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- Vendite bio: superati i 5,4 miliardi di euro nel 2023.
- Consumi fuori casa: aumento del 18% nel 2021.
- 19,8% superficie agricola totale italiana è bio.
La filiera del biologico: un’analisi approfondita
L’agricoltura biologica, un settore in continua espansione, desta un crescente interesse non solo tra i consumatori, sempre più attenti alla qualità e alla sostenibilità dei prodotti, ma anche tra gli operatori del settore agricolo e agroalimentare. Questa inchiesta si propone di analizzare la filiera del biologico, dalla produzione alla distribuzione, con l’obiettivo di individuare chi siano i reali beneficiari di questo trend inarrestabile.
La filiera del biologico si articola in una serie di passaggi cruciali, ciascuno dei quali coinvolge attori specifici. Si parte dagli agricoltori, custodi della terra e depositari del sapere agricolo tradizionale, che adottano tecniche di coltivazione rispettose dell’ambiente, escludendo l’utilizzo di pesticidi, erbicidi e fertilizzanti chimici di sintesi. A seguire, i trasformatori, che valorizzano le materie prime biologiche trasformandole in prodotti finiti, pronti per essere immessi sul mercato. I distributori, che si occupano di far arrivare i prodotti biologici dai campi alle tavole dei consumatori, garantendo la corretta conservazione e il rispetto delle normative vigenti. Infine, i rivenditori, che offrono ai consumatori un’ampia gamma di prodotti biologici, dai negozi specializzati ai supermercati, dai mercati contadini agli e-commerce.
Ogni attore della filiera svolge un ruolo fondamentale, contribuendo alla creazione di valore e alla soddisfazione delle esigenze dei consumatori. Tuttavia, è importante analizzare attentamente i margini di profitto e i costi di produzione di ciascun anello della catena, al fine di comprendere chi siano i veri beneficiari del business del bio.
La crescente domanda di prodotti biologici è innegabile, ma è fondamentale chiedersi se tutti gli attori della filiera ne traggano realmente vantaggio. L’obiettivo di questa inchiesta è quello di fare luce sulle dinamiche economiche del settore, analizzando i margini di profitto, i costi di produzione, le strategie di marketing e il ruolo delle associazioni di categoria.
Per una comprensione più chiara, è necessario approfondire le pratiche agricole che definiscono il biologico. Gli agricoltori, in questo contesto, si fanno promotori di tecniche innovative e sostenibili, privilegiando la rotazione delle colture, il compostaggio e l’impiego di insetti utili per il controllo dei parassiti. Queste pratiche, sebbene virtuose, possono comportare costi aggiuntivi, che devono essere attentamente valutati.
La filiera del biologico, quindi, si presenta come un sistema complesso e interconnesso, in cui ogni attore svolge un ruolo specifico e contribuisce alla creazione di valore. Tuttavia, è fondamentale analizzare attentamente le dinamiche economiche del settore, al fine di comprendere chi siano i veri beneficiari del business del bio e quali siano le sfide da affrontare per garantire una crescita sostenibile e inclusiva.
Costi e ricavi: un bilancio per gli agricoltori biologici
L’agricoltura biologica, pur rappresentando un’opportunità di crescita per il settore primario, presenta una serie di sfide economiche che meritano un’analisi approfondita. Uno degli aspetti più delicati riguarda i costi di produzione, che possono incidere significativamente sulla redditività delle aziende agricole.
Tra le voci di spesa più rilevanti, spiccano i costi di certificazione, necessari per ottenere il riconoscimento ufficiale di “prodotto biologico”. Questi costi variano in base all’ente certificatore, alle dimensioni dell’azienda e alla tipologia di colture. Ad esempio, nel 2025, CCPB ha aggiornato il suo piano tariffario, portando la tariffa fissa per unità produttiva a 600 euro all’anno per i preparatori di alimenti e la tariffa minima vegetale a 350 euro per gli operatori agricoli.
A questi costi fissi, si aggiungono le spese per l’acquisto di sementi biologiche, l’implementazione di tecniche di coltivazione specifiche e la gestione della fertilità del suolo. L’agricoltura biologica, infatti, richiede un approccio più attento e scrupoloso rispetto all’agricoltura convenzionale, con un maggiore impiego di manodopera e l’utilizzo di tecniche di lavorazione del terreno meno invasive.
Tuttavia, è importante sottolineare che i prodotti biologici possono essere venduti a prezzi più alti rispetto ai prodotti convenzionali, offrendo agli agricoltori la possibilità di ottenere margini di profitto superiori. Il prezzo finale, però, dipende da diversi fattori, tra cui il canale di distribuzione, la concorrenza e la percezione del valore da parte dei consumatori.
Per fare un esempio concreto, un’azienda di 35 ettari a seminativo potrebbe sostenere costi di certificazione superiori a 2.500 euro all’anno, a cui si aggiunge la quota variabile per l’organismo di controllo. Questo dato evidenzia la necessità di un’attenta pianificazione finanziaria e di una gestione oculata delle risorse per poter “coltivare bio con successo”.
La burocrazia rappresenta un’ulteriore sfida per gli agricoltori biologici. Le procedure per ottenere le certificazioni, presentare le domande di contributo e richiedere le sementi in deroga possono essere complesse e dispendiose in termini di tempo e risorse. Un agricoltore che vuole passare al regime biologico deve presentare una notifica di adesione che va ripresentata tutte le volte che avviene una modifica della superficie o dell’indirizzo colturale.
Nonostante queste difficoltà, l’agricoltura biologica rimane un settore in crescita, grazie alla crescente domanda di prodotti sani, genuini e rispettosi dell’ambiente. Per garantire la sostenibilità economica delle aziende agricole biologiche, è fondamentale che le istituzioni e le associazioni di categoria offrano un supporto concreto, attraverso politiche mirate, finanziamenti e servizi di assistenza tecnica.
Il costo della notifica, attraverso i centri di assistenza, può costare dai 200 ai 400 euro. La presentazione annuale del programma produttivo all’organismo di controllo costa dai 150 ai 200 euro. Il costo dell’organismo di controllo prescelto dall’agricoltore costa dai 250 ai 500 euro/anno fissi, più una quota variabile in funzione della superficie da 4 a 10 euro/ha. Nella maggior parte dei casi l’agricoltore ha la necessità di avvalersi di un esperto consulente, che redige anche la relazione tecnica annuale da presentare all’organismo di controllo, con un costo che va dai 1200 ai 1500 euro. La presentazione della domanda di contributo alla misura 11 dei Psr, dedicata ai sostegni per l’agricoltura biologica, costa dai 250 ai 300 euro. Infine c’è l’istanza per le richieste delle sementi in deroga, che costa altri 80 euro.
Le dinamiche del mercato biologico italiano
Il mercato del biologico in Italia si caratterizza per una crescita costante e un’evoluzione continua, trainata da una maggiore consapevolezza dei consumatori e da una crescente attenzione alla sostenibilità ambientale. Nel 2023, le vendite alimentari bio nel mercato interno hanno superato i 5,4 miliardi di euro, con un aumento del 5% rispetto all’anno precedente.
A trainare la crescita del mercato sono stati soprattutto i consumi fuori casa, che hanno registrato un incremento del 18% rispetto al 2021, raggiungendo un valore di 1,3 miliardi di euro. Questo dato evidenzia come il biologico stia diventando sempre più presente anche nel settore della ristorazione, con un’offerta sempre più ampia e diversificata.
La distribuzione moderna, ovvero supermercati e ipermercati, si conferma il canale di riferimento per gli acquisti bio, con una quota di mercato pari a 2,1 miliardi di euro nel 2023. Tuttavia, anche gli altri canali di vendita, come i negozi specializzati, i mercati contadini e gli e-commerce, stanno registrando una crescita significativa, offrendo ai consumatori un’ampia scelta di prodotti e servizi.
L’Italia si distingue a livello europeo per la sua leadership nel settore biologico, con oltre 2 milioni di ettari di superficie agricola coltivata secondo i metodi dell’agricoltura biologica. Questo dato rappresenta il 19,8% della superficie agricola totale, un valore superiore alla media europea e in linea con gli obiettivi fissati dall’Unione Europea per il 2030.
Il numero di operatori biologici in Italia è in costante aumento, raggiungendo le 94.441 unità nel 2023. Questo dato testimonia la vitalità del settore e la crescente adesione degli agricoltori ai metodi dell’agricoltura biologica.
Nonostante la crescita del mercato, è importante sottolineare che il settore del biologico è caratterizzato da una forte concorrenza, con la presenza di grandi player industriali e la diffusione di marchi privati. Per questo motivo, è fondamentale che le aziende agricole biologiche investano in innovazione, qualità e marketing, al fine di differenziarsi dalla concorrenza e conquistare la fiducia dei consumatori.
Nel 2023, il 90% della popolazione italiana tra i 18 e i 65 anni ha acquistato almeno un prodotto alimentare biologico, confermando l’elevato interesse dei consumatori per questo settore. Tuttavia, il 28% dei consumatori ritiene di non avere informazioni sufficienti per valutare le caratteristiche dei prodotti bio, mentre il 57% vorrebbe avere maggiori informazioni sulle garanzie offerte dalla certificazione biologica.

Il ruolo delle associazioni e le prospettive future
Le associazioni di agricoltori biologici svolgono un ruolo cruciale nel supportare i produttori, promuovere pratiche agricole sostenibili e tutelare gli interessi del settore. Tra le principali associazioni italiane, spicca l’AIAB (Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica), che si impegna a diffondere la cultura del biologico attraverso attività di informazione, formazione, ricerca e lobbying.
L’AIAB, in quanto socia di IFOAM (l’organizzazione ombrello del biologico a livello mondiale) e di Via Campesina (la rete mondiale delle associazioni di contadini e agricoltori), rappresenta un punto di riferimento per gli agricoltori biologici italiani, offrendo loro supporto tecnico, legale e commerciale.
Le prospettive future del settore biologico in Italia sono positive, grazie alla crescente domanda di prodotti sani, sostenibili e rispettosi dell’ambiente. Tuttavia, è fondamentale che le istituzioni e le associazioni di categoria continuino a supportare gli agricoltori biologici, soprattutto le piccole e medie imprese, attraverso politiche mirate, finanziamenti e servizi di assistenza tecnica.
Per garantire la crescita sostenibile del settore, è necessario investire in innovazione, ricerca e sviluppo, al fine di migliorare le tecniche di coltivazione, ridurre i costi di produzione e aumentare la competitività delle aziende agricole biologiche. È altresì importante promuovere la trasparenza e la tracciabilità dei prodotti, al fine di rafforzare la fiducia dei consumatori e contrastare le frodi alimentari.
AIAB facilita la partecipazione delle aziende bio alle più importanti fiere di settore e promuove un modello di ricerca partecipativa in agricoltura biologica, che favorisca il coinvolgimento di produttori e tecnici nelle prove di campo. L’associazione è cofondatrice di FIRAB (Fondazione Italiana per la Ricerca in Agricoltura Biologica e Biodinamica) e di Reti Semi Rurali, a dimostrazione del suo impegno per la promozione della ricerca e dell’innovazione nel settore biologico.
Il futuro del biologico in Italia dipende dalla capacità di tutti gli attori della filiera di lavorare insieme, al fine di creare un sistema agroalimentare sostenibile, inclusivo e resiliente. Solo così sarà possibile garantire che il biologico sia un’opportunità per tutti e non solo per alcuni.
Uno degli obiettivi principali è quello di raggiungere il 25% di SAU (Superficie Agricola Utilizzata) biologica entro il 2030. Tuttavia, è necessario fare di più per valorizzare le colture da seminativo e sostenere la zootecnia biologica, che presenta ancora delle criticità.
Oltre il biologico: verso un’agricoltura rigenerativa e consapevole
Il percorso verso un’agricoltura più sostenibile non si ferma al biologico. Negli ultimi anni, si sta diffondendo un nuovo approccio, l’agricoltura rigenerativa, che mira a ripristinare la salute del suolo, aumentare la biodiversità e sequestrare il carbonio atmosferico.
L’agricoltura rigenerativa si basa su una serie di pratiche, tra cui la riduzione al minimo della lavorazione del terreno, la copertura permanente del suolo con piante da copertura, la rotazione delle colture, l’integrazione di bestiame e l’utilizzo di compost e fertilizzanti organici. Queste pratiche, se implementate correttamente, possono migliorare la fertilità del suolo, ridurre l’erosione, aumentare la resilienza ai cambiamenti climatici e migliorare la qualità dei prodotti agricoli.
Un’altra tendenza importante è quella dell’agricoltura consapevole, che pone al centro il rapporto tra l’uomo e la terra, promuovendo un approccio più etico e rispettoso nei confronti dell’ambiente e degli animali. L’agricoltura consapevole si basa sui principi della permacultura, della biodinamica e dell’agroecologia, e mira a creare sistemi agricoli autosufficienti, resilienti e in armonia con la natura.
Il futuro dell’agricoltura passa attraverso un approccio integrato e sinergico, che combini le pratiche del biologico, dell’agricoltura rigenerativa e dell’agricoltura consapevole. Solo così sarà possibile garantire un sistema agroalimentare sostenibile, in grado di nutrire la popolazione mondiale, proteggere l’ambiente e preservare la biodiversità per le generazioni future.
Le istituzioni e le associazioni di categoria devono sostenere la transizione verso un’agricoltura più rigenerativa e consapevole, attraverso politiche mirate, finanziamenti e servizi di assistenza tecnica. È altresì importante promuovere la formazione e l’informazione, al fine di sensibilizzare gli agricoltori e i consumatori sui benefici di queste pratiche.
Il percorso verso un’agricoltura più sostenibile è lungo e complesso, ma è un percorso necessario per garantire un futuro migliore per tutti. L’agricoltura non è solo un’attività economica, ma anche una pratica culturale, sociale e ambientale. Per questo motivo, è fondamentale che tutti gli attori della filiera lavorino insieme, al fine di creare un sistema agroalimentare che sia al servizio dell’uomo e della natura.
Amici, spero che quest’articolo vi abbia offerto una panoramica completa e dettagliata sul complesso mondo del biologico in Italia. Ricordate, l’agricoltura è un’arte antica che si rinnova costantemente. Una nozione base, ma fondamentale, è la rotazione delle colture: alternare diverse specie vegetali sullo stesso terreno aiuta a prevenire l’esaurimento del suolo e a controllare parassiti e malattie in modo naturale. Un concetto più avanzato è l’agricoltura simbiotica, che integra diverse attività agricole, come l’allevamento e la coltivazione, per creare un sistema più efficiente e resiliente. Ma al di là delle tecniche, ciò che conta davvero è l’amore per la terra e il rispetto per la natura. Riflettiamo insieme: cosa possiamo fare, nel nostro piccolo, per sostenere un’agricoltura più sostenibile e consapevole? Ogni scelta conta, dal prodotto che mettiamo nel carrello della spesa al modo in cui coltiviamo il nostro orto sul balcone.
- Studio Istat sulla valutazione della redditività e dei margini di profitto.
- Sito ufficiale di FederBio, utile per approfondire le dinamiche economiche del settore.
- Analisi del ruolo della filiera corta e dei mercati contadini nel biologico.
- Audit della Corte dei conti europea sull'efficacia dei finanziamenti UE all'agricoltura biologica.