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- Nel 2014, 126 paesi coinvolti nella compravendita di terreni agricoli.
- Investitori cinesi detengono 265.000 acri di terreno negli usa.
- Nel 2021, gli investitori cinesi detenevano 384.000 acri negli usa.
Dalla competizione commerciale al controllo delle risorse agricole
Nel panorama geopolitico odierno, si osserva una trasformazione importante degli equilibri di potere, dove la competizione economica si allarga al controllo delle risorse agricole. Questa evoluzione, che si può definire come il passaggio dalla “guerra dei dazi” alla “guerra dei campi”, mette la sicurezza alimentare in primo piano nelle strategie nazionali. Un esempio chiaro di questa tendenza è la decisione degli Stati Uniti di proibire alla Cina l’acquisto di terre coltivabili nel territorio americano. Tale provvedimento, motivato da stringenti preoccupazioni per la salvaguardia della sicurezza nazionale e alimentare, dimostra come l’agricoltura sia vista sempre più come una risorsa strategica di massima importanza.
Il controllo delle risorse agricole va oltre la semplice dimensione economica, assumendo una rilevanza politica cruciale. La capacità di una nazione di assicurare una produzione alimentare adeguata per i suoi cittadini, o di avere accesso a fonti di approvvigionamento sicure e diversificate, influenza in modo significativo la sua autonomia, stabilità interna e capacità di esercitare influenza sulla scena internazionale. In un contesto globale segnato da crescenti tensioni commerciali, accentuati cambiamenti climatici e persistente instabilità politica, la sicurezza alimentare si presenta come un elemento indispensabile per la sicurezza nazionale. La carenza di risorse idriche e la desertificazione, per esempio, possono scatenare conflitti per l’accesso alle risorse e migrazioni di massa, destabilizzando intere regioni. La capacità di un paese di adattarsi ai cambiamenti climatici e di garantire la resilienza del proprio sistema agricolo diventa, quindi, un fattore determinante per la sua sopravvivenza e prosperità.
Il governo cinese ha etichettato come “discriminatorio” il piano statunitense di impedire l’acquisto di terreni agricoli a cittadini e stati considerati “avversari stranieri”. Durante una conferenza stampa a Pechino, Mao Ning del Ministero degli Esteri cinese ha affermato che gli Stati Uniti stanno “abusando del concetto di sicurezza nazionale, privando enti e individui di alcune nazionalità del diritto di acquisire proprietà e terreni”. Ha proseguito Mao, definendo questa “una pratica palesemente discriminatoria che viola i principi dell’economia di mercato e le norme del commercio internazionale, e che finirà per danneggiare gli stessi interessi americani”. Ha infine concluso esortando gli USA a “cessare immediatamente di politicizzare le questioni relative agli investimenti economici e commerciali”. Le crescenti tensioni tra le due superpotenze si estendono quindi al settore agricolo, con potenziali ripercussioni sul commercio mondiale e sulla sicurezza alimentare.
Nel 2014, una ricerca condotta dalla Lund University in Svezia ha rivelato che almeno 126 Paesi erano attivamente coinvolti nella compravendita di terreni agricoli. In questo mercato, è evidente che Cina, Stati Uniti, Europa e i Paesi del Golfo figurano principalmente come acquirenti, mentre le nazioni africane e sudamericane ricoprono il ruolo di venditori. Le aziende canadesi si distinguono come principali attori tra gli acquirenti, detenendo circa il 30% di quel 3% complessivo. Al secondo posto, tra i paesi che acquistano terreni negli Stati Uniti, si trovano i Paesi Bassi, seguiti dall’Italia in terza posizione, principalmente per progetti relativi a centrali eoliche. L’interesse da parte di società estere per l’acquisizione di terreni americani è aumentato, specialmente a causa degli acquisti operati da multinazionali cinesi negli ultimi anni. Questo genera preoccupazione per due motivi principali: l’acquisizione di aree fondamentali per il sistema alimentare americano, oppure l’ottenimento di zone adiacenti a basi militari, da cui si temono possibili azioni di spionaggio.
Il livello di attenzione è elevato. Lo scorso luglio, il Senato ha approvato, con un consenso ampio e bipartisan, un divieto per la Cina, la Russia, la Corea del Nord e l’Iran di acquisire terreni agricoli negli Stati Uniti. Resta incerto se tale emendamento sarà incluso nel testo definitivo della legge sulla spesa per la difesa che sarà votata dal Congresso in autunno. La reazione di Pechino è stata immediata. Mao Ning, portavoce del Ministero degli Esteri, ha bollato le restrizioni come “una pratica discriminatoria che viola i principi dell’economia di mercato e le regole del commercio internazionale”. Rollins ha evidenziato che l’amministrazione Trump si propone anche di “recuperare ciò che è già stato acquisito dalla Cina e da altri avversari stranieri”, estendendo così la portata delle nuove normative oltre le sole transazioni future. Inoltre, il governo federale aumenterà le ispezioni sui terreni agricoli che sono già di proprietà di soggetti giuridici provenienti da nazioni come Cina, Russia e Iran. Stando agli ultimi dati forniti dal Dipartimento dell’Agricoltura, gli investitori cinesi detengono al momento circa 265.000 acri di terreno negli Stati Uniti, un dato in calo rispetto ai 384.000 acri registrati nel 2021. All’incirca la metà di tali superfici è vincolata a Smithfield Foods, una società che nel 2013 è stata acquisita dal gruppo cinese WH Group.
Il ruolo dell’italia e la sua dipendenza dalle importazioni
L’Italia, forte di una solida tradizione agricola e di una filiera agroalimentare rinomata a livello internazionale, si trova a fronteggiare sfide di notevole portata in questo contesto in evoluzione. Da un lato, il paese può vantare un ricco patrimonio di prodotti di elevata qualità e un’esperienza secolare nella coltivazione della terra, elementi che costituiscono un vantaggio competitivo significativo. Tuttavia, dall’altro lato, l’Italia è caratterizzata da una forte dipendenza dalle importazioni di materie prime agricole, quali cereali, soia e semi oleosi, per soddisfare il proprio fabbisogno interno. Tale dipendenza la rende particolarmente vulnerabile alle fluttuazioni dei prezzi internazionali, alle potenziali interruzioni delle catene di approvvigionamento e alle decisioni politiche adottate da altri paesi. È fondamentale che l’Italia adotti strategie mirate a ridurre questa dipendenza e a rafforzare la propria autonomia nel settore agricolo.
Il nostro Paese, al pari di molte altre nazioni industrializzate, ha progressivamente perso terreno nella produzione di alcune materie prime fondamentali per l’alimentazione umana e animale. Questo declino è dovuto a una serie di fattori, tra cui la concorrenza dei mercati internazionali, i costi di produzione più elevati rispetto ad altri paesi e le scelte politiche che hanno privilegiato altri settori economici. Di conseguenza, l’Italia si trova a dover importare una quota consistente di cereali, soia e semi oleosi, con un impatto negativo sulla bilancia commerciale e sulla sicurezza alimentare nazionale. La dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento di queste materie prime espone il paese a rischi significativi, quali l’aumento dei prezzi in caso di crisi internazionali, la difficoltà di reperire prodotti di qualità e la vulnerabilità a eventuali decisioni politiche che limitino le esportazioni da parte dei paesi produttori.
Questa dipendenza crea una vulnerabilità strategica, esponendo il paese alle oscillazioni dei mercati globali e alle decisioni politiche di altre nazioni. La capacità di garantire un approvvigionamento stabile e sicuro di cibo è un elemento fondamentale per la stabilità sociale ed economica di un paese. Per questo motivo, è necessario che l’Italia intraprenda azioni concrete per ridurre la propria dipendenza dalle importazioni agricole e per rafforzare la propria filiera agroalimentare. Investimenti in ricerca e sviluppo, sostegno all’agricoltura locale e promozione di accordi commerciali bilaterali sono solo alcune delle misure che possono essere adottate per raggiungere questo obiettivo. La sfida è complessa, ma cruciale per il futuro del paese.
Inoltre, le normative europee, a volte, non tengono conto delle specificità della filiera agroalimentare italiana. Questo crea un ulteriore svantaggio competitivo per gli agricoltori italiani, che si trovano a dover rispettare standard più elevati rispetto ai loro concorrenti stranieri. Per questo motivo, è fondamentale che l’Italia si impegni a livello europeo per promuovere politiche agricole che tengano conto delle specificità dei diversi paesi membri e che favoriscano la competitività delle imprese agricole italiane. La tutela del Made in Italy e la valorizzazione dei prodotti locali sono elementi chiave per il futuro dell’agricoltura italiana. La sfida è quella di coniugare la tradizione con l’innovazione, per creare un sistema agricolo sostenibile e competitivo.

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- 📉 La dipendenza alimentare dell'Italia è un problema sottovalutato......
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Strategie per il rafforzamento della filiera agroalimentare nazionale
Per rafforzare la propria posizione nel contesto della “guerra dei campi”, l’Italia deve necessariamente intraprendere un percorso strategico che preveda l’adozione di una serie di misure integrate e sinergiche. In primo luogo, è imperativo investire in modo massiccio nell’innovazione tecnologica e nella ricerca scientifica, al fine di incrementare la produttività agricola e ridurre la dipendenza da fattori esterni, come fertilizzanti e pesticidi. Questo implica lo sviluppo di varietà vegetali resistenti ai cambiamenti climatici, l’implementazione di tecniche di agricoltura di precisione e l’utilizzo di Big Data per ottimizzare la gestione delle risorse. L’obiettivo è quello di creare un sistema agricolo più efficiente, sostenibile e resiliente, in grado di affrontare le sfide del futuro.
In secondo luogo, è di fondamentale importanza sostenere le filiere agroalimentari nazionali, promuovendo una stretta collaborazione tra agricoltori, trasformatori e distributori, e valorizzando i prodotti locali e di alta qualità. È essenziale coinvolgere attivamente tutti gli attori della filiera, dalla produzione primaria alla commercializzazione, attraverso la creazione di tavoli di filiera che definiscano piani settoriali concreti e garantiscano un’equa remunerazione per i prodotti agricoli. Questo richiede un quadro normativo che tenga conto delle reali esigenze del settore e politiche mirate che proteggano il lavoro degli agricoltori italiani, riconoscendone il ruolo fondamentale nella salvaguardia del territorio e nella produzione di cibo sano e sicuro. Promuovere la tracciabilità e la certificazione dei prodotti italiani, rafforzare i controlli per contrastare la contraffazione e sensibilizzare i consumatori sull’importanza di acquistare prodotti italiani sono azioni indispensabili per tutelare il Made in Italy e valorizzare le eccellenze del nostro territorio.
La transizione verso un’agricoltura più sostenibile richiede un cambio di paradigma culturale, che promuova la consapevolezza del valore del cibo e l’importanza di un consumo responsabile. Educare i consumatori a scegliere prodotti locali, di stagione e provenienti da filiere corte significa sostenere l’economia del territorio, ridurre l’impatto ambientale dei trasporti e preservare la biodiversità. Inoltre, è fondamentale promuovere pratiche agricole sostenibili, che rispettino l’ambiente e la biodiversità, investendo in energie rinnovabili e in tecnologie per l’efficienza energetica. L’agricoltura italiana ha un grande potenziale per diventare un modello di sostenibilità, coniugando la tradizione con l’innovazione e valorizzando le risorse del territorio. La sfida è quella di costruire un futuro in cui l’agricoltura sia parte integrante di un sistema economico e sociale più equo e sostenibile, in grado di garantire la sicurezza alimentare e la tutela dell’ambiente per le generazioni future.
In terzo luogo, è cruciale diversificare le fonti di approvvigionamento, stringendo accordi commerciali con paesi affidabili e investendo nella produzione agricola in altre regioni del mondo. Questo significa ridurre la dipendenza da un numero limitato di fornitori e creare un sistema di approvvigionamento più resiliente e diversificato, in grado di far fronte a eventuali crisi internazionali o eventi climatici estremi. Infine, è di fondamentale importanza investire in infrastrutture idriche efficienti e nella gestione sostenibile delle risorse idriche, al fine di prevenire i danni causati dalla siccità e dai cambiamenti climatici. La scarsità di acqua è una delle principali sfide che l’agricoltura italiana dovrà affrontare nei prossimi anni, e per questo è necessario adottare misure concrete per ottimizzare l’utilizzo delle risorse idriche, ridurre gli sprechi e promuovere l’innovazione nel settore dell’irrigazione.
Prospettive future: un’agricoltura resiliente e sostenibile
Il futuro dell’agricoltura italiana si prospetta complesso e ricco di sfide, ma anche di opportunità. Per affrontare con successo la “guerra dei campi” e garantire la sicurezza alimentare del paese, è necessario adottare una visione strategica che tenga conto delle dinamiche geopolitiche globali, delle sfide ambientali e delle esigenze del mercato. L’obiettivo è quello di creare un’agricoltura resiliente, sostenibile e competitiva, in grado di valorizzare le eccellenze del territorio e di garantire un reddito dignitoso agli agricoltori. Questo richiede un impegno congiunto da parte delle istituzioni, del mondo agricolo, della ricerca scientifica e dei consumatori, al fine di costruire un sistema agroalimentare più equo, efficiente e sostenibile.
La transizione verso un’agricoltura più sostenibile richiede un cambio di paradigma culturale, che promuova la consapevolezza del valore del cibo e l’importanza di un consumo responsabile. Educare i consumatori a scegliere prodotti locali, di stagione e provenienti da filiere corte significa sostenere l’economia del territorio, ridurre l’impatto ambientale dei trasporti e preservare la biodiversità. Inoltre, è fondamentale promuovere pratiche agricole sostenibili, che rispettino l’ambiente e la biodiversità, investendo in energie rinnovabili e in tecnologie per l’efficienza energetica. L’agricoltura italiana ha un grande potenziale per diventare un modello di sostenibilità, coniugando la tradizione con l’innovazione e valorizzando le risorse del territorio. La sfida è quella di costruire un futuro in cui l’agricoltura sia parte integrante di un sistema economico e sociale più equo e sostenibile, in grado di garantire la sicurezza alimentare e la tutela dell’ambiente per le generazioni future.
Per raggiungere questo obiettivo, è necessario investire in modo massiccio nell’innovazione tecnologica e nella ricerca scientifica, al fine di sviluppare nuove varietà vegetali resistenti ai cambiamenti climatici, tecniche di agricoltura di precisione e sistemi di gestione delle risorse più efficienti. È inoltre fondamentale promuovere la formazione e l’aggiornamento professionale degli agricoltori, fornendo loro le competenze necessarie per affrontare le sfide del futuro e per adottare pratiche agricole innovative e sostenibili. La digitalizzazione del settore agricolo rappresenta un’opportunità unica per migliorare l’efficienza della produzione, ridurre i costi e ottimizzare la gestione delle risorse. L’utilizzo di sensori, droni e software di analisi dei dati consente di monitorare in tempo reale lo stato delle colture, di individuare precocemente eventuali problemi e di intervenire in modo mirato, riducendo l’utilizzo di fertilizzanti e pesticidi.
La strada verso un’agricoltura resiliente e sostenibile è lunga e impegnativa, ma rappresenta un’opportunità unica per l’Italia di valorizzare le proprie eccellenze, di proteggere il proprio territorio e di garantire un futuro migliore per le generazioni future. La sfida è quella di costruire un sistema agroalimentare in cui la produzione di cibo sia strettamente legata alla tutela dell’ambiente, alla valorizzazione delle tradizioni locali e alla promozione di un’economia più equa e sostenibile. Un sistema in cui gli agricoltori siano riconosciuti per il loro ruolo fondamentale nella salvaguardia del territorio e nella produzione di cibo sano e sicuro, e in cui i consumatori siano consapevoli del valore del cibo e dell’importanza di un consumo responsabile.
L’agricoltura, in fondo, è un atto di fiducia nel futuro, un investimento nel domani. È la capacità di trasformare la terra in nutrimento, di creare valore dal nulla, di custodire le tradizioni e di innovare per un futuro migliore.
A tal proposito, una nozione basilare di agricoltura, fondamentale per comprendere le dinamiche in gioco, è il concetto di rotazione delle colture. Questa pratica, utilizzata fin dall’antichità, consiste nell’alternare diverse tipologie di colture sullo stesso terreno, al fine di preservarne la fertilità e di ridurre il rischio di malattie e parassiti. La rotazione delle colture consente di sfruttare in modo più efficiente le risorse del terreno, di ridurre la dipendenza da fertilizzanti chimici e di promuovere la biodiversità. Una nozione di agricoltura avanzata, strettamente legata al tema dell’articolo, è l’agricoltura rigenerativa. Questo approccio, basato sui principi dell’ecologia, mira a ripristinare la salute del suolo, a sequestrare il carbonio atmosferico e a migliorare la resilienza degli ecosistemi agricoli. L’agricoltura rigenerativa promuove pratiche agricole che riducono al minimo l’aratura, favoriscono la copertura permanente del suolo, integrano l’allevamento con l’agricoltura e utilizzano la biodiversità per controllare malattie e parassiti.
Di fronte a questo scenario, è essenziale che ciascuno di noi si interroghi sul proprio ruolo e sulle proprie responsabilità. Come consumatori, possiamo fare scelte consapevoli, privilegiando prodotti locali, di stagione e provenienti da filiere corte, sostenendo così l’economia del territorio e riducendo l’impatto ambientale dei nostri consumi. Come cittadini, possiamo sostenere politiche agricole che promuovano la sostenibilità, la tutela del territorio e la valorizzazione delle eccellenze del nostro paese. E come individui, possiamo coltivare un rapporto più profondo con il cibo, riscoprendo il piacere di cucinare, di condividere i pasti e di celebrare le tradizioni culinarie del nostro paese.