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- Coldiretti avverte: l'IA in agricoltura rischia di asservire l'uomo.
- La guerra in Ucraina impatta sulla sicurezza alimentare globale.
- Renzi: Europa dominata dalla tecnocrazia porterebbe al fallimento.
In data odierna, 15 ottobre 2025, alle ore 08:06, si fa sempre più pressante l’interrogativo sul ruolo dell’intelligenza artificiale (IA) e delle tecnologie avanzate nel mondo agricolo. La domanda che risuona con forza è: saremo capaci di governare queste innovazioni, o rischiamo di esserne sopraffatti?
L’allarme di Coldiretti: IA, opportunità o minaccia?
Il Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, tenutosi a Roma, ha visto il Segretario Generale della Coldiretti, Vincenzo Gesmundo, lanciare un monito chiaro e diretto. Gesmundo ha espresso una profonda preoccupazione per l’impatto che l’IA potrebbe avere sull’agricoltura, sottolineando il rischio che la tecnologia, se concentrata nelle mani di pochi, possa trasformarsi da strumento al servizio dell’uomo a forza dominante che lo asservisce. Il Segretario Generale ha osservato che *il settore agricolo ha progredito enormemente grazie alle innovazioni tecnologiche, ma ha avvertito che se tale tecnologia dovesse essere monopolizzata da un numero esiguo di attori, si verificherebbe un ribaltamento, con l’uomo che diverrebbe servo della tecnologia anziché il contrario. Questa riflessione pone un interrogativo fondamentale: come possiamo garantire che l’innovazione tecnologica in agricoltura sia inclusiva e sostenibile, e non un fattore di disuguaglianza e sfruttamento?
La Coldiretti, da sempre attenta alle dinamiche del settore primario, solleva una questione di primaria importanza: la necessità di una riflessione etica e politica sull’utilizzo dell’IA in agricoltura. Non si tratta di demonizzare il progresso tecnologico, ma di comprenderne appieno le implicazioni e di definire un quadro normativo che ne guidi lo sviluppo in modo responsabile. La posta in gioco è alta: la sovranità alimentare, la tutela del lavoro agricolo e la salvaguardia del patrimonio agroalimentare italiano.
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Geopolitica e sicurezza alimentare: un binomio indissolubile
Il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, intervenendo al Forum, ha evidenziato come i conflitti internazionali abbiano un impatto diretto sulla vita quotidiana e sull’economia reale. Crosetto ha affermato che le crisi attuali in regioni come il Medio Oriente o l’Ucraina non sono più eventi remoti, ma si manifestano direttamente nella vita di tutti i giorni, influenzando i costi dei beni alimentari, le tariffe energetiche e le difficoltà affrontate sia dagli agricoltori che dalle famiglie. Questa affermazione sottolinea la stretta correlazione tra geopolitica e sicurezza alimentare, un legame che si fa sempre più evidente in un mondo globalizzato e interconnesso.
La guerra in Ucraina, ad esempio, ha avuto conseguenze pesanti sui mercati agricoli globali, con un aumento dei prezzi dei cereali e dei fertilizzanti che ha messo a dura prova la tenuta del settore primario in molti Paesi. In questo contesto, la sovranità alimentare diventa un obiettivo strategico fondamentale, un elemento imprescindibile per garantire la stabilità economica e sociale di una nazione. La difesa della produzione agricola nazionale, la diversificazione delle fonti di approvvigionamento e la promozione di modelli agricoli sostenibili sono azioni necessarie per ridurre la dipendenza dall’estero e per proteggere il settore primario dalle turbolenze geopolitiche.

Il ruolo della politica e la sfida dei tecnocrati
Matteo Renzi, intervenendo al Forum, ha lanciato un appello alla centralità della politica nel governo dei processi globali, mettendo in guardia sul rischio di un’Europa dominata dalla burocrazia e priva di visione. Renzi ha ammonito che se la sfera politica in Europa dovesse cedere il passo alla tecnocrazia, l’esito sarebbe inevitabilmente il fallimento.* Questa affermazione pone un interrogativo cruciale: chi deve guidare la transizione verso un’agricoltura più tecnologica e sostenibile? La politica, con la sua capacità di mediazione e di sintesi, o i tecnocrati, con la loro visione spesso parziale e settoriale?
La risposta non è semplice, ma è chiaro che la politica deve riappropriarsi del suo ruolo di guida, definendo un quadro strategico chiaro e coerente per il futuro dell’agricoltura. Questo significa investire nella ricerca e nell’innovazione, sostenere la formazione degli agricoltori, promuovere la cooperazione tra pubblico e privato e garantire un accesso equo alle nuove tecnologie. Solo in questo modo sarà possibile evitare che l’IA diventi uno strumento di potere nelle mani di pochi e che l’agricoltura si trasformi in un settore sempre più marginalizzato e dipendente dalla tecnologia.
Verso un’agricoltura umanistica: un nuovo paradigma
La riflessione emersa dal Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione ci spinge a ripensare il futuro del settore primario in una prospettiva più ampia e umanistica. Non si tratta solo di aumentare la produttività e di ridurre i costi, ma di creare un modello agricolo che sia sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale ed economico. Un’agricoltura che valorizzi il lavoro umano, che rispetti la biodiversità, che promuova la salute dei consumatori e che contribuisca alla costruzione di un futuro più giusto e prospero per tutti.
In questo contesto, l’IA può e deve essere uno strumento al servizio dell’uomo, un alleato prezioso per affrontare le sfide del cambiamento climatico, della scarsità di risorse e della crescente domanda alimentare. Ma è fondamentale che la tecnologia sia guidata da una visione etica e politica, da un’attenzione costante ai bisogni delle comunità rurali e da un impegno concreto per la salvaguardia del patrimonio agroalimentare italiano. Solo così potremo costruire un’agricoltura del futuro che sia veramente a misura d’uomo.
Amici lettori, riflettiamo un attimo. Avete mai pensato a come il terreno agricolo, quella terra che calpestiamo distrattamente, sia in realtà un ecosistema complesso e delicato? La rotazione delle colture, una pratica agricola antica quanto l’uomo, ne è un esempio lampante. Alternare diverse colture sullo stesso terreno, anziché coltivare sempre la stessa, aiuta a mantenere la fertilità del suolo, a prevenire l’accumulo di parassiti e malattie, e a ridurre la necessità di fertilizzanti chimici. È un po’ come far riposare il nostro corpo dopo un intenso allenamento: il terreno ha bisogno di rigenerarsi per continuare a darci i suoi frutti.
E se vi dicessi che oggi, grazie alla tecnologia, possiamo fare molto di più? L’agricoltura di precisione, ad esempio, utilizza sensori, droni e software avanzati per monitorare lo stato di salute delle piante, le condizioni del suolo e le previsioni meteorologiche in tempo reale. Questo permette agli agricoltori di intervenire in modo mirato, irrigando solo dove serve, fertilizzando solo quando necessario e proteggendo le colture solo dai parassiti che le minacciano realmente. È un po’ come avere un medico personale per ogni pianta, che ci aiuta a mantenerla sana e produttiva.
Ma la tecnologia, da sola, non basta. Serve una visione, un’etica, un impegno per un’agricoltura più sostenibile e rispettosa dell’ambiente. Serve la consapevolezza che il cibo che mangiamo non è solo un prodotto, ma il risultato di un lavoro, di una storia, di un legame profondo con la terra. E serve la volontà di proteggere questo legame, per noi e per le generazioni future.
- Coldiretti analizza l'impatto dell'IA sull'agricoltura e l'alfabetizzazione informatica.
- Sito ufficiale Coldiretti: approfondimenti sulle posizioni dell'associazione in merito all'IA.
- Sito ufficiale Coldiretti: Approfondimenti su posizioni e iniziative dell'organizzazione.
- Pagina Coldiretti sul XXIII Forum, contesto dell'allarme sull'IA in agricoltura.