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Alleva expo 2025: opportunità per tutti o vetrina per pochi?

Coldiretti e Alleva Expo 2025: l'evento è realmente inclusivo per i piccoli produttori campani o rischia di favorire solo le grandi aziende?
  • Nel 2011, il 60% delle imprese agricole campane aveva difficoltà ad ottenere finanziamenti.
  • Coldiretti accusata di essere "asservita alle multinazionali" dal rappresentante del CRA.
  • Piccoli produttori si sentono esclusi da Alleva Expo 2025 per costi elevati.

Un’occasione per l’agricoltura campana?

Coldiretti e Alleva Expo 2025: Un’occasione per l’agricoltura campana o una vetrina per pochi eletti?

L’agricoltura campana, un settore vitale per l’economia regionale, si trova di fronte a un bivio. Da un lato, eventi come Alleva Expo 2025 promettono di essere una vetrina per le eccellenze del territorio, un’opportunità per far conoscere i prodotti locali e attrarre investimenti. Dall’altro, persistono dubbi sulla reale inclusività di tali iniziative e sulla loro capacità di generare benefici concreti per tutti gli operatori del settore, in particolare per i piccoli produttori che rappresentano la spina dorsale dell’agricoltura campana. La domanda che sorge spontanea è: Alleva Expo 2025 è un’effettiva chance di crescita per l’intera filiera agricola campana, o si configura come un palcoscenico riservato a un’élite di aziende già consolidate?

Campania Alleva Expo 2025: Luci e ombre sull’iniziativa di Coldiretti

Campania Alleva Expo 2025 ha rappresentato un momento di incontro e confronto per il settore zootecnico campano, con la Casa Coldiretti a fare da epicentro per un ricco programma di eventi. Cooking show, convegni tematici e degustazioni hanno animato la fiera, offrendo apparentemente un’ampia gamma di opportunità per gli operatori del settore. Tuttavia, un’analisi più approfondita delle proposte di ColdirettiSolleva interrogativi sulla loro reale accessibilità per i piccoli produttori. Se da un lato i cooking show celebrano i prodotti a chilometro zero, dall’altro è innegabile che la partecipazione a tali eventi richieda un investimento in marketing e promozione che molte piccole aziende non possono permettersi. Analogamente, i convegni sulle filiere zootecniche, pur affrontando temi cruciali come l’innovazione e la sostenibilità, spesso si concentrano sulle esigenze delle grandi aziende, trascurando le specificità e le difficoltà dei piccoli allevatori. Gli incontri sul turismo rurale, infine, rischiano di favorire principalmente le aziende agrituristiche già affermate, escludendo chi ha appena iniziato o non dispone delle risorse necessarie per sviluppare un’offerta turistica competitiva.

Appare evidente che, al di là delle intenzioni dichiarate, le iniziative promosse da Coldiretti potrebbero non essere sufficientemente inclusive, rischiando di ampliare il divario tra le aziende agricole più strutturate e quelle di minori dimensioni. La questione dell’accesso al credito, ad esempio, rappresenta un ostacolo insormontabile per molti piccoli produttori campani. Già nel lontano 2011, Coldiretti Campania denunciava che il 60% delle imprese agricole della regione aveva difficoltà ad ottenere finanziamenti. In risposta a tale problematica, era stato creato CreditAgri Italia, un consorzio di garanzia fidi con l’obiettivo di facilitare l’accesso al credito per le aziende agricole. Tuttavia, a distanza di oltre un decennio, la situazione sembra essere migliorata solo in misura marginale, e molti piccoli produttori continuano a lamentare difficoltà nell’ottenere i finanziamenti necessari per investire nell’innovazione, ampliare la propria attività o semplicemente far fronte alle spese correnti.

La partecipazione ad eventi come Alleva Expo 2025, inoltre, comporta costi significativi che possono rappresentare un deterrente insormontabile per le piccole aziende. L’affitto di uno stand, le spese di trasporto e alloggio, i costi di promozione e marketing: tutti questi fattori contribuiscono a rendere la partecipazione alla fiera proibitiva per molti piccoli produttori, che si vedono così esclusi da un’importante opportunità di visibilità e networking. È dunque necessario interrogarsi su come rendere tali eventi più accessibili a tutti gli operatori del settore, magari attraverso la creazione di spazi espositivi a costi ridotti, la concessione di contributi economici per la partecipazione o l’organizzazione di iniziative di formazione e supporto per aiutare le piccole aziende a prepararsi adeguatamente alla fiera.

Al di là delle difficoltà economiche, i piccoli produttori campani si sentono spesso esclusi anche dai processi decisionali e dalle dinamiche di rappresentanza del settore agricolo. Le associazioni di categoria, come Coldiretti, sono spesso percepite come troppo vicine alle grandi aziende e poco attente alle esigenze dei piccoli operatori. Questa sensazione di marginalizzazione può generare sfiducia e disinteresse, allontanando i piccoli produttori dalle iniziative promosse dalle associazioni di categoria e rendendo più difficile la creazione di un fronte comune per la difesa degli interessi del settore agricolo campano. Per superare questa impasse, è necessario promuovere un maggiore coinvolgimento dei piccoli produttori nei processi decisionali, magari attraverso la creazione di tavoli di concertazione specifici o l’organizzazione di consultazioni pubbliche per raccogliere le loro proposte e suggerimenti. È inoltre fondamentale garantire una maggiore trasparenza e imparzialità nei criteri di selezione delle aziende che partecipano ad eventi come Alleva Expo 2025, evitando favoritismi o conflitti di interesse che possano penalizzare i piccoli produttori.

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  • 👍 Alleva Expo: Un'ottima occasione per far conoscere i prodotti......
  • 👎 Coldiretti favorisce solo i grandi? I piccoli produttori......
  • 🤔 Rotazione delle colture nell'agricoltura campana? Un approccio inaspettato......

Accuse di asservimento alle multinazionali e la voce critica del CRA

Nel dibattito sull’agricoltura campana, non mancano voci critiche nei confronti di Coldiretti e delle sue politiche. Danilo Calvani, rappresentante nazionale del CRA (Comitati Riuniti Agricoli), ha rilasciato un’intervista a Gambero Rosso in cui ha accusato Coldiretti di essere “asservita alle multinazionali” e il governo di avallare leggi che favoriscono gli interessi di queste ultime. Secondo Calvani, Coldiretti non sarebbe in grado di rappresentare e difendere adeguatamente gli interessi di tutti gli agricoltori, in particolare quelli più piccoli e vulnerabili, privilegiando invece le esigenze delle grandi aziende e dei gruppi economici dominanti. Tali accuse, seppur gravi, meritano di essere prese in seria considerazione, in quantoSollevano dubbi sulla reale capacità di Coldiretti di svolgere un ruolo di rappresentanza imparziale e di tutela degli interessi dell’intera categoria degli agricoltori.

Calvani ha inoltre denunciato la mancanza di controlli sulle importazioni di prodotti agricoli trattati con fitofarmaci vietati in Europa, una pratica che danneggerebbe i produttori locali e metterebbe a rischio la salute dei consumatori. Secondo il rappresentante del CRA, le politiche agricole europee e nazionali sarebbero orientate a favorire gli interessi delle multinazionali, a scapito della qualità dei prodotti, della tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini. Tali affermazioni, pur necessitando di ulteriori verifiche e approfondimenti, evidenziano la necessità di un dibattito più ampio e trasparente sulle priorità e le strategie del settore agricolo campano, coinvolgendo tutti gli attori in campo e tenendo conto delle diverse sensibilità e istanze.

Le critiche mosse da Calvani non sono isolate, ma si inseriscono in un contesto più ampio di diffusa insoddisfazione e malcontento tra i piccoli produttori campani, che si sentono spesso esclusi dai processi decisionali e dalle dinamiche di potere del settore agricolo. Molti agricoltori lamentano la mancanza di un’adeguata rappresentanza dei loro interessi, la difficoltà di accedere ai finanziamenti e alle opportunità offerte dalle istituzioni e dalle associazioni di categoria, e la crescente pressione competitiva esercitata dalle grandi aziende e dai prodotti importati. Per superare questa situazione di crisi, è necessario promuovere un cambiamento radicale nel modo di concepire e gestire l’agricoltura campana, valorizzando il ruolo dei piccoli produttori, sostenendo le produzioni locali di qualità, tutelando l’ambiente e la salute dei cittadini e garantendo una maggiore trasparenza e partecipazione nei processi decisionali.

Le affermazioni di Danilo Calvani e le testimonianze, seppur anonime, degli agricoltori campaniSollevano dunque una questione fondamentale: Coldiretti è realmente in grado di rappresentare e difendere gli interessi di tutti gli agricoltori, o la sua azione è condizionata da logiche di potere e interessi economici che penalizzano i piccoli produttori? La risposta a questa domanda non è semplice e richiede un’analisi approfondita e imparziale delle politiche e delle azioni concrete messe in atto da Coldiretti, tenendo conto delle diverse sensibilità e istanze presenti nel settore agricolo campano. È inoltre necessario promuovere un dibattito aperto e trasparente sulle sfide e le opportunità che attendono l’agricoltura campana, coinvolgendo tutti gli attori in campo e cercando di costruire un futuro più equo, sostenibile e prospero per tutti.

Le difficoltà dei piccoli produttori e la necessità di un cambiamento

Le voci degli agricoltori campani che si sentono esclusi da Alleva Expo 2025 e dalle iniziative di Coldiretti sono un campanello d’allarme che non può essere ignorato. “Per noi piccoli è impossibile partecipare a eventi del genere“, lamenta un agricoltore dell’Irpinia. “I costi sono troppo alti e i criteri di selezione favoriscono sempre le aziende più grandi, quelle che hanno già i mezzi per farsi pubblicità”. Questo grido di dolore è condiviso da molti piccoli produttori, che si sentono tagliati fuori dalle opportunità offerte dal settore agricolo campano. La difficoltà di accesso ai finanziamenti, la mancanza di un’adeguata rappresentanza dei loro interessi e la crescente pressione competitiva esercitata dalle grandi aziende e dai prodotti importati sono solo alcune delle sfide che i piccoli agricoltori devono affrontare quotidianamente.

Un agricoltore del Casertano, ad esempio, denuncia: “Coldiretti dice di difenderci, ma poi nei fatti aiuta solo i soliti noti, quelli che sono già dentro il sistema“. Questa accusa di favoritismoSolleva dubbi sulla reale imparzialità delle politiche agricole regionali e sulla capacità delle associazioni di categoria di rappresentare adeguatamente gli interessi di tutti gli operatori del settore. È necessario garantire una maggiore trasparenza e imparzialità nei criteri di selezione delle aziende che partecipano ad eventi come Alleva Expo 2025, evitando favoritismi o conflitti di interesse che possano penalizzare i piccoli produttori. È inoltre fondamentale promuovere un maggiore coinvolgimento dei piccoli agricoltori nei processi decisionali, magari attraverso la creazione di tavoli di concertazione specifici o l’organizzazione di consultazioni pubbliche per raccogliere le loro proposte e suggerimenti.

Un giovane agricoltore del Sannio, infine, esprime la frustrazione di chi si sente dimenticato e trascurato: “Noi vorremmo solo avere la possibilità di far conoscere i nostri prodotti, ma nessuno ci ascolta. Sembra che l’agricoltura campana sia fatta solo di grandi aziende e di prodotti DOP, ma noi piccoli produttori esistiamo e abbiamo tanto da offrire“. Questa testimonianza evidenzia la necessità di valorizzare il ruolo dei piccoli produttori, sostenendo le produzioni locali di qualità, tutelando l’ambiente e la salute dei cittadini e garantendo una maggiore trasparenza e partecipazione nei processi decisionali. È fondamentale riconoscere che l’agricoltura campana non è fatta solo di grandi aziende e di prodotti DOP, ma anche e soprattutto di tanti piccoli agricoltori che, con il loro lavoro e la loro passione, contribuiscono a preservare la biodiversità del territorio, a mantenere vive le tradizioni locali e a garantire la sicurezza alimentare dei cittadini.

Per superare questa situazione di crisi, è necessario promuovere un cambiamento radicale nel modo di concepire e gestire l’agricoltura campana, mettendo al centro i piccoli produttori, sostenendo le produzioni locali di qualità, tutelando l’ambiente e la salute dei cittadini e garantendo una maggiore trasparenza e partecipazione nei processi decisionali. È necessario creare un sistema agricolo più equo, sostenibile e prospero per tutti, in cui i piccoli agricoltori abbiano la possibilità di far sentire la propria voce, di accedere ai finanziamenti e alle opportunità offerte dal settore e di contribuire attivamente allo sviluppo economico e sociale del territorio.

Quale futuro per l’agricoltura campana?

Il futuro dell’agricoltura campana è appeso a un filo. Da un lato, eventi come Alleva Expo 2025 offrono una vetrina per le eccellenze del territorio e promuovono l’innovazione e la sostenibilità. Dall’altro, persistono dubbi sulla reale inclusività di tali iniziative e sulla loro capacità di generare benefici concreti per tutti gli operatori del settore, in particolare per i piccoli produttori che rappresentano la spina dorsale dell’agricoltura campana. È necessario che le istituzioni, le associazioni di categoria e tutti gli attori in campo si interroghino seriamente su come garantire una maggiore equità e sostenibilità nel settore agricolo campano, valorizzando il ruolo dei piccoli produttori, sostenendo le produzioni locali di qualità, tutelando l’ambiente e la salute dei cittadini e garantendo una maggiore trasparenza e partecipazione nei processi decisionali.

È fondamentale creare un sistema agricolo più inclusivo, in cui tutti gli agricoltori abbiano la possibilità di far sentire la propria voce, di accedere ai finanziamenti e alle opportunità offerte dal settore e di contribuire attivamente allo sviluppo economico e sociale del territorio. È necessario sostenere le produzioni locali di qualità, promuovendo la biodiversità, la tipicità e il legame con il territorio. È necessario tutelare l’ambiente e la salute dei cittadini, promuovendo pratiche agricole sostenibili che riducano l’uso di pesticidi e fertilizzanti chimici, preservino la fertilità del suolo e proteggano le risorse idriche. È necessario garantire una maggiore trasparenza e partecipazione nei processi decisionali, coinvolgendo tutti gli attori in campo e cercando di costruire un futuro più equo, sostenibile e prospero per tutti.

Solo così l’agricoltura campana potrà tornare ad essere un motore di sviluppo per l’intera regione, un settore capace di creare occupazione, generare reddito e garantire la sicurezza alimentare dei cittadini. Solo così si potrà superare la crisi attuale e costruire un futuro più radioso per tutti gli agricoltori campani, grandi e piccoli, giovani e meno giovani, tradizionali e innovativi. Il futuro dell’agricoltura campana è nelle mani di tutti noi. Sta a noi scegliere se vogliamo un sistema agricolo equo, sostenibile e prospero, o se vogliamo continuare a perpetuare un modello che penalizza i piccoli produttori, danneggia l’ambiente e mette a rischio la salute dei cittadini. La scelta è nostra, e le conseguenze si faranno sentire per le generazioni future.

Amici, nel cuore di questa discussione sull’agricoltura campana e sul ruolo di realtà come Coldiretti e Alleva Expo 2025, è essenziale ricordare un principio base dell’agricoltura: la rotazione delle colture. Proprio come un agricoltore accorto non può piantare sempre lo stesso raccolto nello stesso terreno, perché lo impoverirebbe, così anche nel sistema agricolo è necessario diversificare gli approcci, le voci e le opportunità. La monocoltura, sia essa di pensiero o di pratica, porta all’esaurimento e alla fragilità. Invece, alternare colture diverse, con differenti esigenze nutritive, aiuta a mantenere il suolo fertile e a prevenire malattie e parassiti. Allo stesso modo, sostenere una pluralità di modelli agricoli, dalle grandi aziende familiari ai piccoli produttori biologici, crea un ecosistema più resiliente e capace di affrontare le sfide del futuro.

E se vogliamo spingerci oltre, parlando di agricoltura avanzata, il concetto di agricoltura rigenerativa ci offre una prospettiva illuminante. Non si tratta solo di “non fare danni”, ma di actively migliorare la salute del suolo, aumentare la biodiversità e catturare carbonio dall’atmosfera. In pratica, significa adottare tecniche come la minima lavorazione del terreno, l’uso di cover crops (colture di copertura) e l’integrazione di bestiame nel sistema agricolo. Trasferendo questo concetto al tema dell’articolo, potremmo dire che Coldiretti e Alleva Expo 2025 dovrebbero aspirare non solo a “dare una vetrina” all’agricoltura campana, ma ad agire come catalizzatori per un cambiamento positivo, promuovendo pratiche che rigenerino il tessuto economico e sociale del settore, dando voce e sostegno a tutte le sue componenti, specialmente quelle più fragili.

Questa riflessione mi porta a chiedermi: cosa possiamo fare noi, come consumatori e cittadini, per sostenere un’agricoltura campana più equa e sostenibile? Forse dovremmo iniziare a fare scelte più consapevoli, privilegiando i prodotti locali, informandoci sulla provenienza del cibo che acquistiamo e sostenendo i piccoli produttori che si impegnano a rispettare l’ambiente e a valorizzare il territorio. Forse dovremmo anche chiedere alle istituzioni e alle associazioni di categoria di fare di più per promuovere un modello agricolo più inclusivo e partecipativo, in cui tutti abbiano la possibilità di far sentire la propria voce e di contribuire attivamente allo sviluppo del settore.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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