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- Produzione mangimi in Italia: quasi 15,5 milioni tonnellate nel 2024.
- Importazioni mais aumentate del 7% in quantità nei primi mesi 2025.
- Aumento del 32,5% in volume delle importazioni di farina di soia.
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Il mercato italiano dei mangimi: tra crescita e dipendenza
Il settore dei mangimi in Italia si trova in una fase di trasformazione, caratterizzata da una crescita costante che, tuttavia, porta con sé interrogativi importanti. Secondo gli ultimi dati disponibili, la produzione nazionale ha quasi raggiunto le 15,5 milioni di tonnellate nel 2024, segnando un incremento dello 0,7% rispetto all’anno precedente. Questo aumento della produzione è accompagnato da una crescente fiducia nel settore, come dimostrano i maggiori investimenti registrati. Tuttavia, dietro questi numeri positivi si cela una realtà più complessa, fatta di dipendenza dalle importazioni e di sfide ambientali che richiedono un’attenzione immediata. L’andamento del mercato dei mangimi è strettamente legato alle dinamiche dell’agricoltura italiana, che a sua volta risente delle fluttuazioni dei mercati globali e delle politiche agricole europee. Per comprendere appieno la situazione, è necessario analizzare i dati relativi all’import-export, che evidenziano una forte dipendenza dalle importazioni di cereali, soprattutto mais. Nei primi mesi del 2025, le importazioni di mais hanno registrato un aumento del 7% in quantità e del 13% in valore, mentre le importazioni di farina di soia sono aumentate del 32,5% in volume e dell’8,8% in valore. Questi dati, apparentemente contraddittori, riflettono le complesse dinamiche del mercato e la necessità di diversificare le fonti di approvvigionamento. Un aspetto cruciale da considerare è l’impatto ambientale della produzione di mangimi, in particolare quelli a base di soia. La coltivazione della soia è una delle principali cause di deforestazione in Sud America, con conseguenze devastanti per la biodiversità e il clima. L’espansione delle coltivazioni di soia, spesso transgenica, porta alla distruzione di intere foreste, alla perdita di habitat naturali e all’aumento delle emissioni di gas serra. Inoltre, l’uso intensivo di pesticidi e fertilizzanti nelle coltivazioni di soia inquina il suolo e le acque, con gravi ripercussioni sulla salute umana e sull’ambiente. Per affrontare queste sfide, è necessario promuovere un modello di agricoltura più sostenibile, basato sulla diversificazione delle colture, sull’uso di tecniche agricole a basso impatto ambientale e sulla riduzione della dipendenza dalle importazioni. Questo richiede un impegno congiunto da parte delle istituzioni, delle imprese e dei consumatori.
- Finalmente un articolo che fa chiarezza sulla dipendenza... 👍...
- Crescita dei mangimi? Ottima notizia... 🤔 Ma a quale prezzo?...
- E se invece di soia usassimo gli insetti? 🐛 Un'alternativa......
Soia e deforestazione: un legame indissolubile
La soia è diventata un ingrediente onnipresente nell’alimentazione animale, soprattutto negli allevamenti intensivi. Questa dipendenza dalla soia ha un impatto significativo sull’ambiente, in particolare a causa della deforestazione che si verifica in Sud America per fare spazio alle coltivazioni. Il WWF ha denunciato a più riprese come intere foreste vengono rase al suolo per coltivare soia, con conseguenze drammatiche per la biodiversità e il clima. I consumatori italiani, spesso inconsapevolmente, contribuiscono a questo disastro ambientale attraverso il loro consumo di carne e derivati animali. Il documentario “Food for Profit” ha messo in luce come il sistema agroalimentare sia spesso guidato dalla logica del profitto, a scapito della sostenibilità e del benessere animale. L’impatto della soia non si limita alla deforestazione. L’uso massiccio di pesticidi e fertilizzanti nelle coltivazioni inquina il suolo e le acque, causando danni irreversibili agli ecosistemi. Inoltre, la soia geneticamente modificata (OGM), ampiamente utilizzata nei mangimi, solleva preoccupazioni per la salute umana e l’ambiente. Per ridurre l’impatto della soia, è necessario promuovere alternative sostenibili, come l’uso di mangimi biologici, l’integrazione di sottoprodotti dell’industria alimentare e la coltivazione di proteine alternative, come insetti o microalghe. Queste alternative, sebbene ancora marginali, rappresentano una via promettente per un’alimentazione animale più sostenibile. Le istituzioni e i consumatori devono sostenere queste alternative, incentivando la ricerca e l’innovazione e promuovendo l’agricoltura biologica. È fondamentale che i consumatori siano consapevoli delle conseguenze delle loro scelte alimentari e optino per prodotti provenienti da filiere sostenibili. Solo attraverso un impegno congiunto sarà possibile ridurre l’impatto della soia e promuovere un modello di agricoltura più rispettoso dell’ambiente e degli animali. Il settore dell’allevamento zootecnico, pertanto, deve fare i conti con le conseguenze delle proprie scelte alimentari. La richiesta di carni e altri prodotti di origine animale, infatti, porta indirettamente all’aumento di terreni destinati alla coltivazione della soia per l’alimentazione animale. È auspicabile una rimodulazione delle filiere zootecniche, alla ricerca di un equilibrio maggiore tra produzione e impatto ambientale.

Alternative sostenibili e condizioni di lavoro: una sfida complessa
La transizione verso alternative sostenibili nell’alimentazione animale è una sfida complessa che richiede un impegno congiunto da parte di tutti gli attori della filiera. Nonostante le difficoltà, alcune aziende italiane stanno dimostrando che è possibile produrre mangimi di qualità, rispettando l’ambiente e il benessere animale. Ferrero Mangimi, ad esempio, ha intrapreso un percorso di sostenibilità ambientale, riducendo l’impatto delle proprie attività e promuovendo l’utilizzo di materie prime locali. Dalma Mangimi, invece, ha fatto della sostenibilità un vero e proprio modello di business, trasformando i costi in valore e offrendo ai propri clienti soluzioni innovative e rispettose dell’ambiente. Queste aziende rappresentano un esempio virtuoso di come sia possibile coniugare crescita economica e sostenibilità ambientale. Oltre alle aziende, anche gli agricoltori possono svolgere un ruolo fondamentale nella transizione verso un’alimentazione animale più sostenibile. Alcuni agricoltori stanno sperimentando con successo l’utilizzo di mangimi biologici, l’integrazione di sottoprodotti dell’industria alimentare (come gli scarti di lavorazione della frutta e della verdura) e la coltivazione di proteine alternative, come insetti o microalghe. Queste ultime, in particolare, rappresentano una frontiera promettente, grazie alla loro elevata resa proteica e al basso impatto ambientale. Tuttavia, è importante sottolineare che queste alternative sono ancora marginali e richiedono un maggiore sostegno da parte delle istituzioni e dei consumatori. Le istituzioni devono incentivare la ricerca e l’innovazione, promuovere l’agricoltura biologica e sostenibile e informare i consumatori sulle conseguenze delle loro scelte alimentari. I consumatori, a loro volta, devono essere disposti a pagare un prezzo equo per i prodotti provenienti da filiere sostenibili e a ridurre il loro consumo di carne e derivati animali. Un altro aspetto cruciale da considerare è quello delle condizioni di lavoro nelle filiere dei mangimi. Se da un lato Assalzoo segnala una crescita dell’occupazione nel settore e la firma di contratti per i lavoratori, dall’altro è necessario vigilare affinché vengano rispettati i diritti dei lavoratori e garantite condizioni di lavoro dignitose. La trasparenza e la tracciabilità delle filiere sono fondamentali per contrastare il lavoro nero e lo sfruttamento. È necessario promuovere un’etica del lavoro che metta al centro la dignità della persona e il rispetto dei diritti fondamentali. Per garantire condizioni di lavoro dignitose eque, è necessario promuovere un dialogo costruttivo tra le imprese, i sindacati e le istituzioni.
Verso un’agricoltura consapevole: il futuro dei mangimi in Italia
Il settore dei mangimi in Italia si trova di fronte a un bivio. Da un lato, la crescita del mercato offre opportunità di sviluppo economico e di innovazione. Dall’altro, la dipendenza dalle importazioni e l’impatto ambientale della produzione intensiva di mangimi rappresentano una minaccia per la biodiversità e la sostenibilità del sistema agricolo. Per affrontare queste sfide, è necessario promuovere un modello di agricoltura consapevole, basato sulla diversificazione delle colture, sull’uso di tecniche agricole a basso impatto ambientale e sulla riduzione della dipendenza dalle importazioni. Questo richiede un impegno congiunto da parte delle istituzioni, delle imprese e dei consumatori. Le istituzioni devono incentivare la ricerca e l’innovazione, promuovere l’agricoltura biologica e sostenibile e informare i consumatori sulle conseguenze delle loro scelte alimentari. Le imprese devono investire in tecnologie innovative e in pratiche agricole sostenibili, riducendo l’impatto ambientale delle loro attività e garantendo condizioni di lavoro dignitose per i lavoratori. I consumatori, a loro volta, devono essere consapevoli delle conseguenze delle loro scelte alimentari e optare per prodotti provenienti da filiere sostenibili. La transizione verso un’agricoltura consapevole richiede un cambio di mentalità e un impegno a lungo termine. Non è sufficiente adottare soluzioni parziali o superficiali. È necessario ripensare l’intero sistema agricolo, mettendo al centro la sostenibilità, il benessere animale e la salute umana. Questo richiede un dialogo aperto e costruttivo tra tutti gli attori della filiera, la condivisione delle conoscenze e delle esperienze e la volontà di collaborare per raggiungere obiettivi comuni. Solo attraverso un impegno congiunto sarà possibile trasformare la minaccia in un’opportunità e costruire un futuro più giusto e sostenibile per l’agricoltura italiana. È necessario un cambio di paradigma, che metta al centro la sostenibilità, il benessere animale e la giustizia sociale. Solo così potremo trasformare questa minaccia in un’opportunità per un futuro più giusto e sostenibile. Un futuro in cui l’agricoltura sia al servizio della comunità e non viceversa. Un futuro in cui il cibo sia un diritto per tutti e non un privilegio per pochi. Un futuro in cui il rispetto per l’ambiente e per gli animali sia un valore fondamentale.
Ora, lasciatemi aggiungere un piccolo pensiero, quasi come un consiglio da amico. Sebbene possa sembrare lontano dalla nostra quotidianità, il tema dei mangimi è intimamente legato alla qualità del cibo che portiamo in tavola. Un concetto base dell’agricoltura è che “si raccoglie ciò che si semina”, e questo vale anche per l’allevamento: la qualità dei mangimi influenza direttamente la salute degli animali e, di conseguenza, la qualità dei prodotti che ne derivano. Andando oltre, un’agricoltura più avanzata guarda all’economia circolare, valorizzando gli scarti di una filiera per alimentare un’altra, riducendo così l’impatto ambientale complessivo. Riflettiamoci: ogni nostra scelta, anche la più piccola, può fare la differenza per un futuro più sostenibile.
- Annuario Assalzoo 2024: dati dettagliati sulla produzione di mangimi in Italia.
- Dati ufficiali sull'import/export cerealicolo in Italia nei primi otto mesi del 2025.
- Approfondisce l'impatto ambientale della soia, inclusa la deforestazione e l'inquinamento.
- Pagina del MASAF sulla PAC, utile per capire le politiche agricole.








