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- 154 Paesi si incontrano a Lima per il trattato FAO.
- Il 75% della diversità genetica è scomparsa dal 1900.
- In Uganda, l'80% dipende dalle sementi dei coltivatori.
Nel cuore dei sistemi agricoli mondiali risiede un elemento fondamentale, spesso dato per scontato: la biodiversità espressa nelle piante coltivate e nelle innumerevoli varietà di ogni specie. Dal 24 al 29 novembre, Lima, in Perù, ospiterà l’undicesimo incontro dell’organo direttivo del Trattato FAO per le risorse fitogenetiche utili all’agricoltura e all’alimentazione. Questo incontro cruciale vedrà la partecipazione di ben 154 Paesi, tutti uniti per discutere il futuro di questa risorsa vitale. Il Trattato, istituito nel 2001 e operativo dal 2004, si propone di agevolare e coordinare l’accesso ai campioni custoditi nelle banche pubbliche di sementi tramite un meccanismo multilaterale e semplificato. Questo significa che, invece di negoziare o stabilire compensi per l’accesso alle sementi, i paesi aderiscono a un Accordo di trasferimento materiale (Atm) standardizzato. Grazie a questo sistema, più di sette milioni di accessioni, ovvero campioni conservati nelle banche, sono rese disponibili.
La revisione del mercato sementiero e i diritti dei coltivatori
Il 24 aprile, il Parlamento europeo ha approvato in plenaria la proposta di aggiornamento delle norme sulla commercializzazione dei materiali riproduttivi vegetali (PRM). Tale nuova normativa influenzerà profondamente il settore sementiero e le pratiche di conservazione delle sementi da parte degli agricoltori nei prossimi decenni. È imperativo che la legislazione in esame riconosca e tuteli i diritti degli agricoltori e dei piccoli produttori di sementi, anziché privilegiare esclusivamente gli interessi delle grandi aziende multinazionali del comparto. Un impianto normativo sulle sementi che non preveda spazi per i sistemi gestiti direttamente dagli agricoltori costituisce una minaccia alla diversità delle nostre risorse alimentari e potrebbe compromettere l’accesso ai semi per i coltivatori dei Paesi in via di sviluppo. Secondo la Fao, circa il 75% della diversità genetica delle nostre colture alimentari è scomparsa dal 1900, a causa della tendenza a coltivare un numero limitato di varietà geneticamente uniformi e ad alto rendimento. Questa perdita di diversità rende le nostre colture più vulnerabili alle malattie e meno capaci di adattarsi ai cambiamenti climatici. La futura legislazione sulle sementi potrebbe rendere più complesse le procedure di registrazione e certificazione delle varietà, accrescendo gli oneri burocratici. Le grandi imprese sementiere sono meglio equipaggiate per gestire tali complessità, ma si concentrano unicamente su poche colture per la produzione su vasta scala, mettendo a repentaglio i piccoli produttori di semi. La facoltà dei coltivatori di raccogliere, utilizzare, scambiare e commercializzare le proprie sementi è riconosciuta da accordi internazionali come la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei contadini (UNDROP). Preservare questa facoltà è cruciale per mantenere la diversità genetica delle nostre risorse alimentari e per consentire l’adattamento costante delle colture alle condizioni ambientali in mutamento.

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Le implicazioni globali e le nuove tecniche genomiche
Gli accordi commerciali e le istituzioni finanziarie di sviluppo esercitano pressioni sui paesi esterni all’Europa affinché allineino le proprie normative sulle sementi agli standard europei e adottino sementi commerciali. In Uganda, ad esempio, dove l’80% della produzione alimentare locale dipende dalle sementi dei coltivatori, si osserva un adattamento della legislazione agli standard delle grandi aziende sementiere, con il rischio di rendere illegale il commercio locale delle sementi degli agricoltori. Ciò porterebbe alla perdita di colture tradizionali e indigene e minerebbe l’autonomia degli agricoltori e delle loro comunità. Un’altra minaccia è rappresentata dalla proposta legislativa europea per le colture sviluppate utilizzando nuove tecniche genomiche (NGT), che non rientrerebbero più nella rigida regolamentazione degli OGM “classici”. L’introduzione su larga scala di colture geneticamente modificate metterebbe il controllo delle varietà di sementi nelle mani di poche potenti aziende, minando le pratiche agricole tradizionali e l’autonomia degli agricoltori.
Verso un futuro più verde e giusto: la necessità di un quadro normativo equilibrato
Le recenti disposizioni sulle sementi rappresentano una preoccupante manifestazione di una più ampia tendenza a ridimensionare gli obiettivi del Green Deal europeo. Malgrado l’imperativo di rinnovare il settore agricolo per renderlo più sostenibile, questi nuovi schemi legislativi sembrano favorire gli interessi delle grandi imprese sementiere, a discapito di agricoltori, consumatori e ambiente. È essenziale che la normativa sulle sementi salvaguardi la diversità genetica, al fine di garantire la continuità di un sistema alimentare resiliente e sostenibile nel tempo. I decisori politici europei devono riaffermare il loro impegno per un domani più sostenibile ed equo, assicurando che la legislazione in materia di sementi e ingegneria genetica sia in linea con gli obiettivi del Green Deal europeo e della strategia “Dalla fattoria alla tavola”.
Sementi: custodi di un patrimonio millenario, tra diritti e responsabilità
Le sementi, custodi silenziose di un patrimonio millenario, rappresentano il punto di partenza di ogni ciclo agricolo. Comprendere l’importanza della selezione varietale è fondamentale: scegliere la varietà giusta significa adattarsi alle condizioni ambientali specifiche, massimizzare la resa e garantire la qualità del prodotto finale. In agricoltura, la selezione delle sementi è un’arte antica, tramandata di generazione in generazione. Gli agricoltori, veri custodi della biodiversità, hanno sempre saputo riconoscere e preservare le varietà più adatte ai loro territori. Oggi, le tecniche di miglioramento genetico offrono nuove opportunità per sviluppare varietà più resistenti alle malattie, più efficienti nell’uso delle risorse e più adatte alle esigenze del mercato. Tuttavia, è essenziale che queste tecniche siano utilizzate in modo responsabile, preservando la diversità genetica e garantendo l’accesso alle sementi per tutti gli agricoltori.
Riflettiamo: le sementi non sono solo un bene economico, ma un patrimonio culturale e ambientale da proteggere. La loro gestione responsabile è una sfida che riguarda tutti noi, agricoltori, ricercatori, politici e consumatori. Solo attraverso un impegno condiviso potremo garantire un futuro agricolo sostenibile e un cibo sano per tutti.








