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Allarme lupi: ecco perché la situazione è fuori controllo

L'aumento degli attacchi al bestiame in Emilia-Romagna e Veneto richiede un intervento urgente. Scopri le strategie regionali e le criticità della normativa nazionale.
  • Regione Emilia-Romagna stanzia 300.000 euro per la prevenzione.
  • 5 milioni di euro dal PSR per interventi di prevenzione.
  • Veneto: popolazione stimata in oltre 200 lupi.

L’aumento della popolazione di lupi sta generando crescenti preoccupazioni tra gli allevatori, specialmente in regioni come l’Emilia-Romagna e il Veneto. Gli attacchi al bestiame, pur mostrando un calo in alcune aree grazie alle misure di prevenzione attuate, rimangono una fonte di stress e perdite economiche significative per il settore zootecnico.

L’impegno della Regione Emilia-Romagna

La Regione Emilia-Romagna ha intensificato i suoi sforzi per mitigare l’impatto della presenza dei lupi, implementando una serie di strumenti finanziari e di supporto tecnico. L’assessore all’Agricoltura, Alessio Mammi, ha sottolineato l’importanza del monitoraggio costante e della collaborazione con tutti i soggetti coinvolti, inclusi i tecnici regionali, i Carabinieri forestali, la Polizia provinciale, l’Ausl, i referenti degli enti locali e le associazioni agricole.

Un tavolo tecnico è stato istituito a Rimini, in Prefettura, per affrontare specificamente le problematiche locali. Inoltre, sopralluoghi sono programmati negli allevamenti colpiti per analizzare le possibili soluzioni e prevenire ulteriori episodi di predazione.

La Regione ha stanziato 300.000 euro per un bando annuale dedicato alla prevenzione, di cui circa un quinto destinato specificamente alla prevenzione degli attacchi dei lupi. In aggiunta, i fondi del Piano di Sviluppo Rurale (PSR) hanno ammontato negli ultimi anni a circa 5 milioni di euro complessivi per interventi di prevenzione su tutte le specie.

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Criticità della normativa nazionale

Nonostante gli sforzi regionali, l’assessore Mammi ha evidenziato la necessità di un intervento a livello governativo, sottolineando come l’attuale quadro normativo nazionale sia inadeguato. La richiesta è quella di un aggiornamento del “Piano Lupo nazionale”, che tenga conto dell’aumentata presenza della specie e preveda strumenti più flessibili per gestire le situazioni problematiche.

L’Emilia-Romagna si posiziona come pioniera nel campo della tutela e del risarcimento dei danni. Dal 2018, i danni da lupo sono erogati in regime di aiuti di stato grazie a una notifica presentata all’UE. Nel giugno 2025, la Giunta regionale ha esteso le possibilità di compensazione, includendo anche le perdite indirette come il tempo dedicato alla gestione delle emergenze, la diminuzione del reddito post-predazione, le spese veterinarie e lo smaltimento delle carcasse.

Il caso Veneto e le diverse strategie europee

In Veneto, la situazione è altrettanto complessa, con una popolazione di lupi stimata in oltre 200 esemplari. L’Associazione Nazionale per la Tutela dell’Ambiente e della Vita Rurali denuncia la lentezza delle istituzioni nell’affrontare il problema. Paolo Borchia, capodelegazione della Lega al Parlamento europeo, ha sottolineato la necessità di un aggiornamento della normativa nazionale per fornire strumenti adeguati alla regione.

A differenza di altri paesi europei, come Germania, Svizzera e Francia, che si avvalgono delle deroghe previste dalla Direttiva Habitat per autorizzare l’abbattimento controllato dei lupi, il Veneto non ha mai sollecitato il Ministero dell’Ambiente a intervenire con misure di contenimento. Questo approccio contrasta con quello di paesi come la Svezia, che ha drasticamente ridotto il numero dei lupi, o la Svizzera, dove sono stati abbattuti circa 150 lupi nel biennio 2023-2025.

Verso un futuro di convivenza?

La coesistenza tra lupi e attività umane, in particolare l’allevamento, rappresenta una sfida complessa che richiede un approccio integrato e flessibile. Le strategie di prevenzione, come recinzioni elettrificate e cani da guardiania, si sono dimostrate efficaci nel ridurre gli attacchi al bestiame, ma è fondamentale un monitoraggio costante e un adattamento delle misure alle specifiche esigenze di ogni territorio.

È necessario un dialogo aperto e costruttivo tra tutti i soggetti coinvolti, dalle istituzioni agli allevatori, dalle associazioni ambientaliste ai tecnici, per trovare soluzioni sostenibili che tutelino sia la conservazione del lupo che la vitalità del settore agricolo.

Un equilibrio delicato: riflessioni conclusive

La questione della convivenza tra lupi e attività agricole è un esempio lampante di come la gestione della fauna selvatica richieda un approccio olistico e multidisciplinare. Non si tratta solo di proteggere una specie, ma di garantire la sostenibilità economica e sociale delle comunità rurali.

Una nozione base di agricoltura che si applica in questo contesto è la rotazione delle colture. Così come la rotazione delle colture aiuta a mantenere la fertilità del suolo e a prevenire le malattie, una gestione oculata del territorio può favorire un equilibrio tra le diverse specie e le attività umane.
Un concetto più avanzato è quello dell’agricoltura rigenerativa, che mira a ripristinare la biodiversità e la salute degli ecosistemi. In questo senso, la presenza del lupo può essere vista non solo come una minaccia, ma anche come un’opportunità per promuovere un’agricoltura più sostenibile e resiliente.

Riflettiamo: come possiamo trasformare una sfida in un’opportunità? Come possiamo imparare a convivere con la natura, traendone beneficio anziché subirne le conseguenze? La risposta a queste domande potrebbe essere la chiave per un futuro più armonioso e prospero per tutti.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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