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Clima impazzito e cibo: possiamo ancora salvare il pianeta?

L'aumento delle temperature e le pratiche agricole insostenibili minacciano la nostra alimentazione. Scopri come le leguminose e una transizione agro-ecologica possono invertire la rotta.
  • La filiera alimentare è responsabile del 34% delle emissioni globali.
  • Importiamo oltre il 90% di alcuni legumi dall'estero.
  • La proposta 'Oltre gli allevamenti intensivi' ha 23 sostenitori.

Giugno è stato il mese più caldo mai registrato in Europa occidentale, un campanello d’allarme per un settore già provato da siccità persistente e pratiche agricole insostenibili. Queste ultime, infatti, contribuiscono all’emissione di gas serra e all’inquinamento di suolo e falde acquifere, aggravando ulteriormente la crisi. La sfida globale è ottimizzare il rapporto tra cibo e ambiente, un compito arduo considerando le disuguaglianze sociali ed economiche che affliggono vaste aree del mondo.

Le conseguenze del clima impazzito si traducono in raccolti compromessi e alimenti di qualità inferiore. Carote meno consistenti, cavoli più amari, deformazioni in melanzane e pomodori, e la perdita di valore nutritivo dell’olio sono solo alcuni esempi. La produzione di patate, barbabietole, ceci e lenticchie subisce un drastico calo, mentre la carne prodotta risente dello stress da calore sugli animali. Anche gli oceani non sono esenti, con il rischio di scomparsa di alcune specie ittiche.

La filiera alimentare è responsabile del 34% delle emissioni globali, secondo la FAO (2021), includendo produzione, stoccaggio, trasporto, imballaggio e gestione degli scarti. L’impatto di un alimento si misura considerando l’emissione di gas serra, l’uso del suolo, il consumo di acqua e l’impiego di fertilizzanti. L’allevamento intensivo, in particolare, occupa un terzo delle terre abitabili, destinando vaste aree alla coltivazione di foraggio con pratiche agricole dannose per l’ambiente.

Il ruolo strategico delle leguminose

In questo scenario critico, le leguminose emergono come una risorsa preziosa. Queste piante, che includono ceci, fave, fagioli, piselli, arachidi e soia, dimostrano una notevole resistenza alla siccità e possiedono la capacità di fissare l’azoto atmosferico nel terreno, arricchendolo in modo naturale grazie alla simbiosi con batteri specifici. La FAO riconosce le leguminose come un’ottima fonte di proteine, ricche di nutrienti e a basso indice glicemico, evidenziandone i benefici per la salute cardiovascolare e le proprietà antitumorali grazie all’alto contenuto di sostanze fitochimiche e antiossidanti.

Nonostante i vantaggi ambientali e nutrizionali, la produzione di legumi in Italia ha subito un declino significativo dopo la Seconda Guerra Mondiale, a favore di colture più redditizie o destinate all’alimentazione animale. Attualmente, l’import di legumi dall’estero supera il 90% per alcune varietà, spesso coltivate intensivamente e offerte a prezzi competitivi, nonostante il lungo trasporto.

Aumentare la produzione di legumi è fondamentale per promuovere un’agricoltura a basso impatto ambientale e favorire un consumo più equilibrato di proteine, in un contesto caratterizzato da un eccessivo consumo di proteine animali. Questo cambiamento di rotta contrasta con l’intensificazione delle filiere alimentari, dove gli animali sono spesso allevati in condizioni di sovraffollamento e sofferenza, aggravate dalle alte temperature.

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Proposte legislative e transizione agro-ecologica

Per invertire questa tendenza, l’associazione Terra!, insieme a Greenpeace Italia, ISDE – Medici per l’ambiente, Lipu e WWF Italia, ha promosso la proposta di legge “Oltre gli allevamenti intensivi”, assegnata alla Commissione Agricoltura della Camera dei deputati nel Luglio 2024. La proposta, sostenuta da 23 parlamentari di diverse forze politiche, mira a superare il modello industriale e avviare una transizione agro-ecologica della zootecnia.

Le organizzazioni promotrici riconoscono la rilevanza dei Comuni, spesso gravemente interessati dagli effetti negativi, sia ambientali che sanitari, derivanti dai grandi allevamenti, e hanno pertanto reso disponibile un testo di mozione per gli enti locali a supporto del disegno di legge. È essenziale che la trasformazione ecologica prenda avvio a livello locale, riconvertendo gli allevamenti intensivi in modelli più sostenibili e etici, promuovendo un sistema agricolo basato sulla varietà biologica, il benessere animale, la sanità pubblica e l’equità sociale.

La sfida per il futuro è spingere un numero crescente di individui a ridurre in modo significativo il consumo di carne. Molti, ciononostante, vedono la carne come un alimento che definisce l’identità, indispensabile per lo sviluppo muscolare, la forza e, di conseguenza, la virilità, e ritengono che le proteine animali siano fondamentali per la sopravvivenza. Per diminuire l’ingestione di prodotti animali, alcuni si orientano verso opzioni alternative, come le proteine vegetali o la carne prodotta in laboratorio. Sebbene ciò comporti una diminuzione del numero di animali sacrificati, permangono interrogativi sui benefici per la salute e per l’ecosistema. Alcune ricerche indicano che la produzione di carne coltivata potrebbe avere un impatto ambientale superiore rispetto alla carne convenzionale.

Verso un futuro alimentare sostenibile: un cambio di paradigma

La sostenibilità ambientale e alimentare richiede un cambio di paradigma, con interventi politici che promuovano diete sane e sostenibili. La EAT-Lancet Commission on Food, Planet, Health (2019) ha definito obiettivi scientifici globali per diete sane e produzione alimentare sostenibile, che prevedono un cambiamento delle abitudini alimentari, un miglioramento della produzione alimentare e una riduzione degli sprechi alimentari.

È stata elaborata una “dieta planetaria salutare”, che si avvicina alla dieta mediterranea, con lo scopo di suggerire all’umanità cosa e quanto mangiare per rimanere in salute e salvaguardare il pianeta. Tuttavia, la presenza di ingiustizie sociali e disuguaglianze economiche complica la realizzazione di questo piano dietetico. È di vitale importanza che ciascuno di noi acquisisca consapevolezza della linea sempre più sottile che divide l’abbondanza dal collasso globale. Soddisfare i nostri desideri, in particolare quelli legati al cibo, non può essere il principio guida delle nostre azioni: rischiamo di saziarci oggi per poi patire la fame domani.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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