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Gaza: come la distruzione dei raccolti affama un popolo?

L'articolo esplora come la confisca di terreni agricoli e le restrizioni all'accesso alle risorse vitali a Gaza stiano portando a una crisi umanitaria e a violazioni del diritto internazionale, con un focus sulle possibili soluzioni per la ripresa agricola.
  • Israele controlla il 36% di Gaza, circa 131 km².
  • Oltre 540 civili uccisi mentre cercavano aiuti umanitari.
  • La zona cuscinetto si estende per 14 km lungo il confine.

Si tratta di una strategia deliberata volta a spogliare la popolazione palestinese dei propri mezzi di sostentamento, della sicurezza alimentare e, in definitiva, della propria dignità. Le conseguenze di questa tattica sono estese e devastanti, con ripercussioni che si protraggono ben oltre il presente.

Confisca e Frammentazione: La Gaza a “Cantoni”

Nel contesto del conflitto, le forze israeliane hanno confiscato vaste aree di terreno agricolo a Gaza, essenziali per l’approvvigionamento alimentare della popolazione. Questa confisca non è un atto isolato, ma parte di una strategia più ampia volta a frammentare Gaza in “cantoni” isolati, un modello che ricorda la situazione in Cisgiordania. A partire dal 28 ottobre 2023, le Forze di Occupazione Israeliane (IOF) hanno intrapreso un’offensiva terrestre di vaste proporzioni, procedendo alla distruzione e all’appiattimento di terreni agricoli e abitazioni nelle località di Beit Hanoun, Beit Lahiya e Juhur ad-Dik. Il 5 novembre 2023, Israele ha reso nota l’occupazione dell’area di “Netzarim”, consolidando così il proprio controllo dalla barriera di confine orientale fino alla costa occidentale. Successivamente, è stata costruita la “Strada 749”, che ha creato una netta separazione tra Gaza settentrionale e meridionale. Il 30 maggio 2024, le forze israeliane hanno rioccupato il Corridoio di Salah al-Din, instaurando una zona cuscinetto di 14 chilometri di lunghezza e 1 chilometro di larghezza lungo il confine tra Palestina ed Egitto. Un’indagine condotta dal gruppo di ricerca britannico Forensic Architecture ha dimostrato che le IOF hanno preso il controllo di oltre 131 chilometri quadrati, equivalenti al 36% dell’intera superficie di Gaza, ampliando la zona cuscinetto lungo il confine e edificando nuove basi militari. Il 19 marzo 2025, Israele ha ripreso l’assalto militare alla Striscia di Gaza, e il 1° aprile 2025, le forze israeliane hanno diramato ordini di evacuazione per l’intero governatorato di Rafah, dando il via a un’operazione terrestre su larga scala. Le IOF hanno istituito il corridoio “Moraj”, di fatto isolando la città di Rafah, che si estende per 74 chilometri quadrati, dal resto della Striscia di Gaza.

Cosa ne pensi?
  • È incoraggiante vedere proposte concrete per la ripresa agricola...🌱...
  • La distruzione dei raccolti è inaccettabile e viola i diritti umani...😡...
  • Forse concentrandosi su soluzioni tecnologiche avanzate... 🤔...

Violazioni del Diritto Internazionale: Fame come Arma

La distruzione del settore agricolo a Gaza non è solo una tragedia umanitaria, ma anche una grave violazione del diritto internazionale. Il diritto al cibo è intrinsecamente legato al diritto di accesso alle risorse naturali come la terra e l’acqua, diritti che Israele, in quanto potenza occupante, ha la responsabilità di proteggere. La devastazione di terreni e infrastrutture agricole, l’impiego della fame come strumento di guerra, l’appropriazione di terre palestinesi e le restrizioni all’accesso costituiscono molteplici violazioni del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani, configurandosi come crimini di guerra e crimini contro l’umanità. L’articolo 54 del Protocollo Addizionale I alle Convenzioni di Ginevra proibisce esplicitamente l’attacco o la distruzione di “beni indispensabili alla sopravvivenza della popolazione civile”, inclusi terreni agricoli, depositi di generi alimentari, strutture per l’allevamento, riserve idriche e sistemi di irrigazione. Le azioni intraprese da Israele contravvengono anche all’articolo 14 del Protocollo Addizionale II alle Convenzioni di Ginevra (1977), il quale vieta attacchi o la distruzione di “derrate alimentari, aree agricole adibite alla produzione di cibo, raccolti, bestiame, impianti per l’acqua potabile e opere di irrigazione”. La Corte Penale Internazionale considera la fame imposta sistematicamente e la privazione delle risorse vitali come crimini di guerra.

L’Operazione “Pesce Salato”: Uccisioni di Civili in Cerca di Aiuti

Un aspetto particolarmente sconvolgente è la deliberata uccisione di civili palestinesi in cerca di aiuti umanitari. Testimonianze di soldati israeliani rivelano che i comandanti hanno ordinato di sparare sulla folla in attesa di cibo, nonostante non rappresentasse alcuna minaccia. Queste uccisioni di massa sono diventate una triste realtà quotidiana, con oltre 540 richiedenti aiuti uccisi e più di 4.000 feriti dalle forze israeliane nei pressi dei siti di distribuzione degli aiuti. Un soldato ha descritto la situazione come “un crollo totale dei codici etici dell’esercito israeliano a Gaza”, definendola “un campo di sterminio”. L’attività nella sua area di servizio è nota come “Operazione Pesce Salato”, il nome della versione israeliana del gioco per bambini “Luce rossa, luce verde”, un nome che sottolinea la disumanizzazione delle vittime.

Ricostruire la Speranza: Interventi per la Ripresa Agricola

Nonostante la devastazione, c’è ancora speranza per il futuro. L’articolo delinea una serie di interventi e misure raccomandate per sostenere gli sforzi di ripresa e ricostruzione nel settore agricolo di Gaza. Queste raccomandazioni includono un cessate il fuoco immediato e permanente, lo sviluppo di una strategia globale per la riabilitazione del settore agricolo, il ripristino dei terreni agricoli e delle infrastrutture, la garanzia del flusso immediato e sostenibile di risorse agricole essenziali, la riabilitazione del settore zootecnico e il miglioramento della sua produttività, la ricostruzione del settore della pesca e la garanzia della sua sostenibilità, e il rafforzamento dell’advocacy internazionale e la documentazione della distruzione del settore agricolo.

Un Futuro Possibile: Resilienza e Rinascita dell’Agricoltura a Gaza

Amici, la situazione che vi ho descritto è terribile, ma non dobbiamo perdere la speranza. L’agricoltura, da sempre, è un simbolo di resilienza e di rinascita. Pensate a come, dopo le guerre, i contadini sono sempre stati i primi a rimettere in moto l’economia, a coltivare la terra e a nutrire le proprie comunità.

Una nozione base di agricoltura che si applica perfettamente a questo contesto è la rotazione delle colture. Questa pratica, che consiste nell’alternare diverse colture sullo stesso terreno, aiuta a migliorare la fertilità del suolo, a ridurre la diffusione di malattie e parassiti e a massimizzare la produzione agricola. In un contesto come quello di Gaza, dove il suolo è stato danneggiato dalla guerra e dalla contaminazione, la rotazione delle colture potrebbe essere una strategia fondamentale per ripristinare la fertilità del terreno e garantire la sicurezza alimentare.

Ma non basta la rotazione delle colture. Dobbiamo guardare anche alle tecniche di agricoltura avanzata, come l’agricoltura idroponica e l’acquaponica. Queste tecniche, che consentono di coltivare piante senza suolo, utilizzando soluzioni nutritive a base di acqua, potrebbero essere particolarmente adatte per Gaza, dove la terra è scarsa e spesso contaminata. L’acquaponica, in particolare, che combina l’allevamento di pesci con la coltivazione di piante, potrebbe fornire una fonte di cibo e di reddito sostenibile per le comunità locali.

Ma al di là delle tecniche agricole, ciò che serve è un cambiamento di mentalità. Dobbiamo smettere di considerare l’agricoltura come un semplice settore economico e iniziare a vederla come un elemento fondamentale per la costruzione di una società più giusta, più equa e più sostenibile. Dobbiamo investire nell’educazione agricola, nella ricerca e nello sviluppo di nuove tecnologie, e dobbiamo sostenere gli agricoltori locali, aiutandoli a superare le difficoltà e a costruire un futuro migliore per sé e per le loro comunità.
E soprattutto, dobbiamo ricordare che l’agricoltura non è solo una questione di cibo e di economia. È anche una questione di identità, di cultura e di legame con la terra. Dobbiamo aiutare i palestinesi di Gaza a ricostruire il loro settore agricolo, non solo per garantire la loro sicurezza alimentare, ma anche per aiutarli a riappropriarsi della loro storia, della loro cultura e del loro futuro.

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Si tratta di una strategia deliberata volta a spogliare la popolazione palestinese dei propri mezzi di sostentamento, della sicurezza alimentare e, in definitiva, della propria dignità. Le conseguenze di questa tattica sono estese e devastanti, con ripercussioni che si protraggono ben oltre il presente.

Confisca e Frammentazione: La Gaza a “Cantoni”

Nel contesto del conflitto, le forze israeliane hanno confiscato vaste aree di terreno agricolo a Gaza, essenziali per l’approvvigionamento alimentare della popolazione. Questa confisca non è un atto isolato, ma parte di una strategia più ampia volta a frammentare Gaza in “cantoni” isolati, un modello che ricorda la situazione in Cisgiordania. A partire dal 28 ottobre 2023, le Forze di Occupazione Israeliane (IOF) hanno intrapreso un’offensiva terrestre di vaste proporzioni, procedendo alla distruzione e all’appiattimento di terreni agricoli e abitazioni nelle località di Beit Hanoun, Beit Lahiya e Juhur ad-Dik. Il 5 novembre 2023, Israele ha reso nota l’occupazione dell’area di “Netzarim”, consolidando così il proprio controllo dalla barriera di confine orientale fino alla costa occidentale. Successivamente, è stata costruita la “Strada 749”, che ha creato una netta separazione tra Gaza settentrionale e meridionale. Il 30 maggio 2024, le forze israeliane hanno rioccupato il Corridoio di Salah al-Din, instaurando una zona cuscinetto di 14 chilometri di lunghezza e 1 chilometro di larghezza lungo il confine tra Palestina ed Egitto. Un’indagine condotta dal gruppo di ricerca britannico Forensic Architecture ha dimostrato che le IOF hanno preso il controllo di oltre 131 chilometri quadrati, equivalenti al 36% dell’intera superficie di Gaza, ampliando la zona cuscinetto lungo il confine e edificando nuove basi militari. Il 19 marzo 2025, Israele ha ripreso l’assalto militare alla Striscia di Gaza, e il 1° aprile 2025, le forze israeliane hanno diramato ordini di evacuazione per l’intero governatorato di Rafah, dando il via a un’operazione terrestre su larga scala. Le IOF hanno istituito il corridoio “Moraj”, di fatto isolando la città di Rafah, che si estende per 74 chilometri quadrati, dal resto della Striscia di Gaza.

Violazioni del Diritto Internazionale: Fame come Arma

La distruzione del settore agricolo a Gaza non è solo una tragedia umanitaria, ma anche una grave violazione del diritto internazionale. Il diritto al cibo è intrinsecamente legato al diritto di accesso alle risorse naturali come la terra e l’acqua, diritti che Israele, in quanto potenza occupante, ha la responsabilità di proteggere. La devastazione di terreni e infrastrutture agricole, l’impiego della fame come strumento di guerra, l’appropriazione di terre palestinesi e le restrizioni all’accesso costituiscono molteplici violazioni del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani, configurandosi come crimini di guerra e crimini contro l’umanità. *Il quinto giorno di novembre, Israele comunicò l’annessione della zona di Netzarim, assicurando così il suo dominio dalla frontiera orientale fino alla costa occidentale. L’articolo 54 del Protocollo Addizionale I alle Convenzioni di Ginevra proibisce esplicitamente l’attacco o la distruzione di “beni indispensabili alla sopravvivenza della popolazione civile”, inclusi terreni agricoli, depositi di generi alimentari, strutture per l’allevamento, riserve idriche e sistemi di irrigazione. Le azioni intraprese da Israele contravvengono anche all’articolo 14 del Protocollo Addizionale II alle Convenzioni di Ginevra (1977), il quale vieta attacchi o la distruzione di “derrate alimentari, aree agricole adibite alla produzione di cibo, raccolti, bestiame, impianti per l’acqua potabile e opere di irrigazione”. La Corte Penale Internazionale considera la fame imposta sistematicamente e la privazione delle risorse vitali come crimini di guerra.

L’Operazione “Pesce Salato”: Uccisioni di Civili in Cerca di Aiuti

Un aspetto particolarmente sconvolgente è la deliberata uccisione di civili palestinesi in cerca di aiuti umanitari. Testimonianze di soldati israeliani rivelano che i comandanti hanno ordinato di sparare sulla folla in attesa di cibo, nonostante non rappresentasse alcuna minaccia. Queste uccisioni di massa sono diventate una triste realtà quotidiana, con oltre 540 richiedenti aiuti uccisi e più di 4.000 feriti dalle forze israeliane nei pressi dei siti di distribuzione degli aiuti. Il divieto di attaccare o distruggere beni essenziali per la sopravvivenza dei civili, come terreni agricoli, magazzini alimentari, strutture per l’allevamento, riserve idriche e sistemi di irrigazione, è sancito in modo esplicito dall’articolo 54 del Protocollo Addizionale I delle Convenzioni di Ginevra. Il 5 novembre 2023, Israele ha reso nota l’occupazione dell’area di “Netzarim”, consolidando così il proprio controllo dalla barriera di confine orientale fino alla costa occidentale. Il divieto di attaccare o distruggere beni essenziali per la sopravvivenza dei civili, come terreni agricoli, magazzini alimentari, strutture per l’allevamento, riserve idriche e sistemi di irrigazione, è sancito in modo esplicito dall’articolo 54 del Protocollo Addizionale I delle Convenzioni di Ginevra. Un soldato ha descritto la situazione come “un crollo totale dei codici etici dell’esercito israeliano a Gaza”, definendola “un campo di sterminio”. L’attività nella sua area di servizio è nota come “Operazione Pesce Salato”, il nome della versione israeliana del gioco per bambini “Luce rossa, luce verde”, un nome che sottolinea la disumanizzazione delle vittime.

Ricostruire la Speranza: Interventi per la Ripresa Agricola

Nonostante la devastazione, c’è ancora speranza per il futuro. L’articolo delinea una serie di interventi e misure raccomandate per sostenere gli sforzi di ripresa e ricostruzione nel settore agricolo di Gaza. Queste raccomandazioni includono un cessate il fuoco immediato e permanente, lo sviluppo di una strategia globale per la riabilitazione del settore agricolo, il ripristino dei terreni agricoli e delle infrastrutture, la garanzia del flusso immediato e sostenibile di risorse agricole essenziali, la riabilitazione del settore zootecnico e il miglioramento della sua produttività, la ricostruzione del settore della pesca e la garanzia della sua sostenibilità, e il rafforzamento dell’advocacy internazionale e la documentazione della distruzione del settore agricolo.

Un Futuro Possibile: Resilienza e Rinascita dell’Agricoltura a Gaza

Amici, la situazione che vi ho descritto è terribile, ma non dobbiamo perdere la speranza. L’agricoltura, da sempre, è un simbolo di resilienza e di rinascita. Pensate a come, dopo le guerre, i contadini sono sempre stati i primi a rimettere in moto l’economia, a coltivare la terra e a nutrire le proprie comunità.
Una nozione base di agricoltura che si applica perfettamente a questo contesto è la rotazione delle colture. Questa pratica, che consiste nell’alternare diverse colture sullo stesso terreno, aiuta a migliorare la fertilità del suolo, a ridurre la diffusione di malattie e parassiti e a massimizzare la produzione agricola. In un contesto come quello di Gaza, dove il suolo è stato danneggiato dalla guerra e dalla contaminazione, la rotazione delle colture potrebbe essere una strategia fondamentale per ripristinare la fertilità del terreno e garantire la sicurezza alimentare.
Ma non basta la rotazione delle colture. Dobbiamo guardare anche alle tecniche di agricoltura avanzata, come l’
agricoltura idroponica e l’acquaponica. Queste tecniche, che consentono di coltivare piante senza suolo, utilizzando soluzioni nutritive a base di acqua, potrebbero essere particolarmente adatte per Gaza, dove la terra è scarsa e spesso contaminata. L’acquaponica, in particolare, che combina l’allevamento di pesci con la coltivazione di piante, potrebbe fornire una fonte di cibo e di reddito sostenibile per le comunità locali.
Ma al di là delle tecniche agricole, ciò che serve è un cambiamento di mentalità. Dobbiamo smettere di considerare l’agricoltura come un semplice settore economico e iniziare a vederla come un elemento fondamentale per la costruzione di una società più giusta, più equa e più sostenibile. Dobbiamo investire nell’educazione agricola, nella ricerca e nello sviluppo di nuove tecnologie, e dobbiamo sostenere gli agricoltori locali, aiutandoli a superare le difficoltà e a costruire un futuro migliore per sé e per le loro comunità.

E soprattutto, dobbiamo ricordare che l’agricoltura non è solo una questione di cibo e di economia. È anche una questione di identità, di cultura e di legame con la terra. Dobbiamo aiutare i palestinesi di Gaza a ricostruire il loro settore agricolo, non solo per garantire la loro sicurezza alimentare, ma anche per aiutarli a riappropriarsi della loro storia, della loro cultura e del loro futuro.

Un militare ha esternato che la situazione rappresentava un totale sgretolamento dei principi etici dell’esercito israeliano a Gaza, paragonandola a un’area di annientamento.*


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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