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Agroalimentare: come salvare il pianeta partendo dal piatto

Un'analisi approfondita rivela come le scelte alimentari e la gestione del territorio siano cruciali per mitigare i cambiamenti climatici e garantire un futuro sostenibile.
  • Il settore AFOLU è responsabile del 23% delle emissioni di gas serra.
  • Biosfera terrestre assorbe quasi il 30% delle emissioni di CO2 antropica.
  • Il sistema alimentare globale contribuisce per circa il 25-30% delle emissioni.
  • Dal 1960, il consumo pro capite di calorie è aumentato di un terzo.
  • Lo spreco di cibo pro capite è del 25-30% del cibo prodotto.
  • 821 milioni di individui soffrono di malnutrizione nel mondo.
  • Aumento temperatura terre emerse di circa 1,5°C rispetto era preindustriale.
  • Aumento fino al 23% dei prezzi alimentari previsto per il 2050.
  • Tagli emissioni e gestione sostenibile per contenere aumento temperature entro 2°C.
  • In Italia persi oltre un quarto della terra coltivata (-28%).

Il settore agro-forestale, pur contribuendo in modo significativo alle emissioni di gas serra, rappresenta anche una risorsa fondamentale per la mitigazione e l’adattamento. Un recente rapporto dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) evidenzia come il 23% delle emissioni di gas serra di origine umana provenga da agricoltura, silvicoltura e altri usi del suolo (AFOLU). Queste emissioni derivano principalmente dalla deforestazione, ma anche dall’agricoltura, la quale è responsabile di circa la metà delle emissioni di metano generate dall’uomo e rappresenta la principale fonte di protossido di azoto, entrambi gas serra di elevata potenza.

È comunque fondamentale evidenziare che la biosfera terrestre è in grado di assorbire quasi il 30% delle emissioni di CO2 di origine antropica grazie a processi naturali. Questa capacità di assorbimento è però vulnerabile agli impatti dei cambiamenti climatici, come l’aumento della siccità e degli incendi, e ad altre pressioni ambientali e umane. Inoltre, le alterazioni nell’utilizzo del suolo modificano le caratteristiche biofisiche della superficie terrestre, innescando ulteriori variazioni di temperatura e precipitazioni a livello locale.

Il Sistema Alimentare Globale: Un’Analisi Approfondita

Il sistema alimentare globale, considerando l’intera filiera dalla produzione al consumo, contribuisce per circa il 25-30% delle emissioni antropogeniche di gas serra. Dal 1960, il consumo pro capite di calorie ha registrato un incremento di circa un terzo, mentre il consumo di carne è raddoppiato. L’uso di fertilizzanti chimici è aumentato di nove volte e le aree naturali convertite in agricoltura ammontano a 5,3 milioni di km2, un’area paragonabile all’Europa continentale (esclusa la Russia Europea). L’irrigazione agricola assorbe il 70% del consumo umano totale di acqua dolce.

Contemporaneamente, lo spreco di cibo pro capite ha visto un incremento del 40%, costituendo attualmente il 25-30% del cibo prodotto e contribuendo all’8-10% delle emissioni globali del sistema alimentare. Per contenere l’incremento della temperatura globale entro i 2°C, è imprescindibile un’ampia trasformazione delle consuetudini alimentari, orientandosi verso regimi dietetici a basso impatto carbonico, privilegiando il consumo di vegetali e frutta e riducendo significativamente l’assunzione di carni rosse. Questi approcci alimentari comportano anche considerevoli benefici per la salute. Il potenziale di riduzione delle emissioni di gas serra derivante da un mutamento delle abitudini alimentari è notevole: un’estesa transizione verso diete più salubri potrebbe liberare una superficie compresa tra 4 e 25 milioni di km² entro il 2050 e generare una diminuzione potenziale pari a 1.8-3.4 Gt CO2eq all’anno entro il 2030, una diminuzione delle emissioni equiparabile a quelle generate dalla deforestazione mondiale.

Attualmente, a livello mondiale, 821 milioni di individui soffrono di malnutrizione (equivalente a una persona su dieci), mentre 2 miliardi sono affetti da obesità (pari a 2,5 persone su dieci). Questi dati evidenziano la necessità di un sistema alimentare più equo e sostenibile.

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Rischi e Soluzioni per la Gestione del Territorio

I mutamenti climatici intensificano le pressioni già esistenti sulle risorse terrestri, sui servizi ecosistemici e sulla biodiversità, con un’utilizzazione delle risorse terrestri e di acqua dolce senza precedenti negli ultimi decenni. La temperatura dell’aria sopra le terre emerse è aumentata più rapidamente rispetto alla media globale, raggiungendo circa 1,5°C in più rispetto all’era preindustriale, un tasso quasi doppio rispetto all’aumento medio della temperatura globale. Gli effetti dei cambiamenti climatici sono già stati riscontrati sugli ecosistemi naturali terrestri, inclusi il deterioramento del permafrost, la desertificazione, il degrado del territorio e le ripercussioni sulla sicurezza alimentare.

L’incremento delle temperature incide sulla produttività agricola nelle latitudini superiori, incrementando i raccolti di alcune colture (mais, cotone, grano, barbabietole da zucchero), mentre i raccolti di altre (mais, grano, orzo) diminuiscono nelle regioni a latitudini inferiori. Il riscaldamento globale, esacerbato dalla siccità, ha provocato un calo della produttività nell’Europa meridionale. La trasformazione del clima pone seri problemi per la disponibilità di cibo nelle zone secche del pianeta, in particolare in Africa, e nelle aree montuose dell’Asia e del Sud America.

In futuro, il cambiamento climatico continuerà a influenzare la resa agricola, la qualità e la disponibilità di cibo, con una potenziale crescita dei prezzi alimentari. Si stima un aumento fino al 23% per il 2050 rispetto a scenari in assenza di mutamenti climatici.

Mitigazione e adattamento sono aspetti complementari e imprescindibili nelle politiche di gestione territoriale e ambientale. È essenziale garantire la resilienza degli ecosistemi agricoli e forestali per assicurare la conservazione del carbonio immagazzinato e mantenere la capacità di assorbimento di CO2 di questi sistemi. Esistono molteplici tattiche di gestione del territorio, convenienti ed efficaci, che comprendono l’amministrazione della catena alimentare e la gestione dei pericoli, e che al tempo stesso si oppongono ai cambiamenti climatici, al peggioramento del suolo e sostengono la sicurezza alimentare.

Per esempio, la modifica delle abitudini alimentari, la riduzione degli sprechi e delle perdite di cibo possono diminuire la pressione sulle risorse, contribuendo all’eliminazione della povertà e al miglioramento delle condizioni di salute e igiene, con un potenziale di mitigazione di 0.7–8,0 GtCO2-eq anno-1 per il passaggio a diete con minor consumo di carne, mentre la diminuzione dei rifiuti alimentari e agricoli può ridurre le emissioni di 0,8–4,5 CO2-eq anno-1.

La tutela delle foreste e la diminuzione del degrado forestale costituiscono l’opzione di mitigazione con il più alto potenziale anche in termini di benefici ambientali e sociali (0.4–5.8 GtCO2-eq yr-1). Il potenziale complessivo di mitigazione delle attività agricole e zootecniche è stimato tra 1,5 e 4,0 GtCO2eq all’anno entro il 2030, con costi variabili da 20 a 100 USD/tCO2eq, attraverso l’implementazione di misure che offrono notevoli sinergie tra adattamento e mitigazione. L’incremento della sostanza organica nei suoli potenzia la loro capacità di stoccaggio di CO2 atmosferica (contribuendo alla mitigazione) e contemporaneamente ne migliora la capacità di ritenzione idrica (favorendo l’adattamento).

Numerosi modelli climatici si basano su interventi di mitigazione che prevedono rimboschimenti e un’estesa diffusione di colture bioenergetiche, unitamente a sistemi di cattura e stoccaggio del carbonio (BECCS). L’implementazione su vasta scala di queste misure potrebbe aumentare il rischio di competizione per l’utilizzo del suolo con altre destinazioni (ad esempio, la produzione agricola). Incrementare l’estensione e l’intensità della produzione di biomassa, ad esempio attraverso un maggiore utilizzo di fertilizzanti, irrigazione o monocolture, può causare impatti negativi come il degrado ambientale. Diversamente, se poste in essere nel rispetto dei criteri di sostenibilità ecologica e sociale, le produzioni di bioenergia a livello locale, e anche le operazioni di riforestazione di aree danneggiate, potrebbero portare benefici notevoli per il recupero e la riqualificazione ecologica di aree marginali.

È innegabile che la gestione del territorio e del sistema alimentare possieda un significativo potenziale di mitigazione. D’altro canto, le concentrazioni di gas serra nell’atmosfera sono a un livello tale che solo attraverso tagli rapidi e incisivi delle emissioni in ogni settore sarà possibile raggiungere l’obiettivo di contenere l’aumento delle temperature entro i 2°C rispetto all’era pre-industriale. Queste riduzioni devono essere necessariamente integrate da cambiamenti nei comportamenti e nelle abitudini alimentari, nonché da una gestione sostenibile del territorio che massimizzi i benefici in termini di mitigazione, adattamento, conservazione della biodiversità e contrasto al degrado del suolo.

Il Consumo di Suolo: Una Minaccia Crescente

Il consumo di suolo rappresenta una grave minaccia per la sicurezza idrogeologica e la produttività agricola. In Italia, vengono consumati circa 2,25 metri quadrati di suolo ogni secondo, un fenomeno che porta all’impermeabilizzazione del territorio e all’aumento del rischio di frane, alluvioni ed erosione costiera. Il Presidente del Consorzio di Bonifica 1 Toscana Nord, Ismaele Ridolfi, sottolinea l’importanza di “non consumare più nemmeno un metro quadrato di suolo, ma conservare e rinaturalizzare le risorse naturali”.

Il consumo di suolo non solo aumenta il rischio idrogeologico, ma riduce anche la superficie agricola disponibile, compromettendo la sicurezza alimentare e la biodiversità. Negli ultimi 25 anni, in Italia è scomparso oltre un quarto della terra coltivata (-28%), con una perdita di 23mila chilometri quadrati di suolo, pari al 7,6% del territorio nazionale. Questo fenomeno è aggravato dai cambiamenti climatici, che aumentano la frequenza e l’intensità degli eventi meteorologici estremi, come le bombe d’acqua, che il terreno non riesce ad assorbire.

Verso un Futuro Sostenibile: Politiche e Strategie

Per affrontare le sfide del cambiamento climatico e del consumo di suolo, è necessario un approccio integrato che coinvolga tutti i settori della società. La Politica Agricola Comune (PAC) svolge un ruolo fondamentale nella promozione di pratiche agricole sostenibili e nella riduzione delle emissioni di gas serra. Il Regolamento Europeo 2021/2115, emanato nell’ambito dell’attuazione della PAC 2023-2027, prevede che gli Stati membri elaborino un Piano Strategico Nazionale, contenente gli interventi da attuare per contribuire al conseguimento degli obiettivi specifici e trasversali della futura PAC. A dicembre 2022, la Commissione ha approvato il piano strategico della PAC 2023-2027 dell’Italia, che ha successivamente subito delle modifiche ed è stato definitivamente approvato a giugno 2025.

Inoltre, è necessario promuovere un modello di sviluppo più sostenibile, che riduca il consumo di suolo e valorizzi il ruolo dell’agricoltura nella tutela del territorio e nella produzione di cibo sano e sostenibile. Questo richiede un impegno da parte delle amministrazioni a tutti i livelli, per riconoscere il ruolo dell’attività agricola dal punto di vista sociale, culturale ed economico.

Un Nuovo Paradigma Agricolo: Resilienza e Innovazione

L’agricoltura del futuro dovrà essere resiliente, innovativa e sostenibile. Sarà necessario adottare pratiche agricole che riducano le emissioni di gas serra, aumentino la capacità di stoccaggio del carbonio nel suolo e migliorino la gestione delle risorse idriche. L’agricoltura di precisione, l’agroecologia e l’agricoltura biologica rappresentano alcune delle possibili soluzioni per un futuro più sostenibile.

Ma cosa significa, in termini pratici, tutto questo? Immagina di essere un agricoltore che, anziché affidarsi esclusivamente ai fertilizzanti chimici, decide di integrare la rotazione delle colture con la pratica del sovescio, ovvero la semina di piante che arricchiscono il terreno di azoto. Questo non solo riduce la dipendenza da prodotti esterni, ma migliora anche la struttura del suolo e la sua capacità di trattenere l’acqua, rendendo la tua azienda agricola più resiliente ai cambiamenti climatici. E se, invece di limitarti a coltivare una sola specie, decidessi di diversificare le tue produzioni, creando un ecosistema agricolo più ricco e resistente alle malattie? L’agroecologia ci insegna che la biodiversità è un alleato prezioso per la salute del nostro pianeta e per la nostra stessa sopravvivenza.

E poi, c’è la tecnologia. L’agricoltura di precisione, con l’uso di sensori, droni e software avanzati, ci permette di monitorare costantemente le condizioni del terreno e delle piante, ottimizzando l’uso delle risorse e riducendo gli sprechi. Immagina di poter irrigare solo quando e dove serve, evitando di sprecare acqua preziosa, o di poter fertilizzare il terreno in modo mirato, riducendo l’impatto ambientale dei fertilizzanti. L’innovazione tecnologica, se utilizzata in modo responsabile, può essere un potente strumento per un’agricoltura più sostenibile e produttiva.

Ma la vera sfida è cambiare la nostra mentalità, abbandonare la logica del profitto a breve termine e abbracciare una visione più ampia e consapevole del nostro ruolo nel mondo. Dobbiamo capire che la salute del nostro pianeta è strettamente legata alla nostra salute e che un’agricoltura sostenibile è l’unica via per garantire un futuro alle prossime generazioni. E tu, cosa sei disposto a fare per un futuro più verde?


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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