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Agricoltura rigenerativa vs biologico: la sfida per un futuro sostenibile

L'ascesa dell'agricoltura rigenerativa in Europa sta generando tensioni con il settore biologico. Analizziamo le differenze, i rischi di greenwashing e le possibili sinergie per una transizione agroecologica efficace.
  • L'Alleanza Europea per l'Agricoltura Rigenerativa (EARA) ha 84 agricoltori pionieri.
  • Il settore biologico europeo copre circa l'11% dei terreni coltivati nell'UE.
  • AEMED 2025 ad Agrigento con oltre 400 delegati da 28 nazioni.

L’agricoltura europea si trova di fronte a un bivio cruciale, con modelli alternativi di transizione ecologica che si contendono il primato. Da un lato, l’agricoltura biologica, un sistema consolidato con standard rigorosi e verificabili; dall’altro, l’agricoltura rigenerativa, un approccio più flessibile e olistico che punta a ripristinare la salute dei suoli e la biodiversità.

L’ascesa dell’agricoltura rigenerativa

L’Alleanza Europea per l’Agricoltura Rigenerativa (EARA), nata nel novembre 2023, si sta rapidamente affermando come un nuovo attore nel panorama agricolo europeo. Con 84 agricoltori “pionieri”, equamente divisi tra uomini e donne, molti dei quali già attivi nel biologico, EARA mira a influenzare le politiche comunitarie e a promuovere un modello agricolo più resiliente e orientato al suolo. L’organizzazione ha di recente reso noto il suo primo rapporto formale e ha dato il via a un’assidua opera di lobbying presso le istituzioni dell’Unione Europea. Meghan Sapp, responsabile delle relazioni esterne di EARA, ha dichiarato che l’alleanza è “qui per restare” e che il movimento vuole guadagnarsi un posto nei tavoli decisionali al fianco di sigle consolidate come Copa-Cogeca, CEJA, IFOAM o La Via Campesina.
L’agricoltura rigenerativa, una nozione avviata negli anni ’80 negli Stati Uniti per opera del Rodale Institute, pone l’accento sul recupero della vitalità dei terreni, sull’incremento della biodiversità e sull’aumento della capacità di ripresa degli ecosistemi. A differenza del biologico, però, non esclude l’impiego di prodotti chimici, proponendosi come un modello inclusivo e pragmatico che accompagna gli agricoltori in un percorso di transizione graduale. EARA mette in luce l’importanza cruciale della comunicazione, considerando che numerosi attori politici hanno una conoscenza scarsa o nulla dell’agricoltura rigenerativa. L’obiettivo è colmare questo divario, senza però rinunciare alla propria identità e proponendo qualcosa di complementare al biologico.

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Le tensioni con il fronte del biologico

La crescente affermazione di EARA ha generato attriti manifesti con il settore biologico europeo, che copre circa l’11% dei terreni coltivati nell’UE. Eric Gall, vicedirettore di IFOAM Organics Europe, ha manifestato inquietudine per l’assenza di criteri obbligatori nell’agricoltura rigenerativa, la quale non esclude l’uso di prodotti chimici o concimi di sintesi, glifosato compreso. A giudizio di Gall, tale impostazione potrebbe disorientare i consumatori e mettere a repentaglio un ambito, quello biologico, che da svariati decenni segue normative legali e suscettibili di controllo. Il timore è che l’appellativo “rigenerativo” possa essere adoperato impropriamente da imprese di grandi dimensioni per operazioni di facciata volte al “greenwashing”, una tendenza già riscontrata negli Stati Uniti.
Negli Stati Uniti, diverse ONG attive nell’ambito ecologico hanno messo in luce come molte imprese agricole che si definiscono rigenerative continuino a fare ricorso a OGM, pesticidi e concimi sintetici. La dottoressa Kendra Klein ha spiegato che la pratica del “no-till” può portare a un uso intensivo di erbicidi. A suo parere, i coltivatori biologici rappresentano i veri agenti rigeneratori, in quanto operano senza l’impiego di input sintetici e sono sottoposti a verifiche rigorose. La discussione a Bruxelles si sta intensificando notevolmente, con il settore biologico che paventa una parcellizzazione delle strategie ecologiche e una destinazione di fondi verso metodologie meno controllabili. Gall ha criticato EARA per non aver preso posizione pubblica contro i casi evidenti di greenwashing, sottolineando il rischio di indebolire gli standard ambientali europei.

Agroecologia e il futuro sostenibile del cibo

In un contesto agricolo contraddistinto dall’impoverimento dei terreni, dal mutamento climatico e dalla diminuzione della biodiversità, l’agricoltura biologica rigenerativa propone una svolta epocale: l’obiettivo non è solo mitigare le ripercussioni ambientali dannose, ma rigenerare attivamente gli ecosistemi. L’attività agricola va oltre la semplice produzione alimentare: è anche un processo di recupero del suolo, di salvaguardia della biodiversità, di cura del paesaggio e uno strumento essenziale per fronteggiare le emergenze ambientali e sociali che caratterizzano il nostro periodo storico. Per tale ragione, nei dibattiti più all’avanguardia a livello continentale, emerge con crescente chiarezza l’inderogabile necessità di riformulare gli approcci agricoli in ottica rigenerativa e agroecologica, abbandonando le metodologie pregiudizievoli per l’ambiente e favorendo una prospettiva olistica sulla sostenibilità.

Concentrandosi proprio sull’agricoltura rigenerativa, il 6 maggio 2024 si è tenuto a Roma, nella sede del Parlamento europeo, un incontro promosso dal WWF nel quadro della campagna Our Future, incentrato sul futuro dell’agricoltura e sull’impulso a pratiche rigenerative per agevolare il passaggio all’agroecologia. Nel corso dell’evento, sono stati illustrati sette pilastri fondamentali per un’agricoltura che promuove la natura, tra cui la limitazione delle lavorazioni del terreno, l’implementazione di rotazioni colturali variegate, l’utilizzo di colture di copertura, l’aumento della ricchezza biologica, il ricorso a biostimolanti naturali, l’unione tra pratiche vegetali e zootecniche e una consistente diminuzione nell’impiego di sostanze chimiche artificiali.

Un segnale aggiuntivo della crescente attenzione verso approcci innovativi nella coltivazione e produzione alimentare giunge anche da Agrigento, luogo dove il 9 giugno 2025 è iniziato il primo Congresso di Agroecologia del Mediterraneo (AEMED 2025), con la presenza di più di 400 delegati provenienti da 28 nazioni e quattro continenti. L’assemblea si pone anche come base di partenza per edificare un ampio movimento mediterraneo a favore dell’agroecologia, in grado di fornire un contributo tangibile alla trasformazione ecologica dei settori agroalimentari.

Verso un’agricoltura del futuro: sinergie e chiarezza

La sfida per il futuro dell’agricoltura europea risiede nella capacità di trovare un equilibrio tra i diversi approcci, valorizzando le sinergie e superando le contrapposizioni ideologiche. L’agricoltura biologica e l’agricoltura rigenerativa non devono essere viste come alternative esclusive, ma come modelli complementari che possono contribuire a una transizione agroecologica più ampia e inclusiva. È di primaria importanza stabilire con esattezza cosa s’intenda per agricoltura rigenerativa, tracciando un confine netto tra le pratiche genuinamente sostenibili e quelle che potrebbero configurarsi come operazioni di “greenwashing”. Solo così sarà possibile garantire la fiducia dei consumatori e promuovere un’agricoltura che sia realmente rispettosa dell’ambiente, della salute umana e del benessere animale.

Amici lettori, riflettiamo un attimo su quanto sia importante la salute del suolo. *Un suolo sano è un suolo vivo*, ricco di microrganismi che lo rendono fertile e capace di trattenere l’acqua. Una nozione base di agricoltura ci insegna che la rotazione delle colture è fondamentale per mantenere la fertilità del suolo, alternando piante che consumano nutrienti con piante che li restituiscono.
Ma l’agricoltura moderna può fare di più. L’utilizzo di tecniche di agricoltura conservativa, come la minima lavorazione o il “no-till”, può ridurre l’erosione del suolo e preservare la sua struttura. Inoltre, l’impiego di sovesci, ovvero la semina di piante da interrare nel terreno, può arricchire il suolo di sostanza organica e migliorare la sua capacità di trattenere l’acqua.

Pensateci: ogni volta che scegliamo un prodotto agricolo, stiamo votando per un modello di agricoltura. Sostenere gli agricoltori che si impegnano a proteggere il suolo è un investimento nel nostro futuro e in quello del nostro pianeta.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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