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Viticoltura biologica: le strategie innovative per affrontare le sfide del futuro

Un recente incontro alla Fondazione Edmund Mach ha evidenziato l'importanza del rame e della biodiversità del suolo per una viticoltura biologica sostenibile, analizzando le nuove strategie per affrontare le sfide climatiche e normative.
  • Diminuzione superficie vitigni biologici: -12 mesi a livello provinciale.
  • Zolfo migliora efficacia rame: favorisce foglie e grappoli.
  • Innovazione: sensori e droni monitorano salute piante e suolo.

Recentemente si è svolto alla Fondazione Edmund Mach (FEM) un significativo incontro tecnico focalizzato sulla viticoltura biologica, che ha esaminato in modo particolare l’impiego del rame, assieme alle relative problematiche e alle prospettive nel settore. Questo evento è stato promosso dal Centro Trasferimento Tecnologico ed è riuscito a coinvolgere non solo esperti ma anche agricoltori desiderosi di ampliare il loro sapere sulle strategie contro le malattie più diffuse tra i vigneti, quali la peronospora e l’oidio.

Francesco Spagnolli, presidente della FEM, ha inaugurato i lavori sottolineando l’essenzialità di incontri come queste opportunità cruciali per un aggiornamento nel contesto agricolo. Ha messo in risalto il contributo decisivo che tali attività possono fornire all’accrescimento delle necessarie competenze tecniche, indispensabili a fronteggiare efficacemente ogni nuova annata agricola, ed ha evidenziato argomenti rilevanti legati al biologico, che abbracciano sia il ruolo preponderante dell’impiego del rame sia quello relativo alla qualità dei terreni.
A condurre la discussione vi era Daniele Prodorutti, il quale riveste il ruolo di responsabile presso l’Unità Agricoltura Biologica e Qualità del Suolo, ed ha presentato dettagliatamente i risultati ottenuti attraverso prove sperimentali mirate alla difesa nella viticoltura. È interessante notare come Roberto Zanzotti abbia fornito un resoconto dettagliato sui risultati ottenuti tramite esperimenti condotti nel tempo riguardanti l’impiego di prodotti a base di rame nell’ambito della viticoltura. Nel contempo, Raffaella Morelli, focalizzando l’attenzione su variabili cruciali per la biodiversità del suolo presente nei vigneti situati in Trentino, ha chiarito gli elementi che giocano un ruolo determinante.

La dottoressa Cristina Micheloni dell’Associazione Italiana Agricoltura Biologica (AIAB), approfondendo il tema della viticoltura biologica all’interno del contesto climatico e normativo attuale nonché delle dinamiche di mercato, ha esaminato le opportunità esistenti sul piano europeo. In tale ambito è stato sottolineato il fatto che negli ultimi dodici mesi si è registrata una significativa riduzione nella superficie dedicata alla coltivazione biologica dei vigneti a livello provinciale.

Strategie di difesa innovative: il ruolo del rame e dello zolfo

Nel corso delle indagini condotte nel 2025 sulle tecniche protettive destinate alla lotta contro peronospora e oidio, è stata esaminata l’efficacia dell’impiego del rame sia in solitario che combinato con varie miscele commerciali contenenti zolfo. Gli esiti ottenuti hanno ribadito le conclusioni emerse nell’anno precedente; infatti, l’integrazione dello zolfo ha apportato un notevole miglioramento nell’efficacia del trattamento a base di rame contro la peronospora, influenzando favorevolmente tanto le foglie quanto i grappoli colpiti. In merito alla gestione dell’oidio, tutti gli agenti contenenti zolfo hanno evidenziato una sostanziale diminuzione dell’incidenza della malattia sugli impianti non trattati inizialmente; da notare come i preparati liquidi abbiano manifestato risultati generalmente superiori rispetto all’utilizzo dello zolfo bagnabile.

Attualmente il rame continua ad essere riconosciuto come lo standard da seguire nella strategia difensiva applicata nella viticoltura biologica; dopo tutto persiste un limite sulle quantità massime tollerate secondo le normative europee. I test effettuati hanno messo in luce importanti relazioni fra dosi somministrate e livelli concentrativi identificabili sulla vegetazione, insieme all’influenza delle condizioni ambientali sull’efficacia d’uso stesso; non va trascurata neppure l’analisi relativa alla capacità dei vari preparati a base ramificata rispetto al dilavamento e all’essenziale valore legato alle modalità distributive. Nonostante il rame, essendo stato a lungo riconosciuto come uno dei principali fungicidi, continui a rivestire un ruolo significativo nell’agricoltura, permangono numerosi interrogativi in merito all’ottimizzazione della sua applicazione. Tra le strade più fruttuose da percorrere nella ricerca vi è sicuramente quella relativa alla creazione di nuove formulazioni destinate a potenziare non solo la persistenza del rame stesso, ma anche la sua capacità di distribuzione e l’efficacia complessiva nel controllo delle malattie fungine.

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  • 👎 Rame e zolfo? Soluzioni obsolete! Dobbiamo guardare oltre......
  • 🤔 Rotazione delle colture: la vera chiave dimenticata per......

Biodiversità del suolo: un elemento chiave per la viticoltura sostenibile

Il biota del suolo, definito come il conglomerato di tutte le entità viventi presenti nella terra, gioca un ruolo cruciale nei processi biologici che si sviluppano al suo interno. Le specifiche caratteristiche fisiche della terra, assieme alla sua posizione geografica e alle interazioni dovute all’attività umana, esercitano una notevole influenza sulla sua biodiversità, composizione ed operatività. Un’indagine svolta presso i vigneti trentini ha avuto lo scopo di analizzare in che modo le peculiarità pedologiche e le pratiche agronomiche riguardanti la viticoltura incidano sul biota in vari contesti terreni. Dalle analisi effettuate emerge chiaramente come tale incidenza varierà a seconda della tipologia di suolo considerata.
L’analisi mette in luce quanto sia essenziale una profonda conoscenza dei fattori ambientali naturali insieme alle tecniche agricole applicate per poter mitigare eventuali impatti negativi derivanti dai mutamenti ambientali sulle forme di vita, nonché sulle funzionalità ecologiche associate al suolo.

Verso un futuro sostenibile: innovazione e resilienza nella viticoltura biologica

La viticoltura europea, insieme al fenomeno del vino biologico, si trova oggi a dover gestire una molteplicità di fattori avversi. Tra questi rientrano le sconvolgenti variazioni climatiche, mercati in continua metamorfosi e un apparato normativo europeo sempre più complesso accompagnato da un peso burocratico crescente. Tuttavia, è cruciale notare che, nonostante le problematiche generali affliggano il settore vitivinicolo, numerosi principi fondamentali dell’agricoltura biologica stanno permeando anche tutto il campo della viticoltura: emerge con chiarezza un’attenzione particolare alla cura del suolo, all’utilizzo prudente delle metodologie agronomiche antecedenti alle misure difensive immediate, così come all’importanza di diversificare coltivazioni ed accentuare la biodiversità. Questo fenomeno sta delineando in modo chiaro la posizione preminente dell’agricoltura biologica nel promuovere un nuovo paradigma che funge da esempio innovativo per modalità alternative d’approccio all’attività agricola.

*Il Futuro del Biologico: Un Equilibrio tra Tradizione e Innovazione*

La viticoltura biologica si trova attualmente in una fase cruciale della sua evoluzione. Da una parte vi è la necessità di mantenere saldi quei principi essenziali che la caratterizzano — come il rispetto verso l’ambiente e la salvaguardia della biodiversità — mentre dall’altra emerge una spinta verso l’adozione dell’innovazione scientifica e tecnologica al fine di fronteggiare le sfide rappresentate dal cambiamento climatico insieme alla crescente richiesta di prodotti sostenibili. Il bilanciamento tra queste due dimensioni risulterà fondamentale per plasmare il futuro dell’intero settore.

Sinceramente, amici: consideriamo che l’agricoltura rappresenta un’antichissima forma d’arte; essa si articola in un dialogo incessante con la terra stessa. Un concetto fondamentale che tendiamo a trascurare riguarda proprio la rotazione delle colture: variare le tipologie vegetali coltivate su uno stesso terreno non soltanto contribuisce ad evitare il degrado dei nutrienti presenti nel suolo ma interrompe anche i cicli di parassiti ed epidemie vegetali; assomiglia dunque a concedere una pausa rigenerativa al nostro suolo permettendogli così di ristabilire equilibratamente le proprie dinamiche naturali.

Non limitiamoci a queste riflessioni iniziali: nell’ambito dell’agricoltura contemporanea possiamo avvalerci oggi di strumenti particolarmente avanzati volti ad ottimizzare ulteriormente le nostre pratiche agronomiche. Immaginiamo l’applicazione innovativa dei sensori e dei droni, strumenti utili per il monitoraggio istantaneo dello stato sanitario delle piante così come del terreno. Queste avanguardistiche tecnologie ci consentono interventi puntuali ed efficaci, ottimizzando così le risorse utilizzate mentre si promuove una gestione più efficace delle coltivazioni.

E voi? Siete disposti a raccogliere questa ambiziosa sfida verso un’agricoltura caratterizzata da maggiore sostenibilità e consapevolezza? Non dimentichiamo mai che il nostro territorio rappresenta una risorsa inestimabile; è un patrimonio che abbiamo il dovere di proteggere e trasferire alle generazioni future.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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