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- Circa 3 milioni di persone coinvolte nel fenomeno degli olivicoltori non diretti.
- Il 35% della produzione nazionale di olio destinata all'autoconsumo.
- Agromafie fatturano diversi miliardi di euro l'anno nel settore.
L’Ombra Dietro L’Oro Verde: Il Fenomeno Degli Olivicoltori Non Diretti
      Il settore olivicolo italiano, pilastro dell’agroalimentare nazionale e simbolo del
    Made in Italy, è minacciato da un fenomeno sommerso e pervasivo: gli
   olivicoltori non diretti.  Questa realtà, che coinvolge circa
   3 milioni di persone, getta un’ombra oscura sulle pratiche di      produzione, sollevando interrogativi  cruciali in merito alle  implicazioni  legali,
   fiscali e, soprattutto, qualitative dell’olio extravergine d’oliva  che giunge sulle
    nostre tavole. Si stima che il
   35% della produzione nazionale sia destinata all’autoconsumo o alla
   condivisione familiare, un dato che sottolinea l’importanza economica e sociale di
   questo comparto, ma anche  la sua vulnerabilità a dinamiche poco  trasparenti.
  
   Ma chi sono, nello  specifico, questi  “olivicoltori fantasma”? Si tratta di un insieme
   eterogeneo di figure: proprietari terrieri assenteisti, investitori occasionali,
     prestanome e, in casi ancor  più allarmanti, individui legati alla criminalità     organizzata. Il loro tratto comune è la gestione, spesso occulta, della produzione
   olearia senza  un effettivo coinvolgimento diretto nella coltivazione degli ulivi. Le
   motivazioni  che li  spingono ad  adottare  tali pratiche sono molteplici e complesse:
   vantaggi fiscali illeciti, elusione dei controlli di qualità, speculazioni di
   mercato e, nelle situazioni più gravi, il riciclaggio di proventi  illeciti. Il
    risultato è un  sistema opaco, dove la tracciabilità  e la genuinità del  prodotto
   diventano sempre più difficili da garantire.
   
     Il paradosso  è che  questo  fenomeno si radica in un settore intrinsecamente legato  alla
    tradizione, alla cura del territorio e alla passione per un prodotto di eccellenza.
   L’ulivo, albero simbolo del Mediterraneo,  richiede dedizione e competenza per
   garantire una produzione di  qualità. La figura dell’olivicoltore “custode”,  che  si
   prende cura degli ulivi di  famiglia pur svolgendo un’altra professione, è un esempio
    virtuoso di come si  possa conciliare la tradizione con le  esigenze  della vita     moderna. Tuttavia, quando la gestione degli uliveti diventa un’attività puramente
   speculativa, guidata da logiche economiche distorte, si rischia di compromettere
    l’intero sistema. La sfida è, quindi, quella di valorizzare e sostenere gli
    olivicoltori onesti, che si dedicano con passione alla coltivazione degli ulivi e
    alla produzione di  olio di qualità, contrastando al contempo le pratiche  illecite e
    le infiltrazioni criminali.
  
   La gravità della situazione  è ulteriormente accentuata dalla crisi climatica, che
   negli ultimi anni ha messo a dura prova il settore olivicolo. La siccità prolungata,
   gli eventi meteorologici estremi e la diffusione di fitopatologie  hanno causato
   ingenti  danni alle coltivazioni, riducendo la  produzione e innalzando i prezzi. In
   questo contesto di difficoltà, le frodi e le adulterazioni diventano ancora più
   redditizie, alimentando un circolo vizioso che danneggia i produttori onesti e i
    consumatori. È fondamentale, quindi, rafforzare i controlli e promuovere la
   trasparenza,  per garantire che  l’olio extravergine d’oliva che arriva sulle nostre     tavole sia davvero un prodotto di qualità, frutto del lavoro e della  passione  di chi
    si  dedica con amore alla cura degli ulivi.     
Il Ruolo Ambiguo Delle Cooperative e Le Ombre Dei Proprietari Assenteisti
      Le cooperative agricole, nate per tutelare e sostenere i piccoli produttori, si
   trovano a giocare un ruolo complesso e, a volte, ambiguo nel panorama olivicolo
    italiano. Da un lato, esse rappresentano un punto di riferimento cruciale per gli
   olivicoltori, offrendo servizi di assistenza tecnica,  raccolta e trasformazione delle
   olive. Grazie alla loro presenza capillare sul territorio, le cooperative consentono
   anche ai piccoli produttori di accedere al mercato, superando le difficoltà legate     alla  frammentazione fondiaria e alla mancanza di infrastrutture. Tuttavia, dall’altro
   lato, alcune cooperative rischiano di diventare, consapevolmente o meno, complici del     fenomeno degli  olivicoltori non diretti. La gestione di olive provenienti da
   soggetti che non si dedicano direttamente alla coltivazione, senza un adeguato
    controllo sulla qualità e sulla provenienza del prodotto, può compromettere la
   trasparenza e la  genuinità dell’olio extravergine d’oliva.    
   Il problema si acuisce  quando le  cooperative, per aumentare i volumi di produzione e
   competere sul mercato globale, accettano olive  di dubbia provenienza, senza
   verificare attentamente le pratiche agricole adottate dai fornitori. In questo modo,
   si  rischia di incentivare l’utilizzo di metodi di coltivazione intensivi e poco
   sostenibili, che danneggiano l’ambiente e compromettono la qualità del prodotto
    finale. È  fondamentale, quindi, che le cooperative agricole adottino un approccio
   più responsabile e trasparente, privilegiando la collaborazione con i produttori
   onesti e impegnandosi a garantire la tracciabilità e la qualità dell’olio
   extravergine d’oliva.  Un ruolo chiave in questo processo spetta ai consorzi di
   tutela,  che hanno il  compito  di vigilare sulla corretta applicazione dei disciplinari
   di produzione e di proteggere le denominazioni di origine protetta (DOP) e le
   indicazioni geografiche protette  (IGP).
  
   Un altro aspetto critico è rappresentato  dalla figura dei proprietari terrieri
    assenteisti, che possiedono  uliveti ma non si curano direttamente della loro
   coltivazione. Questi soggetti, spesso attratti da  logiche speculative, tendono ad     affittare o cedere i propri terreni a terzi, senza esercitare un controllo adeguato
    sulle pratiche agricole adottate. In questo modo, si favorisce la diffusione  di
   metodi di coltivazione intensivi e poco rispettosi dell’ambiente, che compromettono
   la qualità dell’olio extravergine d’oliva e danneggiano il paesaggio. Inoltre,
   l’assenza di un legame diretto tra il proprietario e la terra  può incentivare
   l’abbandono  degli uliveti, con gravi conseguenze per la conservazione  del territorio
   e la prevenzione del dissesto idrogeologico.
  
     È necessario, quindi, promuovere un modello di olivicoltura più responsabile e
   sostenibile, che  valorizzi il ruolo dei proprietari terrieri come custodi del     paesaggio e della tradizione. A tal fine, si potrebbero incentivare forme di
   gestione associata  degli uliveti, che favoriscano la condivisione di conoscenze e       competenze tra  i produttori e promuovano  l’adozione di pratiche agricole innovative
   e rispettose dell’ambiente. Inoltre, si potrebbe prevedere un  sistema di
     certificazione degli uliveti, che attesti il rispetto di determinati standard di
   qualità e sostenibilità, premiando i produttori virtuosi e scoraggiando le pratiche
   speculative. Solo in questo modo sarà possibile tutelare  il patrimonio olivicolo
   italiano e garantire  un futuro prospero al settore.
  

Frodi e Sofisticazioni: Un Mercato Distorto a Discapito Della Qualità
    Il mercato dell’olio extravergine d’oliva è purtroppo terreno fertile per frodi e
    sofisticazioni, pratiche illecite che danneggiano i produttori onesti, ingannano i
   consumatori e  minano la credibilità dell’intero settore.  La  complessità della
    filiera produttiva, la presenza di numerosi intermediari e la difficoltà di     distinguere un  olio di qualità da uno adulterato rendono i controlli particolarmente
   ardui. Le frodi più comuni consistono nell’aggiunta di  oli di semi colorati con
   clorofilla e addizionati con una piccola quantità di olio extravergine, oppure nella
   deodorazione di oli di qualità mediocre (vergine o  lampante) per mascherarne i
    difetti organolettici. Queste pratiche illecite consentono  di ottenere  un prodotto     apparentemente simile all’olio extravergine, ma privo delle sue preziose proprietà
   nutritive e organolettiche.    
   Il problema si aggrava quando le frodi coinvolgono l’origine geografica  del prodotto.
   Olio proveniente  da altri Paesi, spesso a  basso costo e di qualità inferiore, viene
   spacciato per  italiano, sfruttando l’immagine positiva del
   Made in Italy per ingannare i consumatori. Questa pratica,  oltre a danneggiare      i produttori nazionali, crea un danno  economico considerevole per l’intero  Paese.
   Secondo stime recenti, il fatturato  delle agromafie, che operano nel settore     agroalimentare, ammonta  a  diversi miliardi  di  euro  all’anno. La lotta contro le
   frodi e le sofisticazioni richiede un  impegno costante e coordinato da  parte delle
   istituzioni,  delle forze dell’ordine e degli organismi di controllo.  È fondamentale
   rafforzare  i controlli lungo tutta la filiera produttiva, dalla coltivazione degli
   ulivi all’imbottigliamento dell’olio, utilizzando tecnologie innovative per la
   tracciabilità e l’identificazione dei prodotti.
   
    Un ruolo cruciale spetta ai consumatori, che devono  essere consapevoli dei rischi e
   imparare a riconoscere un olio extravergine di qualità. Come suggerisce Alberto
   Grimelli, agronomo ed esperto  del settore, è importante diffidare dei prezzi  troppo
    bassi, controllare attentamente l’etichetta e affidarsi al proprio olfatto per
   individuare eventuali odori sgradevoli. La presenza delle indicazioni DOP e IGP
   rappresenta una garanzia  aggiuntiva, in quanto questi riconoscimenti  prevedono
   controlli rigorosi sul rispetto dei disciplinari di produzione. Inoltre,  è
   consigliabile  acquistare olio  extravergine direttamente dai produttori o presso
    rivenditori di  fiducia, che possono fornire informazioni dettagliate sull’origine e
    sulle caratteristiche del prodotto.
   
     La lotta contro  le frodi e le sofisticazioni è una battaglia fondamentale per
   tutelare il patrimonio olivicolo italiano e garantire ai consumatori  un prodotto di
    qualità, frutto del lavoro e della passione di chi si dedica  con amore alla cura
   degli  ulivi. Solo in questo modo sarà possibile contrastare le logiche speculative e
   criminali che minacciano il settore e valorizzare  l’eccellenza dell’olio
    extravergine d’oliva italiano.
  
Verso Un Futuro Sostenibile: Proposte e Soluzioni Per Un Settore Olivicolo Trasparente
   Per affrontare in modo efficace le problematiche che affliggono  il  settore
   olivicolo italiano, è necessario adottare un approccio strategico e multidimensionale,
   che coinvolga tutti gli attori della filiera produttiva, dalle istituzioni ai
   produttori, fino ai consumatori. Un primo passo fondamentale è rappresentato dal
    rafforzamento dei controlli e dalla promozione della trasparenza lungo tutta la
   filiera, dalla coltivazione degli ulivi all’imbottigliamento dell’olio. A tal fine,
   si potrebbe istituire un registro telematico unico a livello europeo per la
    tracciabilità degli oli di oliva vergini,  come proposto da Coldiretti e Unaprol.
   Questo  sistema, ispirato al modello italiano del  Sian, consentirebbe di risalire
   all’origine delle olive e di monitorare tutte le fasi della produzione, garantendo
   una maggiore trasparenza e sicurezza per i  consumatori.    
    Un  altro aspetto cruciale è rappresentato dalla revisione degli accordi commerciali
   con  i paesi terzi, al fine di evitare  l’importazione di olio  a basso costo e di
   qualità inferiore, che rischia di alterare il  mercato e danneggiare i produttori
   nazionali. È necessario,  quindi, che l’Unione Europea adotti politiche commerciali     più rigorose,  che tutelino il
   Made in Italy e garantiscano la concorrenza leale. Inoltre, è importante
   sostenere la ricerca e l’innovazione nel settore olivicolo, promuovendo l’adozione
   di pratiche agricole sostenibili e  l’utilizzo di tecnologie  innovative per la
   tracciabilità e  il controllo della qualità dei prodotti. A tal fine, si potrebbero
    incentivare progetti  di  ricerca e sviluppo che mirino a migliorare  la resistenza
   degli ulivi alle malattie e agli eventi climatici estremi, a ridurre  l’utilizzo di
   fitofarmaci e a valorizzare  le  varietà autoctone.
  
   Un ruolo fondamentale spetta anche alle associazioni di categoria, che devono
   impegnarsi a promuovere un’immagine positiva dell’olio extravergine italiano,
    valorizzandone le  caratteristiche uniche e le proprietà benefiche. A  tal fine, si
   potrebbero organizzare campagne di sensibilizzazione rivolte ai  consumatori,
   promuovendo  la  conoscenza  delle diverse varietà di olio extravergine, dei loro      utilizzi in cucina e dei loro benefici per la salute. Inoltre, è importante
   sostenere  le iniziative di promozione dell’olio extravergine italiano sui mercati
    internazionali, partecipando a fiere e manifestazioni di settore e stringendo
    accordi commerciali con i  principali Paesi importatori.
  
   Infine, è fondamentale sensibilizzare i consumatori sull’importanza di scegliere
   olio extravergine di qualità, prodotto nel rispetto dell’ambiente e  del lavoro. I
   consumatori devono essere consapevoli del fatto che l’acquisto  di un olio extravergine
   di qualità rappresenta un investimento nella propria salute e nel  futuro del  settore      olivicolo italiano. Scegliere prodotti certificati e di origine controllata,
   privilegiando i produttori locali  e le filiere corte, è un modo concreto per
   sostenere l’economia  del territorio,  tutelare l’ambiente  e garantire  un futuro     prospero al settore olivicolo italiano. Solo attraverso un impegno  congiunto sarà
    possibile sconfiggere gli “olivicoltori fantasma” e valorizzare l’eccellenza
    dell’olio extravergine d’oliva italiano.
  
    Quindi, se ami l’agricoltura, non dimenticare  che una nozione base per l’olivicoltura
    è la potatura*. Un concetto  più  avanzato di potatura è la *potatura     poliennale, una pratica che  richiede un’attenta pianificazione e un’ottima
   conoscenza della fisiologia  dell’ulivo. Non  abbiate fretta di arrivare subito ai
    concetti più avanzati,  ma date tempo alla vostra mente di digerire  tutte  le
   informazioni che ricevete,  perché solo così potrete davvero apprezzare la bellezza e
   la complessità dell’agricoltura.  Lasciate che ogni informazione  sia un seme  piantato
   nel terreno fertile della vostra conoscenza, e vedrete germogliare una passione
   autentica  e duratura per il  mondo agricolo.
  
- Relazione semestrale della DIA che analizza la criminalità organizzata nel settore agroalimentare.
- Analisi CREA sull'importanza economica dell'olio d'oliva in Italia e importazioni.
- Analisi della normativa nel settore olivicolo-oleario italiano, un documento di riferimento.
- Sito del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, utile per normativa e controlli.








