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- Danni da cinghiali nel 2024 superano i 4,5 milioni di euro.
- Previsto il prelievo selettivo di 14.630 cinghiali entro il 15 marzo 2026.
- Mancate entrate per 127.000 quintali di raccolto nel 2024.
La Regione Piemonte intensifica la lotta contro i cinghiali con un piano di prelievo selettivo esteso fino al 15 marzo 2026. L’iniziativa, promossa dall’assessore Paolo Bongioanni, mira a contenere i danni all’agricoltura e a prevenire la diffusione della peste suina africana (PSA).
L’emergenza cinghiali e i danni all’agricoltura
La presenza massiccia di cinghiali rappresenta una grave minaccia per le coltivazioni piemontesi. Nel 2024, i danni causati da questi animali hanno superato i 4,5 milioni di euro, pari al 70% dei danni totali provocati dalla fauna selvatica nella regione. Le aziende agricole hanno subito mancate entrate per oltre centoventisettemila quintali di raccolto, con più di tremila richieste di indennizzo inoltrate alla Regione.

Il piano di prelievo selettivo: numeri e obiettivi
Il piano prevede il prelievo selettivo di 14.630 cinghiali, equamente ripartiti tra le diverse zone di competenza venatoria, ovvero gli ATC, i CA, le AATV e le AFV. Tale operazione si aggiunge all’attività di controllo portata avanti dalle province e dalla città metropolitana di Torino, in funzione tutto l’anno. L’obiettivo principale è ridurre i danni alle colture e limitare il rischio di incidenti stradali, oltre a contenere la diffusione della PSA.
Le restrizioni per la PSA
Le limitazioni dovute alla PSA
La PSA rappresenta un rischio serio per il settore agricolo e l’economia del territorio. Proprio per questo, il piano di prelievo circoscrive le aree soggette a restrizione – zone I, II e III definite dal regolamento UE – e la zona di controllo dell’espansione virale (CEV). Questo provvedimento è di importanza cruciale per minimizzare i movimenti degli animali verso aree dove il virus potrebbe diffondersi.
Verso una gestione sostenibile della fauna selvatica
Verso un approccio di gestione faunistica sostenibile Il piano di prelievo selettivo rappresenta un passo significativo verso il ripristino di un bilanciamento tra la popolazione di cinghiali e le necessità dell’agricoltura. È comunque essenziale che tali interventi vengano realizzati nel rispetto delle regole e con grande attenzione, per non danneggiare ulteriormente l’ecosistema. La difficoltà maggiore risiede nel trovare un punto d’incontro tra la tutela delle coltivazioni e la protezione della fauna selvatica.
Quale futuro per l’agricoltura piemontese? Un approccio integrato
Per un futuro dell’agricoltura piemontese: un modello sinergico
Il piano di prelievo mirato costituisce una tappa fondamentale per affrontare un problema che da tempo danneggia l’agricoltura piemontese. Resta comunque necessario che tale iniziativa venga affiancata da ulteriori azioni di prevenzione e sensibilizzazione, al fine di assicurare una gestione ecocompatibile della fauna selvatica e la salvaguardia delle risorse agricole.
Amici agricoltori, parliamoci chiaro: la gestione della fauna selvatica è un tema spinoso, ma cruciale per la salute delle nostre aziende. Avete mai pensato a come un approccio integrato, che combini il prelievo selettivo con misure preventive come recinzioni e dissuasori, potrebbe fare la differenza?
Una nozione base di agricoltura che si applica qui è la rotazione delle colture. Alternare diverse tipologie di piante può ridurre l’attrattiva di un’area per i cinghiali, limitando i danni.
Un concetto più avanzato è l’uso di tecnologie di precisione, come sensori e droni, per monitorare la presenza dei cinghiali e intervenire tempestivamente con misure di dissuasione mirate.
Riflettiamo insieme: non si tratta solo di abbattere un certo numero di animali, ma di trovare un equilibrio che permetta all’agricoltura di prosperare e alla fauna selvatica di convivere con noi. Un equilibrio che richiede impegno, innovazione e una visione a lungo termine.