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- Risparmio di 40 miliardi di dollari con la fissazione biologica dell'azoto.
- Chef Service: 30 anni di biologico, 2.000 ricette certificate.
- 70% delle 500 aziende agricole partner di Chef Service sono romagnole.
Il panorama agricolo mondiale è in fermento, con un crescente interesse verso pratiche che rispettino l’ambiente e garantiscano la sicurezza alimentare per le generazioni future. In questo contesto, la microbiologa brasiliana Mariangela Hungria è stata insignita del World Food Prize 2025, un riconoscimento prestigioso che equivale al Nobel per l’agricoltura. Questo premio celebra il suo lavoro pionieristico nella fissazione biologica dell’azoto, una tecnica che promette di rivoluzionare il modo in cui coltiviamo il cibo.
La ricerca di Hungria si concentra sull’utilizzo di batteri benefici per migliorare l’assorbimento dei nutrienti da parte delle piante, riducendo drasticamente la necessità di fertilizzanti sintetici. Questa innovazione non solo apporta benefici ambientali significativi, ma genera anche risparmi economici considerevoli per gli agricoltori. Si stima che l’adozione di queste pratiche abbia portato a un risparmio di 40 miliardi di dollari su oltre 40 milioni di ettari coltivati in Brasile.

Trent’anni di biologico artigianale: un modello di successo
Mentre Hungria riceve il riconoscimento globale per il suo lavoro scientifico, in Italia, Chef Service, un laboratorio artigianale forlivese, celebra 30 anni di impegno nel settore del biologico. L’azienda, fondata da Massimo Piraccini e Lorella Rossi, si è specializzata nella produzione di conserve vegetali biologiche, collaborando con oltre 500 aziende agricole, di cui il 70% romagnole.
Chef Service trasforma le produzioni stagionali in oltre 2.000 ricette certificate bio, tra cui succhi, passate, salse, paté, sottoli e creme spalmabili. Con un team di 15 persone (che sale a 20 nei picchi stagionali) e un fatturato di 1,2 milioni di euro nel 2024, l’azienda rappresenta un esempio virtuoso di filiera corta e sostenibile.
Durante l’evento celebrativo, diversi produttori biologici hanno condiviso le loro esperienze e visioni per il futuro del settore. Giovanni Drei ha illustrato i benefici del biodinamico per il recupero dei suoi noceti, mentre Paolo Marianini ha descritto il suo progetto di economia rurale basato su grani antichi, molitura a pietra e forno a legna. Gianni Rivalta ha sottolineato l’importanza del legame diretto col consumatore e della trasmissione culturale del bio alle nuove generazioni.
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Oltre il biologico: la necessità di una cultura della sostenibilità
Nonostante i successi del settore biologico, Pradiip Tonello ha evidenziato le difficoltà crescenti per le piccole realtà, tra concorrenza della GDO, pressione sui prezzi e carenza di risorse per il marketing. Alberto Bergamaschi ha invitato ad andare “oltre il bio”, valorizzando chi fa davvero di più e comunicando la qualità reale dei prodotti con onestà.
Con l’obiettivo di promuovere le produzioni biologiche locali come strumento di prevenzione e salute pubblica, Giovanni Amadori ha presentato il progetto “Romagna Bio”. Questa iniziativa mira a riconoscere e rilanciare il patrimonio agroalimentare privo di pesticidi, diffondendo una cultura del biologico a partire dalle scuole e coinvolgendo l’intera società.
Rosa Maria Bertino ha offerto un’analisi dell’evoluzione del settore biologico in Italia dal 1995 a oggi, evidenziando la crescita in termini di operatori, superficie e consumi, ma anche gli ostacoli da superare: burocrazia, accesso al credito e bisogno di rete.
Verso un futuro agroalimentare rigenerativo
L’agricoltura rigenerativa si pone come un’evoluzione del modello agricolo attuale, mirando non solo a produrre cibo, ma anche a ripristinare la salute del suolo, aumentare la biodiversità e mitigare i cambiamenti climatici. Le pratiche di agricoltura rigenerativa includono la riduzione del lavoro del suolo, la rotazione delle colture, l’utilizzo di colture di copertura e l’integrazione di bestiame.
L’innovazione tecnologica gioca un ruolo fondamentale in questo processo. Sensori, droni e software di analisi dei dati consentono agli agricoltori di monitorare lo stato del suolo, ottimizzare l’irrigazione e la fertilizzazione, e ridurre l’uso di pesticidi. L’agricoltura di precisione, basata sull’utilizzo di queste tecnologie, permette di intervenire in modo mirato e tempestivo, massimizzando l’efficienza e riducendo l’impatto ambientale.
Riflessioni conclusive: un invito all’azione
Amici lettori, spero che questo viaggio nel mondo dell’agricoltura sostenibile vi abbia ispirato. Come abbiamo visto, la strada verso un futuro agroalimentare più sano e rispettoso dell’ambiente è lastricata di impegno, innovazione e consapevolezza.
Una nozione base di agricoltura che vorrei condividere con voi è l’importanza della rotazione delle colture. Questa pratica, apparentemente semplice, consiste nell’alternare diverse colture sullo stesso terreno nel corso degli anni. In questo modo, si previene l’esaurimento dei nutrienti nel suolo, si riduce la diffusione di malattie e parassiti, e si migliora la struttura del terreno.
A un livello più avanzato, possiamo parlare di agricoltura simbiotica, un approccio che si basa sulla creazione di sinergie tra diverse specie vegetali e animali. Ad esempio, l’allevamento di bestiame in pascoli gestiti in modo rigenerativo può contribuire a migliorare la fertilità del suolo e a sequestrare il carbonio atmosferico.
Vi invito a riflettere su come le vostre scelte alimentari possono influenzare il futuro dell’agricoltura. Sostenere i produttori locali, scegliere prodotti biologici e ridurre lo spreco alimentare sono piccoli gesti che possono fare la differenza. Ricordate, il futuro del cibo è nelle nostre mani.