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- Target climatico 2040: riduzione del 90% delle emissioni.
- Dal 1990 al 2020 emissioni UE diminuite del 25%.
- Solo 32 su 154 obiettivi del Green Deal 'in linea'.
L’Unione Europea e il Green Deal: Un Equilibrio Precario tra Ambizione e Realismo
La Commissione Europea è in procinto di svelare, in giugno, una proposta legislativa fondamentale sul nuovo obiettivo climatico fissato per il 2040. L’aspirazione principale rimane elevata: una contrazione del 90% delle emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990. Tuttavia, per garantire il consenso tra i paesi membri e superare le resistenze interne al Parlamento europeo, in particolare da parte del Partito Popolare Europeo (PPE), Bruxelles sta valutando l’introduzione di meccanismi di adattamento.
Tra le strategie in esame, si distingue l’integrazione di meccanismi di compensazione carbonica a livello globale, ispirati all’articolo 6 dell’Accordo di Parigi. Tali strumenti consentirebbero alle nazioni di cooperare volontariamente per raggiungere gli obiettivi climatici, modulando il percorso in base alle proprie caratteristiche. Inoltre, si prevede di riconoscere il ruolo degli “assorbimenti naturali” di CO2, come la cattura attraverso il terreno, l’agricoltura e le foreste. Un approccio simile fu impiegato nel 2020 per il target del -55% entro il 2030, che, grazie alla flessibilità, ha portato a un calo effettivo del 52,8%.
L’Italia si è fatta notare tra le nazioni che hanno esortato Bruxelles a considerare un target più contenuto, tra l’80% e l’85%, giudicandolo più conforme all’obiettivo di azzeramento dell’impatto climatico entro il 2050. A sostegno dell’obiettivo più ambizioso, il Consiglio scientifico dell’UE sui cambiamenti climatici ha raccomandato una riduzione del 90% entro il 2040, rispetto ai livelli del 1990.
Il dibattito sul target climatico al 2040 si colloca nel quadro più ampio del Green Deal europeo, un’iniziativa progettata per rendere l’Europa il primo continente neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050. Il Green Deal tocca tutti i settori dell’economia e ha già generato risultati concreti: dal 1990 al 2020, le emissioni dell’UE sono diminuite del 25%, mentre il PIL è aumentato di oltre il 50%.

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Le Sfide del Green Deal: Tra Aspettative e Realta’
Il Green Deal europeo, nonostante la sua ambizione, si è confrontato con la concretezza dei fatti. L’enfasi sull’ambiente e sui cambiamenti climatici ha ispirato il Green Deal, ma non si è sviluppato un confronto vivace tra fautori e detrattori. Le preoccupazioni per gli scompensi nelle economie dei Paesi membri a fronte di risultati climatici e ambientali modesti a livello globale sono state silenziate dal sostegno all’iniziativa.
A qualche anno di distanza dall’avvio del Green Deal, è diventato evidente che la trasformazione energetica e tecnologica non può essere imposta per via normativa, ma deve adeguarsi alle logiche del mercato. Le politiche economiche possono indicare un percorso e creare le condizioni adatte a facilitarne la realizzazione. I risultati conseguiti dal 2019 al 2024 nell’ambito del Green Deal europeo si sono rivelati inferiori alle aspettative, soprattutto in relazione agli sforzi compiuti.
Dei 154 obiettivi stabiliti dalle politiche del Green Deal, solo 32 sono attualmente “in linea con il piano”, mentre 64 necessitano di “un’accelerazione”. Quindici obiettivi non hanno mostrato progressi o hanno addirittura subito un’inversione di tendenza, mentre per 43 obiettivi non sono disponibili dati. La congiuntura economica sfavorevole, in parte riconducibile alla spinta verso la transizione ecologica insita nel Green Deal, rischia di aggravarsi ulteriormente a causa delle politiche commerciali imposte da Donald Trump.
Passi Indietro e Compromessi: Il Green Deal alla Prova dei Fatti
Il Green Deal europeo, presentato come un piano economico e ambientale all’avanguardia, ha subito diverse battute d’arresto a causa di decisioni delle istituzioni europee che sembrano in contrasto con i suoi obiettivi.
Tra le decisioni più controverse, si annoverano:
Il “no” del Parlamento europeo alla riduzione dei pesticidi.
Il prolungamento per altri dieci anni dell’autorizzazione al commercio di prodotti a base di glifosato.
L’esclusione degli allevamenti bovini dalla normativa sulle emissioni industriali.
La deregolamentazione dei nuovi OGM.
L’annacquamento del regolamento sugli imballaggi.
L’inclusione di gas e nucleare nella tassonomia delle attività economiche considerate sostenibili.
Le critiche alla nuova PAC (Politica Agricola Comune).
Queste decisioni hanno sollevato dubbi sulla reale volontà dell’UE di perseguire gli obiettivi del Green Deal e hanno alimentato le critiche da parte delle organizzazioni ambientaliste e di alcuni Stati membri.
Riflessioni sul Futuro del Green Deal: Un Nuovo Equilibrio tra Sostenibilità e Competitività
Il futuro del Green Deal europeo è incerto. Da un lato, l’UE sembra orientata a mantenere gli obiettivi a lungo termine, come l’azzeramento dell’impatto climatico entro il 2050. Dall’altro, la crisi economica e le pressioni politiche interne ed esterne stanno favorendo un approccio più concreto, che tenga in considerazione le necessità delle imprese e dei cittadini.
La sfida per l’Europa è quella di trovare un nuovo equilibrio tra sostenibilità e competitività, assicurando al contempo che la trasformazione ecologica sia inclusiva e realizzabile per tutti. Sarà essenziale un forte impegno politico e una maggiore capacità di adattamento per modulare il Green Deal alle diverse situazioni nazionali e settoriali.
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Soltanto in questo modo, il Vecchio Continente potrà affermarsi come un esempio di pratiche virtuose non solo in ambito ambientale, ma anche sul piano sociale e della prosperità economica.
A breve distanza dall’inizio del Green Deal, si è reso palese che la riconversione energetica e l’innovazione tecnologica non possono essere imposte dall’alto, ma devono armonizzarsi con le dinamiche del mercato.