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- 888 aziende agricole ispezionate, il 52,7% risultate irregolari.
- 729 posizioni lavorative irregolari su 3.601 verificate (20,24%).
- 113 sospensioni attività: 51 per lavoro nero, 50 sicurezza.
L’estate del 2025 è segnata da un’intensa attività di controllo nel settore agricolo italiano, con un’operazione su vasta scala condotta dai Carabinieri per contrastare il lavoro nero e il caporalato. L’iniziativa, svolta tra il 31 luglio e l’11 agosto, ha rivelato una situazione allarmante, con oltre la metà delle aziende ispezionate risultate irregolari.
Un quadro allarmante: i numeri dell’irregolarità
L’operazione dei Carabinieri ha coinvolto l’ispezione di 888 aziende agricole su tutto il territorio nazionale. Di queste, ben 468 (il 52,7%) sono state trovate in violazione delle normative vigenti. Un dato che evidenzia la persistenza di pratiche illegali nel settore, nonostante gli sforzi per contrastarle.
Le verifiche hanno riguardato 3.601 posizioni lavorative, delle quali 729 (il 20,24%) presentavano irregolarità. Tra queste, 196 erano relative a lavoratori impiegati completamente “in nero”, pari al 26,88% delle posizioni irregolari. Un’ulteriore analisi ha rivelato che su 1.557 lavoratori extracomunitari controllati, 79 erano impiegati “in nero” e 30 si trovavano in condizione di clandestinità. La presenza di 19 minori sui luoghi di lavoro, di cui 9 impiegati illegalmente “in nero”, aggiunge un ulteriore elemento di gravità al quadro emerso.
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- Che schifo! Come è possibile che nel 2025...😡...
- Forse dovremmo ripensare il modello agricolo...🤔...
Provvedimenti e sanzioni: la risposta delle autorità
A seguito delle ispezioni, i Carabinieri hanno emesso 113 provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale, pari al 12,7% delle aziende controllate. Le sospensioni sono state motivate da “lavoro nero” (51 casi), gravi violazioni della sicurezza sul lavoro (50 casi) o entrambe le problematiche (12 casi). Sono stati inoltre disposti 42 provvedimenti di diffida e 850 prescrizioni ai sensi del decreto legislativo 758/1994.
Le conseguenze penali non sono mancate: 470 persone sono state denunciate per diverse violazioni, tra cui violazioni del Testo Unico sull’immigrazione, caporalato, falso ideologico e somministrazione fraudolenta di manodopera. L’intervento ha condotto anche al sequestro, a Perugia, di un precario edificio adibito a dormitorio per i lavoratori sfruttati, e al rinvenimento e sequestro, a Trieste, di attestati di formazione artefatti. Le multe e le penalità complessive hanno raggiunto la cifra di 4.230.241,84 euro.

Il caporalato e lo sfruttamento del lavoro: un problema persistente
L’operazione dei Carabinieri ha messo in luce la persistenza del fenomeno del caporalato e dello sfruttamento del lavoro nel settore agricolo italiano. Le irregolarità riscontrate, che vanno dal lavoro nero alla violazione delle norme sulla sicurezza, evidenziano una situazione di illegalità diffusa che danneggia i lavoratori e le imprese oneste.
La presenza di lavoratori extracomunitari impiegati in condizioni irregolari e di minori sfruttati sul lavoro è particolarmente preoccupante. Questi soggetti, spesso vulnerabili e privi di alternative, sono esposti a condizioni di lavoro degradanti e a retribuzioni inadeguate. Il caporalato, che consiste nell’intermediazione illecita di manodopera, aggrava ulteriormente la situazione, creando un sistema di sfruttamento che alimenta l’illegalità e la criminalità.
Verso un’agricoltura più giusta: riflessioni e prospettive
L’operazione dei Carabinieri rappresenta un importante passo avanti nella lotta contro il lavoro nero e il caporalato in agricoltura. Tuttavia, la strada da percorrere è ancora lunga e richiede un impegno costante da parte delle istituzioni, delle imprese e della società civile.
È necessario rafforzare i controlli e le sanzioni per contrastare le pratiche illegali, ma anche promuovere un’agricoltura più sostenibile e rispettosa dei diritti dei lavoratori. Ciò implica investire nella formazione e nella sicurezza sul lavoro, garantire retribuzioni adeguate e favorire l’integrazione dei lavoratori stranieri. Solo così sarà possibile costruire un’agricoltura più giusta e competitiva, in grado di valorizzare il lavoro umano e di tutelare l’ambiente.
Un approccio integrato per un futuro sostenibile
L’agricoltura, pilastro fondamentale dell’economia italiana, si trova di fronte a sfide complesse che richiedono un approccio integrato e lungimirante. Contrastare il lavoro nero e il caporalato non è solo una questione di legalità, ma anche di etica e di responsabilità sociale.
L’agricoltura moderna richiede una visione che vada oltre la mera produzione, abbracciando la sostenibilità ambientale, la tutela dei diritti dei lavoratori e la valorizzazione del territorio. Un’agricoltura che sappia coniugare tradizione e innovazione, che investa nella ricerca e nella tecnologia, e che promuova un modello di sviluppo inclusivo e rispettoso dell’ambiente.
Un concetto base dell’agricoltura è la rotazione delle colture, una pratica che consiste nell’alternare diverse colture sullo stesso terreno per migliorare la fertilità del suolo, ridurre l’incidenza di parassiti e malattie e aumentare la produttività.
Un concetto avanzato è l’agricoltura di precisione, che utilizza tecnologie avanzate come sensori, droni e sistemi di geolocalizzazione per ottimizzare l’uso delle risorse, ridurre gli sprechi e aumentare la resa delle colture.
Riflettiamo su come possiamo contribuire, nel nostro piccolo, a promuovere un’agricoltura più giusta e sostenibile, scegliendo prodotti locali e di stagione, sostenendo le imprese che rispettano i diritti dei lavoratori e adottando comportamenti responsabili nei confronti dell’ambiente. Solo così potremo costruire un futuro migliore per noi e per le generazioni future.