percepite o reali, le aziende possono avvalersi della cassa integrazione guadagni ordinaria al fine di salvaguardare il benessere dei loro dipendenti.
Per quanto concerne il 2024, una nuova ordinanza emanata dalla Regione Sicilia ha disposto il divieto delle attività lavorative nei settori agricolo, florovivaistico, edile, così come affini tra le ore 12:30 e le 16:00 durante i periodi giornalieri identificabili come ad alto rischio. L’attuale escalation delle temperature invita ora a un intervento urgente mirato al rinnovamento e al potenziamento delle suddette misure correttive.
- Finalmente misure concrete per proteggere i lavoratori dal caldo... 👍...
- Queste ordinanze sono un palliativo, il problema è più ampio... 😡...
- E se invece di fermare il lavoro, formassimo i lavoratori?... 🤔...
L’ordinanza della Regione Lazio: un modello da seguire
La Regione Lazio, guidata dal presidente Francesco Rocca, ha emesso un’ordinanza che vieta il lavoro in condizioni di esposizione prolungata al sole dalle 12:30 alle 16:00, con efficacia immediata fino al 31 agosto 2025. Questa ordinanza riguarda i settori agricolo, florovivaistico, edile, cave e relative pertinenze esterne, nelle aree con rischio “Alto” segnalato sul sito worklimate.
Il provvedimento regionale contempla alcune esclusioni per gli enti pubblici e i gestori di servizi pubblici essenziali impegnati in azioni di interesse collettivo, protezione civile e tutela dell’incolumità generale, purché vengano adottate appropriate disposizioni interne volte a minimizzare il pericolo di esposizione al calore elevato.
Un appello alla responsabilità e alla prevenzione
Il benessere degli operatori professionali, in particolare di quelli soggetti a condizioni climatiche avverse come il caldo intenso, deve essere considerato un obbligo imprescindibile. Le misure normative che limitano il lavoro nelle ore con temperature elevate costituiscono una manifestazione di responsabilità sociale e una risposta sensata alla necessità di evitare situazioni potenzialmente dannose. L’inasprimento del cambiamento climatico fa sì che i periodi di alta temperatura si presentino con maggiore frequenza e severità; dunque, è cruciale non minimizzare le conseguenze ad esso legate. Risulta indispensabile seguire attentamente l’andamento termico ambientale ed operare rapidamente al fine di garantire la sicurezza dei lavoratori.
Agricoltura resiliente: adattamento ai cambiamenti climatici
Gentili lettori,
in un periodo segnato dall’acuirsi dell’ansia riguardo alle conseguenze del clima torrido sulle pratiche agricole tradizionali, desidero presentarvi alcune riflessioni importanti. Il settore agricolo ha storicamente operato seguendo i cicli naturali; tuttavia ora deve fronteggiare difficoltà senza precedenti nel suo operato quotidiano. Un concetto semplice ma cruciale emerge: l’essenziale pratica della rotazione delle colture. Integrare varietà differenti sulla medesima area agricola non soltanto incrementa il tenore nutritivo del terreno, ma svolge altresì un ruolo significativo nel diminuire il rischio che le piante corrono contro fattori climatici avversi come le elevatissime temperature.
Rimanendo nell’ambito dell’innovazione agraria, ci si imbatte nell’agricoltura di precisione, discipline all’avanguardia che impiegano strumenti tecnologici modernissimi nella sorveglianza e gestione degli elementi naturali coinvolti nel processo agricolo. Attraverso l’utilizzo coordinato di sensori avanzati, droni ed algoritmi complessi, si realizza una pianificazione accurata per irrigare, concimare e difendere le colture con risultati tangibili nelle economie relative al consumo e nella robustezza stessa dei raccolti.
Tuttavia, oltre agli approcci metodologici, appare imperativo promuovere una reale trasformazione culturale alla base dell’attività agricola stessa. È fondamentale adeguarsi a una realtà climatica in costante trasformazione, implementando metodi agricoli che siano sia sostenibili sia in armonia con il nostro ecosistema. Questa strategia è imprescindibile per assicurare non soltanto la vitalità del settore agricolo, ma anche il benessere delle generazioni future.