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- Solo il 10% dei 200 milioni di euro stanziati sarà speso.
- Solo 11 dei 37 progetti previsti saranno realizzati.
- La puglia rischia di rimanere un palcoscenico di miseria.
Il mancato impiego dei fondi del PNRR destinati al superamento dei ghetti agricoli in Puglia solleva gravi preoccupazioni. La Flai Cgil Puglia denuncia che solo una minima parte dei 200 milioni di euro stanziati sarà effettivamente utilizzata, mettendo in luce una disattenzione politica verso una delle emergenze sociali più urgenti del paese.
Un’occasione perduta
La Flai Cgil Puglia esprime forte preoccupazione per il mancato utilizzo dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) destinati al superamento dei ghetti agricoli. Il segretario generale Antonio Ligorio sottolinea come, a fronte di anni di denunce e promesse, solo il _10%_ dei *200 milioni di euro stanziati sarà effettivamente speso. Questa situazione rappresenta, secondo il sindacato, un segnale allarmante di disinteresse verso una delle più gravi emergenze sociali del Paese. La mancata attuazione dei progetti previsti lascia migliaia di braccianti in condizioni di vita inaccettabili, perpetuando una situazione di degrado e sfruttamento.
- Finalmente qualcuno che denuncia questa situazione vergognosa... 😡...
- Forse il problema non è solo la mancanza di fondi... 🤔...
- Ma siamo sicuri che dare più soldi sia la soluzione... 🤷♀️...
La realtà dei ghetti pugliesi
La denuncia della Flai Cgil Puglia mette in luce la drammatica realtà dei ghetti agricoli, dove migliaia di braccianti vivono in condizioni disumane. Ligorio evidenzia come i luoghi più critici, come Borgo Mezzanone e Torretta Antonacci, rimangano esclusi dagli interventi previsti. Nonostante la disponibilità della Regione Puglia a collaborare e a mettere a disposizione strutture e servizi attraverso il progetto Su. Pr. Eme 2, le decisioni del Governo e le restrizioni europee rischiano di annullare ogni sforzo. Dei 37 progetti inizialmente previsti, solo 11 verranno realizzati, utilizzando appena un decimo dei fondi disponibili. Questa situazione è descritta dal sindacato come “un insuccesso clamoroso e inaccettabile”.

Le responsabilità e le possibili soluzioni
La Flai Cgil Puglia punta il dito contro le scelte del Governo e le limitazioni europee, che impediscono di destinare adeguatamente i fondi del PNRR al superamento dei ghetti agricoli. L’organizzazione sindacale ribadisce che questa non è solo una questione di rappresentanza dei lavoratori o di conformità legale, ma un’autentica lotta per la dignità e l’umanità. La Puglia, come afferma Ligorio, non può più essere un palcoscenico di miseria e sfruttamento, ma deve diventare un esempio di accoglienza e rispetto per coloro che lavorano nei campi e contribuiscono all’economia. È necessario un cambio di rotta, con politiche più efficaci e risorse adeguate per garantire condizioni di vita dignitose ai braccianti agricoli.
Oltre il fallimento: un nuovo orizzonte per l’agricoltura pugliese
La situazione attuale, con il mancato utilizzo dei fondi PNRR, rappresenta un’occasione persa per trasformare radicalmente il volto dell’agricoltura pugliese. È imperativo che le istituzioni, a tutti i livelli, si assumano la responsabilità di affrontare questa emergenza con interventi concreti e duraturi.* Non si tratta solo di fornire alloggi dignitosi ai braccianti, ma di creare un sistema che garantisca diritti, tutele e opportunità di integrazione sociale. Solo così si potrà superare la logica dello sfruttamento e costruire un futuro più giusto e sostenibile per l’agricoltura pugliese.
Amici, parliamoci chiaro. L’agricoltura, quella vera, parte dal rispetto per la terra e per chi la lavora. Una nozione base, ma fondamentale, è la rotazione delle colture: alternare diverse piante sullo stesso terreno per mantenerlo fertile e produttivo. Allo stesso modo, dobbiamo “rotare” le nostre politiche, passando da un sistema che sfrutta a uno che valorizza il lavoro agricolo.
E poi, guardiamo avanti. L’agricoltura di precisione, con l’uso di sensori, droni e software avanzati, può aiutarci a ottimizzare le risorse e ridurre l’impatto ambientale. Ma la tecnologia da sola non basta: serve una visione etica, che metta al centro la dignità delle persone.
Riflettiamo: cosa possiamo fare, nel nostro piccolo, per sostenere un’agricoltura più giusta e sostenibile? Magari scegliendo prodotti locali, informandoci sulle condizioni di lavoro dei braccianti, o semplicemente parlandone con amici e familiari. Ogni gesto conta per costruire un futuro migliore.








