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- Almeno 32 persone morte in Kashmir per inondazioni e frane.
- 65 vittime il mese scorso a causa di precedenti inondazioni.
- Centinaia di migliaia di persone sfollate negli stati himalayani.
Le recenti calamità naturali che hanno colpito la regione del Kashmir, in India, hanno sollevato serie preoccupazioni riguardo alla vulnerabilità delle comunità montane di fronte agli eventi meteorologici estremi. Le inondazioni improvvise e le frane, innescate da piogge monsoniche incessanti, hanno causato la perdita di vite umane, lo sfollamento di migliaia di persone e ingenti danni alle infrastrutture.
Il bilancio delle catastrofi
Le autorità locali hanno confermato la morte di almeno 32 persone a seguito delle inondazioni improvvise e di una frana che hanno devastato un percorso di pellegrinaggio indù nella regione di Jammu, nel Kashmir controllato dall’India. Questo tragico evento si verifica a meno di un mese da precedenti inondazioni che avevano già causato la morte di almeno 65 persone nel territorio himalayano. Le incessanti piogge hanno provocato l’esondazione di fiumi come il Tawi e il Chenab, superando i livelli di guardia e causando gravi interruzioni ai trasporti, danni stradali e deviazioni di voli. Le operazioni di soccorso sono in corso per ripristinare i servizi di telecomunicazione interrotti, mentre i meteorologi continuano a monitorare la situazione, avvertendo della possibilità di ulteriori piogge.
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Evacuazioni e sfollati
Gli allagamenti hanno colpito severamente le zone abitative situate nella periferia di Srinagar, la principale città del Kashmir sotto il controllo indiano, a seguito del cedimento dell’argine del fiume Jhelum. Intere comunità sono state trasferite da aree a bassa quota, mentre squadre di soccorso composte da membri delle forze nazionali e statali di risposta alle catastrofi sono state impiegate per salvare coloro che erano rimasti intrappolati nelle zone alluvionate. Si stima che centinaia di migliaia di persone siano state sfollate a causa delle inondazioni e delle frane che hanno colpito gli stati e i territori della montagna himalayana dell’India, tra cui Uttarakhand, Himachal Pradesh, Jammu e Kashmir, e lo stato del Punjab. Le calamità naturali hanno anche causato la distruzione di raccolti e bestiame, aggravando ulteriormente la situazione per le comunità colpite.

Impatto sull’agricoltura e sulle comunità
La distruzione di raccolti e bestiame rappresenta una grave minaccia per la sicurezza alimentare e il sostentamento delle comunità rurali del Kashmir. L’agricoltura è un settore chiave dell’economia locale e la perdita di raccolti può avere conseguenze devastanti per i redditi delle famiglie e per la disponibilità di cibo. Inoltre, la distruzione di infrastrutture come strade e ponti ostacola l’accesso ai mercati e ai servizi essenziali, rendendo ancora più difficile la ripresa delle comunità colpite. La vulnerabilità delle comunità montane di fronte agli eventi meteorologici estremi richiede un approccio integrato che combini misure di prevenzione, preparazione e risposta alle emergenze. È fondamentale investire in sistemi di allerta precoce, infrastrutture resilienti e programmi di sviluppo sostenibile che tengano conto dei rischi legati ai cambiamenti climatici.
Resilienza e adattamento: Sfide e prospettive future
Le recenti calamità naturali in Kashmir evidenziano la necessità di rafforzare la resilienza delle comunità montane e di promuovere strategie di adattamento ai cambiamenti climatici. È essenziale investire in pratiche agricole sostenibili che riducano la vulnerabilità dei raccolti agli eventi meteorologici estremi, come la diversificazione delle colture, la gestione del suolo e l’irrigazione efficiente. Inoltre, è importante promuovere la conservazione delle risorse naturali, come le foreste e le zone umide, che svolgono un ruolo fondamentale nella regolazione del ciclo idrologico e nella prevenzione delle frane. La pianificazione territoriale e la gestione del rischio devono tenere conto dei pericoli naturali, evitando la costruzione di insediamenti in aree a rischio e promuovendo la delocalizzazione delle comunità vulnerabili. Infine, è fondamentale rafforzare la capacità delle comunità locali di prepararsi e rispondere alle emergenze, attraverso programmi di formazione, esercitazioni e la creazione di sistemi di allerta precoce efficaci.
Amici lettori, di fronte a eventi così drammatici, è naturale chiedersi cosa possiamo fare per contribuire a proteggere le nostre comunità e il nostro pianeta. Un concetto base dell’agricoltura che può aiutarci a comprendere meglio la situazione è quello della *“capacità di carico” di un territorio, ovvero la sua capacità di sostenere una popolazione e le sue attività senza subire danni irreversibili. Quando questa capacità viene superata, ad esempio a causa di un’urbanizzazione eccessiva o di pratiche agricole non sostenibili, il territorio diventa più vulnerabile agli eventi naturali estremi.
Un approccio più avanzato è quello dell’“agricoltura rigenerativa”*, che mira a ripristinare la salute del suolo, aumentare la biodiversità e migliorare la resilienza degli ecosistemi. Questa pratica può contribuire a ridurre il rischio di inondazioni e frane, migliorando la capacità del suolo di assorbire l’acqua e stabilizzare i pendii.
Vi invito a riflettere su come le nostre scelte individuali e collettive possono influenzare la vulnerabilità del nostro territorio e a considerare come possiamo contribuire a costruire un futuro più sostenibile e resiliente per tutti.