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- Nel 2050 potremmo non avere abbastanza terreno per tutti.
- Syngenta dimezza i tempi di sviluppo prodotti: da 10 a 5 anni.
- L'IA analizza dati su colture, suolo e ambiente per indicazioni preziose.
L’agricoltura sta vivendo una trasformazione epocale grazie all’integrazione dell’intelligenza artificiale (IA), un cambiamento che promette di rivoluzionare il settore, rendendolo più efficiente, sostenibile e resiliente. Tuttavia, questa transizione solleva interrogativi importanti sull’etica, la regolamentazione e l’impatto sociale di queste nuove tecnologie.
L’IA come motore di cambiamento nell’agricoltura
L’applicazione dell’IA in agricoltura si presenta come una risposta alle sfide globali, tra cui la crisi climatica e la necessità di incrementare la produzione alimentare per una popolazione in crescita. *Feroz Sheikh, Chief Information e Digital Officer di Syngenta Group, sottolinea come l’IA possa contribuire a fronteggiare l’emergenza alimentare, prevedendo che nel 2050 non ci sarà abbastanza terreno per sfamare l’intera popolazione mondiale.
La crisi climatica ha sconvolto i modelli tradizionali su cui si basavano le previsioni agricole. I vecchi dataset non sono più affidabili, rendendo necessario l’utilizzo di sistemi in grado di raccogliere dati in tempo reale attraverso l’IoT (Internet of Things) direttamente sui terreni coltivati. Questo approccio consente di monitorare costantemente le condizioni ambientali e di adattare le pratiche agricole di conseguenza.

L’analisi dei dati raccolti è fondamentale per ottimizzare le pratiche agricole. Syngenta ha sviluppato tecnologie come l’analisi tramite immagini satellitari per individuare la diffusione dei nematodi e il sistema INTERRA Scan per analizzare la composizione del terreno e creare un “gemello digitale” dei campi coltivati. Queste metodologie permettono di perfezionare la coltivazione secondo i principi dell’agricoltura rigenerativa.
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Il ruolo dell’IA e la fiducia degli agricoltori
L’introduzione dell’IA in agricoltura solleva questioni di fiducia, soprattutto quando sono coinvolte grandi multinazionali. Gli agricoltori potrebbero essere restii ad adottare strumenti proposti da aziende che vendono anche prodotti agricoli, temendo un conflitto di interessi.
Sheikh riconosce che l’IA è ancora una “black box”, poiché è difficile ricostruire i processi che portano alle raccomandazioni degli algoritmi. Per superare questa diffidenza, Syngenta ha sviluppato strumenti digitali il più possibile agnostici, che in alcuni casi suggeriscono anche l’uso di prodotti della concorrenza.
L’IA non solo supporta le attività quotidiane degli agricoltori, ma svolge anche un ruolo cruciale nella ricerca e sviluppo, soprattutto in ambito chimico. L’IA inverte la prospettiva tradizionale dei ricercatori, consentendo di partire dalle proprietà desiderate e selezionare le molecole più promettenti in base alle simulazioni. Questo approccio mira a dimezzare i tempi necessari per sviluppare nuovi prodotti, passando da una media di 10 anni a soli 5 anni.
Regolamentazione e consapevolezza nell’uso dell’IA
L’espansione dell’IA in agricoltura richiede una regolamentazione adeguata per evitare che si trasformi in un “incubo”. Sheikh sottolinea l’importanza di un controllo puntuale sull’uso dell’IA, ma anche della consapevolezza da parte degli utenti, che non devono scambiare l’IA per un oracolo.
L’IA è una tecnologia di supporto che non può sostituire la profonda esperienza di chi ha dedicato una vita alla terra. È fondamentale che gli agricoltori acquisiscano una migliore consapevolezza nell’uso degli strumenti tecnologici, integrando le loro conoscenze tradizionali con le nuove tecnologie.
Nell’attuale scenario agricolo, le informazioni rappresentano una risorsa strategica, con un valore forse superiore a quello di carburante e fertilizzanti. L’IA entra in gioco per interpretare questi dati, fornendo indicazioni preziose sullo stato delle colture, del suolo e dell’ambiente. Sistemi avanzati suggeriscono trattamenti fitosanitari in base al meteo, monitorano le colture da satellite e riconoscono malattie o infestazioni attraverso il riconoscimento delle immagini.
Tuttavia, è fondamentale evitare l’equivoco che l’IA possa sostituire l’esperienza umana. Questi strumenti sono pensati per affiancare agronomi, tecnici e consulenti, aiutandoli a elaborare i dati e a prendere decisioni informate. L’uomo deve saper leggere e interpretare i dati, distinguendo una previsione attendibile da una “confabulazione” dell’algoritmo.
Verso un’agricoltura 4.0: integrazione e competenze
La vera forza dell’IA in agricoltura risiede nell’integrazione di diversi strumenti e tecnologie. Non si tratta di un singolo algoritmo che fa tutto, ma di un insieme di moduli che lavorano insieme, come un coltellino svizzero. Ogni problema richiede un approccio su misura, che coinvolga agronomi, data scientist e sviluppatori.
L’agricoltura digitale offre un’opportunità immensa per rendere il settore più produttivo, sostenibile ed efficiente. Tuttavia, l’adozione delle tecnologie digitali è ancora lenta, soprattutto tra le piccole e medie aziende, a causa di costi elevati, mancanza di infrastrutture, scarsa formazione e normative poco chiare.
L’agronomo svolge un ruolo fondamentale nel tradurre la tecnologia in soluzioni concrete, aiutando gli agricoltori a scegliere gli strumenti giusti, accompagnandoli nell’adozione delle tecnologie e interpretando i dati raccolti per prendere decisioni migliori. È indispensabile un cambio di mentalità che porti a considerare l’agricoltura non più come un’attività gravosa e ancorata al passato, ma come un settore strategico, dinamico e ricco di potenzialità.
Conclusione: Un Futuro Agricolo Intelligente e Sostenibile
L’intelligenza artificiale sta trasformando l’agricoltura in un settore ad alto coefficiente di innovazione. L’IA può analizzare dati, individuare malattie, ottimizzare l’uso di fertilizzanti e pesticidi, e automatizzare processi come la semina, la raccolta e l’irrigazione.
Tuttavia, è fondamentale affrontare le sfide legate all’uso dell’IA in agricoltura, tra cui l’accesso non omogeneo alla tecnologia a livello globale, la dipendenza dell’agricoltura dalla tecnologia e le disparità di genere nelle competenze digitali. È necessario promuovere un uso responsabile e consapevole dell’IA, garantendo che i benefici siano accessibili a tutti e che le competenze digitali siano diffuse in modo equo.
L’agricoltura digitale non è una tendenza passeggera, bensì una necessità impellente, una risposta tangibile a problematiche globali quali i mutamenti climatici, la sicurezza alimentare e l’amministrazione delle risorse. Affinché tale risposta sia efficace, deve raggiungere ogni operatore del settore, dagli agricoltori su piccola scala alle grandi imprese, dalle realtà isolate a quelle all’avanguardia.
Amici, parliamoci chiaro: l’agricoltura è un’arte antica, un mestiere che si tramanda di generazione in generazione. Ma i tempi cambiano, e con essi anche le tecniche e gli strumenti. L’intelligenza artificiale è come un nuovo pennello per un pittore: non sostituisce la sua mano, ma gli permette di creare opere ancora più belle e complesse.
Una nozione base di agricoltura, fondamentale per comprendere l’importanza dell’IA, è la rotazione delle colture. Questa pratica, utilizzata da secoli, consiste nell’alternare diverse colture sullo stesso terreno per migliorare la fertilità del suolo, ridurre l’incidenza di malattie e parassiti e aumentare la produttività. L’IA può ottimizzare la rotazione delle colture, analizzando i dati del suolo, del clima e delle colture precedenti per determinare la sequenza ottimale.
Un concetto di agricoltura avanzata, applicabile al tema dell’articolo, è l’agricoltura verticale*. Questa pratica consiste nel coltivare piante in ambienti chiusi, su più livelli sovrapposti, utilizzando sistemi di illuminazione artificiale, irrigazione controllata e nutrienti specifici. L’IA può gestire e ottimizzare tutti i parametri dell’agricoltura verticale, garantendo la massima efficienza e produttività.
Riflettiamo insieme: l’IA è uno strumento potente, ma non è una bacchetta magica. Il suo successo dipende dalla nostra capacità di utilizzarla in modo responsabile e consapevole, integrando le nuove tecnologie con le conoscenze tradizionali e il rispetto per la terra. Solo così potremo costruire un futuro agricolo intelligente e sostenibile, in grado di nutrire il mondo e proteggere il nostro pianeta.