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- Duipuvrun recupera antiche varietà come il peperone quadrato della Motta.
- La Petrosa riduce il consumo di carburante da 15mila a 6mila litri.
- L'italia ha quasi il 16% di superfici coltivate a bio.
Storie di Resilienza e Innovazione nelle Aziende Agricole Italiane
Coltivare Bio con Successo: Storie di Resilienza e Innovazione nelle Aziende Agricole Italiane
Duipuvrun: Un ritorno alle radici attraverso l’agricoltura bio-intensiva
Nel cuore dell’Astigiano, Stefano Scavino ha intrapreso un percorso agricolo unico, fondando nel 2015 l’azienda Duipuvrun. La sua storia è un esempio di come la passione per la terra e il desiderio di recuperare le tradizioni possano convergere in un’attività agricola di successo. Dopo aver conseguito una laurea in architettura, Scavino ha scelto di abbandonare la carriera professionale per dedicarsi all’agricoltura, trasformando una vecchia casa di famiglia in un’azienda specializzata nel recupero di antiche varietà di ortaggi. La sua scelta è stata guidata da un profondo legame con il territorio e dalla volontà di preservare un patrimonio agricolo che rischiava di scomparire.
L’azienda Duipuvrun si distingue per l’adozione del metodo bio-intensivo, una tecnica agricola che mira a massimizzare la produttività su piccole superfici, riducendo al minimo l’impatto ambientale. Questo approccio, ispirato alle pratiche agricole del passato, si basa su una gestione attenta del suolo, sull’utilizzo di piccoli attrezzi e sulla rotazione delle colture. Scavino ha tratto ispirazione da un orticoltore canadese che, rifacendosi alle tecniche pre-meccanizzazione, aveva dimostrato come ottenere risultati eccellenti senza investimenti massicci in attrezzature. In particolare, Duipuvrun si concentra sul recupero di varietà locali come il peperone quadrato della Motta di Costigliole d’Asti, un presidio Slow Food, e il carciofo astigiano del sorì, anch’esso riconosciuto come presidio. Questi prodotti, che rappresentano un’eccellenza del territorio, sono coltivati con metodi naturali e venduti direttamente ai consumatori attraverso un sistema di Comunità a Supporto dell’Agricoltura (CSA).
Il sistema CSA adottato da Duipuvrun crea un legame diretto tra produttore e consumatore, favorendo la trasparenza e la fiducia. I clienti, che diventano veri e propri co-produttori, versano una quota all’inizio dell’anno e ricevono in cambio una fornitura settimanale di verdure fresche e di stagione. Questo modello consente a Scavino di pianificare la produzione in base alla domanda, evitando sprechi e garantendo ai consumatori prodotti di alta qualità. La scelta di recuperare antiche varietà non è solo una questione di gusto, ma anche un modo per preservare la biodiversità e valorizzare il patrimonio culturale del territorio. Queste varietà, spesso dimenticate dalle grandi produzioni, presentano caratteristiche uniche e rappresentano una risorsa preziosa per l’agricoltura del futuro.
Attraverso il suo lavoro, Stefano Scavino dimostra che è possibile coniugare tradizione e innovazione, creando un’azienda agricola sostenibile e redditizia. La sua storia è un esempio di resilienza e di amore per la terra, un invito a riscoprire i valori dell’agricoltura locale e a sostenere i piccoli produttori che si impegnano a preservare il nostro patrimonio agricolo. Il successo di Duipuvrun è un segnale positivo per il futuro dell’agricoltura italiana, un settore che ha bisogno di giovani capaci di innovare e di valorizzare le proprie radici.
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La Petrosa: Agricoltura rigenerativa come modello di resilienza nel Cilento
Nel cuore del Cilento, l’azienda agricola La Petrosa, guidata da Edmondo Soffritti e dalla sua famiglia, incarna un modello di agricoltura rigenerativa che ha trasformato un’azienda convenzionale in un’oasi di biodiversità e sostenibilità. La storia di La Petrosa è un esempio di come la consapevolezza dei limiti dell’agricoltura intensiva possa portare a una profonda trasformazione, orientata alla rigenerazione del suolo, alla valorizzazione delle risorse locali e alla creazione di una filiera completa e resiliente.
La transizione verso l’agricoltura rigenerativa è iniziata circa 10 anni fa, quando Soffritti si è reso conto che i costi di produzione aumentavano costantemente, mentre i raccolti diminuivano. Questa situazione lo ha spinto a riconsiderare il suo approccio all’agricoltura e a sperimentare nuove tecniche che mirassero a ripristinare la fertilità del suolo e a ridurre la dipendenza da input esterni. La Petrosa è passata da un sistema monocolturale, basato sulla coltivazione di mais e triticale, a un sistema policolturale che integra diverse colture e l’allevamento di animali. L’azienda si estende su 60 ettari e comprende un oliveto con 1700 piante, 20 ettari destinati alla produzione di cereali per l’alimentazione umana e animale (grano, farro, orzo e avena), un ettaro dedicato agli ortaggi e un altro alla frutta. Inoltre, La Petrosa pratica l’allevamento al pascolo di tipo razionale, con 70 capre e 5 bovini che ruotano di parcella in parcella, consentendo all’erba di rigenerarsi. Da 5 anni l’azienda si autoproduce anche i semi.
Uno degli aspetti più interessanti dell’agricoltura rigenerativa praticata a La Petrosa è la riduzione degli input esterni. L’azienda ha eliminato la concia dei semi dei cereali, ha abbandonato l’uso di fertilizzanti chimici e ha ridotto drasticamente il consumo di carburante, passando da 15mila a 6mila litri all’anno. Al posto degli input esterni, La Petrosa utilizza cover crop, rotazioni, compost fatto con il letame degli animali e biofertilizzanti prodotti con gli scarti aziendali. Queste pratiche contribuiscono a migliorare la fertilità del suolo, a ridurre l’erosione e a favorire la biodiversità. La transizione verso l’agricoltura rigenerativa non è stata priva di difficoltà. Soffritti ha dovuto affrontare una diminuzione dei raccolti nei primi 3-4 anni, ma ha perseverato e ha continuato a sperimentare nuove tecniche. Oggi, i risultati sono evidenti: il suolo è più fertile, le piante sono più resistenti alle malattie e l’azienda è più resiliente ai cambiamenti climatici. L’azienda è in grado di gestire autonomamente l’intera filiera, dalla produzione alla trasformazione e alla vendita. I prodotti freschi vengono utilizzati nel ristorante dell’azienda, venduti nella bottega e in un mercato locale, mentre le eccedenze vengono trasformate in conserve. Questo modello consente a La Petrosa di avere un controllo completo sulla qualità dei prodotti e di creare valore aggiunto per il territorio. La Petrosa rappresenta un esempio virtuoso di come l’agricoltura possa essere rigenerativa, sostenibile e redditizia. La sua storia è un invito a riscoprire i valori dell’agricoltura tradizionale e a sperimentare nuove tecniche che mirino a preservare il nostro patrimonio agricolo per le future generazioni.

Innovazione tecnologica per un futuro biologico: Il caso dell’azienda Capobianco
L’innovazione tecnologica sta aprendo nuove frontiere per l’agricoltura biologica, consentendo alle aziende di ottimizzare i processi produttivi, ridurre l’impatto ambientale e migliorare la qualità dei prodotti. In Puglia, l’azienda Vincenzo Capobianco & figli s.r.l. è un esempio di come la tecnologia possa essere utilizzata per rendere l’agricoltura biologica più sostenibile ed efficiente. L’azienda partecipa al progetto Smart Future Organic Farm, un’iniziativa che mira a ridurre le emissioni di CO2 e a migliorare l’efficienza energetica attraverso l’uso di metodi innovativi e certificabili. Il progetto coinvolge diverse aziende agricole della regione e si concentra sulla cerealicoltura, una coltura tradizionale della Puglia.
L’azienda Capobianco ha installato sui suoi trattori dispositivi che consentono di monitorare da remoto il consumo di gasolio nelle varie lavorazioni agricole, stimando l’impatto emissivo di ogni operazione. Inoltre, l’azienda utilizza sensori che consentono agli agricoltori di ottimizzare il consumo di concimi e di sementi. L’obiettivo è rendere il modello dell’agricoltura più sostenibile, non solo in termini ambientali, ma anche economici, evitando gli sprechi. La tecnologia utilizzata da Capobianco consente di raccogliere dati precisi e di analizzarli per prendere decisioni più informate. Ad esempio, il monitoraggio del consumo di gasolio permette di individuare le aree in cui è possibile ridurre i consumi, mentre i sensori consentono di ottimizzare l’uso dei fertilizzanti, evitando sprechi e riducendo l’impatto sull’ambiente. L’azienda partecipa anche allo sviluppo di un’app (Cwfp – Carbon e Water FootPrint) in grado di calcolare l’impronta idrica e di carbonio della granella di frumento duro. Questa app consente alle aziende di monitorare il consumo diretto e indiretto di C02 e di acqua e di qualificare ulteriormente i propri prodotti dal punto di vista commerciale. L’innovazione tecnologica rappresenta un’opportunità per l’agricoltura biologica di diventare più competitiva e sostenibile. Le aziende che investono in tecnologie innovative possono ridurre i costi di produzione, migliorare la qualità dei prodotti e ridurre l’impatto ambientale. La storia dell’azienda Capobianco è un esempio di come la tecnologia possa essere utilizzata per creare un futuro più sostenibile per l’agricoltura.
Il progetto Smart Future Organic Farm coinvolge diverse aziende agricole in Puglia, una regione con una forte vocazione biologica. La Puglia è una delle regioni italiane ai primi posti nel biologico e punta sempre più su un’agricoltura biologica e integrata. La regione investe sul suo territorio anche per non perdere la bellezza e la genuinità delle proprie colture, ma al tempo stesso non si ferma, perché l’innovazione è la chiave per migliorare gli attuali strumenti del settore, in maniera produttiva e sostenibile. L’agricoltura è un settore strategico per la sostenibilità ambientale, oltre che sociale ed economica. E proprio per questo deve guardare con attenzione a tematiche come riduzione delle emissioni di gas serra, efficienza energetica, utilizzo di nuove tecnologie. Il mercato del biologico, che ha visto una crescita notevole negli ultimi anni, è ormai sotto i riflettori di università e amministrazioni che sempre più si impegnano a trovare soluzioni e a supportare ricerca e sviluppo. La tutela della fertilità del suolo, la riduzione dell’impatto ambientale, la qualità dei prodotti sono le sfide da affrontare, se si vuole parlare di futuro. In particolare in Italia, dove le superfici coltivate a bio sono quasi al 16% rispetto all’8,5% dell’Europa, i consumatori sono attenti a concetti come qualità e sostenibilità e le aziende agricole s’impegnano sempre più per andare di pari passo con il cambiamento in atto.
Agricoltura biologica: Sostenibilità e futuro del settore agricolo italiano
L’agricoltura biologica in Italia sta dimostrando di essere un settore dinamico e in continua evoluzione, capace di affrontare le sfide del mercato e del cambiamento climatico attraverso l’innovazione e la resilienza. Le storie di Duipuvrun, La Petrosa e Vincenzo Capobianco & figli s.r.l. sono esempi concreti di come sia possibile “coltivare bio con successo”, creando aziende agricole sostenibili, redditizie e capaci di valorizzare il territorio e il patrimonio agricolo italiano. Questi tre modelli rappresentano diverse sfaccettature dell’agricoltura biologica, dal recupero delle antiche varietà all’uso delle tecnologie innovative, passando per l’agricoltura rigenerativa e l’integrazione dell’allevamento. Ciò che accomuna queste aziende è la volontà di creare un futuro più sostenibile per l’agricoltura, basato sulla qualità dei prodotti, sul rispetto dell’ambiente e sulla valorizzazione del lavoro agricolo.
Il successo di queste aziende dimostra che l’agricoltura biologica non è solo un modello di produzione, ma anche un modo di vivere e di rapportarsi con la natura. Un approccio che richiede impegno, passione e la capacità di adattarsi ai cambiamenti, ma che può portare a risultati concreti in termini di sostenibilità ambientale, economica e sociale. In un contesto di mercato sempre più competitivo e di fronte alle sfide del cambiamento climatico, l’agricoltura biologica rappresenta una risposta concreta e innovativa, un modello di sviluppo che può contribuire a preservare il nostro patrimonio agricolo per le future generazioni. Le aziende agricole biologiche italiane stanno dimostrando di essere capaci di innovare, di sperimentare nuove tecniche e di creare valore aggiunto per il territorio. Un esempio di come l’agricoltura possa essere un motore di sviluppo sostenibile e un elemento fondamentale per la tutela del nostro ambiente.
L’agricoltura biodinamica, per esempio, è un approccio olistico che considera l’azienda agricola come un organismo vivente, integrando la coltivazione delle piante con l’allevamento degli animali e l’utilizzo di preparati naturali per migliorare la fertilità del suolo e la resistenza delle piante. Tecniche agricole avanzate, come l’agricoltura di precisione, possono essere integrate con i principi dell’agricoltura biologica per ottimizzare l’uso delle risorse e ridurre l’impatto ambientale. L’agricoltura di precisione si basa sull’utilizzo di sensori, droni e software per monitorare le condizioni del suolo e delle piante e per adattare le pratiche agricole alle specifiche esigenze di ogni area del campo.
Questi tre modelli rappresentano diverse sfaccettature dell’agricoltura biologica, dal recupero delle antiche varietà all’uso delle tecnologie innovative, passando per l’agricoltura rigenerativa e l’integrazione dell’allevamento. Ciò che accomuna queste aziende è la volontà di creare un futuro più sostenibile per l’agricoltura, basato sulla qualità dei prodotti, sul rispetto dell’ambiente e sulla valorizzazione del lavoro agricolo. Il successo di queste aziende dimostra che l’agricoltura biologica non è solo un modello di produzione, ma anche un modo di vivere e di rapportarsi con la natura. Un approccio che richiede impegno, passione e la capacità di adattarsi ai cambiamenti, ma che può portare a risultati concreti in termini di sostenibilità ambientale, economica e sociale. Riflettiamo, amici, su quanto sia cruciale sostenere queste realtà virtuose, scegliendo prodotti biologici e locali, contribuendo così a preservare la bellezza e la fertilità della nostra terra, per un futuro in cui il cibo che portiamo in tavola sia sinonimo di salute, rispetto e amore per il nostro pianeta.








