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- Tagli PAC del 20%, da 386 a circa 300 miliardi di euro.
- Settore agroalimentare italiano: valore di 707 miliardi di euro.
- 4 milioni di persone impiegate nel settore agroalimentare italiano.
## tagli alla PAC e possibili conseguenze
Il settore agricolo europeo è in subbuglio per le recenti proposte di modifica del quadro finanziario pluriennale dell’Unione Europea (QFP) per il periodo 2028-2034. La Commissione Europea ha suggerito di unire la Politica Agricola Comune (PAC) con i Fondi di Coesione, con una conseguente drastica riduzione delle risorse destinate al mondo agricolo. Tale mossa ha generato forti reazioni dalle principali organizzazioni agricole, che paventano un impatto deleterio sull’economia delle aree rurali, sull’occupazione e sulla sicurezza alimentare.
Nello specifico, la bozza prevede una diminuzione dei finanziamenti PAC da 386 a circa 300 miliardi di euro, corrispondente a un taglio di quasi il 20%. Questa contrazione, a detta dei rappresentanti del settore, metterebbe a repentaglio la sopravvivenza di innumerevoli aziende agricole, pregiudicando entrate, investimenti e prospettive future. Il settore agroalimentare italiano, con un valore di 707 miliardi di euro e impiegando 4 milioni di persone, non può essere considerato una semplice voce di bilancio.
Le associazioni agricole, tra cui Terra Viva e Confagricoltura, si sono attivate per contrastare tale decisione, lanciando appelli al Governo, al Parlamento e alle Regioni affinché facciano sentire la propria voce a Bruxelles. L’obiettivo è difendere un sistema che assicura reddito, sviluppo e transizione ecologica a milioni di agricoltori, salvaguardando nel contempo la coesione sociale e l’autosufficienza alimentare dell’Europa.
Le ragioni della protesta: un modello agricolo a rischio
Le organizzazioni agricole si oppongono con forza all’idea di un fondo unico europeo che combini le risorse della PAC, reputandola una minaccia per il futuro dell’agricoltura europea. L’implementazione della PAC a livello nazionale e regionale ha finora consentito di plasmare le misure in linea con le esigenze specifiche dei territori, nel rispetto del principio di sussidiarietà. All’opposto, un fondo centralizzato depriverebbe i soggetti locali del loro potere decisionale e potrebbe favorire le grandi imprese multinazionali, penalizzando le piccole e medie aziende agricole, che rappresentano la linfa vitale dell’agricoltura in Italia e in Europa.
Il “modello europeo di agricoltura” si fonda su diversità, sostenibilità e multifunzionalità. L’uniformazione delle risorse rischia di compromettere questi pilastri, aumentando la burocrazia e rallentando l’erogazione degli aiuti. Accentrare la gestione a livello europeo significherebbe mettere in discussione il ruolo degli Stati, delle Regioni e delle comunità rurali, annullando le peculiarità locali. Infatti, l’agricoltura non è omogenea: varia in base al territorio, alla tipologia di coltura e al clima. Non è possibile gestire la complessità dei sistemi agricoli europei con un unico strumento finanziario imposto dall’alto.
La preoccupazione è che, con un budget ridotto e una gestione centralizzata, la PAC perda la sua efficacia nel sostenere gli agricoltori e nel promuovere uno sviluppo rurale equilibrato e sostenibile. Questo potrebbe avere conseguenze negative sull’ambiente, sulla biodiversità e sulla qualità dei prodotti alimentari.

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La mobilitazione del settore agricolo: la petizione “No Security without CAP”
Per contrastare i tagli alla PAC e la proposta di un fondo unico, è stata lanciata la petizione europea “No Security without CAP”, promossa da Copa-Cogeca. La petizione articola quattro richieste fondamentali:
- Mantenere un bilancio dedicato e rafforzato, adeguato all’inflazione, con la struttura a due pilastri della PAC.
- Impedire ogni forma di nazionalizzazione della PAC per salvaguardare l’equità e la coerenza del mercato agricolo unico.
- Proteggere l’attuale struttura a due pilastri, essenziale per il reddito, lo sviluppo rurale, l’innovazione e la transizione verde.
- Associare ogni riforma della PAC a finanziamenti certi, corredati da analisi d’impatto e con la piena partecipazione del settore.
La raccolta firme è aperta a tutte le organizzazioni con personalità giuridica e mira a coinvolgere l’intero comparto agricolo nella difesa della PAC. L’obiettivo è sensibilizzare l’opinione pubblica e i decisori politici sull’importanza di sostenere l’agricoltura europea, garantendo un futuro sostenibile per il settore e per le comunità rurali.
La mobilitazione del settore agricolo è un segnale forte e chiaro della preoccupazione per il futuro della PAC e dell’agricoltura europea. Gli agricoltori sono pronti a difendere il loro modello agricolo, che rappresenta un patrimonio culturale, economico e ambientale da preservare e valorizzare.
Un Futuro Incerto: Quali Prospettive per l’Agricoltura Europea?
La questione dei tagli alla PAC solleva interrogativi cruciali sul futuro dell’agricoltura europea. In un contesto globale caratterizzato da crescenti sfide ambientali, cambiamenti climatici e instabilità geopolitiche, è fondamentale garantire un settore agricolo forte, resiliente e sostenibile. La PAC, con i suoi due pilastri (sostegno al reddito e sviluppo rurale), rappresenta uno strumento essenziale per raggiungere questi obiettivi.
Ridurre i fondi destinati alla PAC significherebbe indebolire la capacità degli agricoltori di affrontare le sfide del futuro, compromettendo la sicurezza alimentare, la tutela dell’ambiente e la vitalità delle aree rurali. È necessario, quindi, che i decisori politici europei prendano in considerazione le preoccupazioni del settore agricolo e adottino scelte responsabili, che tengano conto dell’importanza strategica dell’agricoltura per il futuro dell’Europa.
Il dibattito sulla PAC è un’occasione per ripensare il modello agricolo europeo, promuovendo un’agricoltura più sostenibile, innovativa e orientata al mercato. È necessario investire nella ricerca e nello sviluppo, sostenere l’adozione di pratiche agricole innovative e promuovere la diversificazione delle attività agricole. Solo in questo modo sarà possibile garantire un futuro prospero per l’agricoltura europea e per le comunità rurali.
Amici, riflettiamo un attimo. Avete presente la rotazione delle colture? È una pratica agricola antica, ma sempre attuale, che consiste nell’alternare diverse colture sullo stesso terreno. Questo semplice accorgimento aiuta a migliorare la fertilità del suolo, a ridurre la diffusione di parassiti e malattie e a preservare la biodiversità. Pensate a come questa pratica, apparentemente banale, possa contribuire a rendere l’agricoltura più sostenibile e resiliente. E ora, immaginate di applicare concetti di agricoltura di precisione, con sensori e droni che monitorano lo stato delle colture in tempo reale, ottimizzando l’uso di acqua e fertilizzanti. L’agricoltura è un settore in continua evoluzione, che richiede competenze, passione e una visione lungimirante. Ma soprattutto, richiede il sostegno di politiche agricole adeguate, che valorizzino il lavoro degli agricoltori e promuovano un modello agricolo sostenibile e rispettoso dell’ambiente. Non dimentichiamolo mai.
La richiesta presentata nella petizione verte su quattro aspetti chiave: preservare un budget specifico e potenziato, che si adegui all’inflazione, mantenendo la struttura a due pilastri caratteristica della PAC.
*Il paradigma agricolo europeo poggia le sue fondamenta su principi di eterogeneità, tutela ambientale e polifunzionalità.*
- Coldiretti fornisce dati sull'impatto dei tagli PAC sulle aziende agricole italiane.
- Comunicato stampa di Confagricoltura sui tagli proposti alla Politica Agricola Comune.
- Posizione di Terra Viva (CISL) sui tagli alla PAC e l'impatto.
- Prospettive future della PAC discusse dal gruppo agricoltura dell'URC.