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- Esportazioni di pesticidi vietati dall'UE raddoppiate: da 41 a 75 sostanze.
- 93 stati ricevono pesticidi vietati, il 58% verso economie emergenti.
- L'Italia esporta circa 7.000 tonnellate di pesticidi contenenti 11 sostanze illecite.
Recentemente è emersa una sorprendente evidenza grazie a un’indagine condotta da Greenpeace insieme a Public Eye: contrariamente alle dichiarazioni ufficiali circa il suo impegno verso pratiche sostenibili, l’Unione Europea ha praticamente raddoppiato le esportazioni di pesticidi vietati utilizzati nei suoi terreni agricoli, destinandoli a nazioni che applicano normative ambientali meno rigorose. Nel corso del 2024, si registra infatti l’autorizzazione da parte dell’UE all’esportazione di prodotti chimici agricoli contenenti addirittura 75 sostanze tossiche precedentemente proibite, numero nettamente aumentato rispetto alle sole 41 registrate nel 2018. Questo comportamento suscita gravissime preoccupazioni dal punto di vista etico ed ecologico poiché tali sostanze sono state collegate a effetti devastanti come danni cerebrali nei più giovani, problemi d’infertilità e interferenze nelle funzioni endocrine; senza contare il loro impatto mortale su api e biodiversità animale.
In questa situazione si evidenziano chiare insufficienze legislative nell’ambito europeo che permettono ad aziende locali di produrre ed esportare composti chimici banditi all’interno dell’Unione ma autorizzati altrove nel mondo. Tale dinamica genera una contraddizione inquietante: mentre i vertici europei fissano elevate norme agricole al proprio interno, essi involontariamente alimentano fenomeni d’inquinamento globale con conseguenti minacce alla salute pubblica in aree lontane dalla loro giurisdizione. È da notare che i quantitativi di pesticidi destinati all’esportazione hanno subito un incremento notevole: per il 2024, l’Unione Europea ha reso noto il piano di spedire circa 122.000 tonnellate di prodotti contenenti pesticidi proibiti, un valore che supera di oltre il doppio quello registrato nel 2018.

Destinazioni e aziende coinvolte
Nell’Unione Europea si registra l’esportazione di pesticidi banditi verso un totale di 93 Stati; tale scambio è maggiormente orientato verso paesi con economie emergenti o in via di sviluppo – ben 71, ovvero più della metà delle nazioni destinatarie – assorbendo così un 58% del volume globale del mercato. Il Brasile emerge come principale nazione acquirente grazie alla sua ricca biodiversità; seguono a ruota l’Ucraina insieme al Marocco e altre nazioni quali Malesia, Cina, Argentina, Messico, Filippine, Vietnam e infine Sudafrica. Non va dimenticato che anche venticinque paesi africani fanno parte dei destinatari delle forniture. Inaspettatamente per alcuni analisti economici, gli Stati Uniti figurano al vertice degli importatori fra le economie avanzate, nonché occupano la prima posizione mondiale.
Ben tredici paesi dell’Unione Europea partecipano attivamente a tale commercio: ai primi posti troviamo la Germania con un quantitativo superiore alle 50.000 tonnellate, seguita da Belgio, Spagna, Paesi Bassi, Bulgaria e Italia – quest’ultima responsabile della movimentazione di circa 7.000 tonnellate – oltre alla Francia, Danimarca, Ungheria e Romania che completano la lista dei contribuenti. Oltre quarantadue imprese specializzate nel settore delle esportazioni includono giganti industriali come BASF – detentore della palma d’oro per quanto riguarda il peso totalizzato -, Teleos Ag Solutions, Agria, Corteva, Syngenta, Bayer e AlzChem. Sul suolo italiano, sei aziende operanti nel settore hanno confermato l’esportazione approvata: queste comprendono nomi noti come Finchimica, Tris International, Corteva nonché Sipcam Oxon all’interno delle loro pratiche commerciali quotidiane relative all’invio di quasi sette migliaia nei mercati esteri. Si parla di ben 000 tonnellate di pesticidi, nei quali si rinvengono 11 sostanze chimiche dichiarate illecite. Tra queste emerge l’erbicida trifluralin, il quale ha ricevuto divieto d’uso nell’Unione Europea oramai da quasi due decenni.
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Il paradosso del ritorno: un boomerang tossico
La situazione è resa ancora più paradossale dal fatto che i prodotti agricoli trattati con questi stessi pesticidi potrebbero essere reimportati nell’UE, creando un circolo vizioso. Questo solleva interrogativi sulla coerenza delle politiche europee e sulla reale efficacia delle restrizioni sui pesticidi. Simona Savini di Greenpeace Italia sottolinea che “nulla ci garantisce che nel nostro Paese non rientrino prodotti agricoli trattati con quegli stessi pesticidi vietati esportati fuori dai confini europei, creando un ulteriore paradosso”.
Slow Food ha evidenziato la necessità di applicare agli alimenti importati le stesse norme sui pesticidi in vigore per le produzioni comunitarie, sottolineando che i composti utilizzati al di fuori dell’UE spesso provengono proprio da Paesi europei. La Commissione Europea si era impegnata a porre fine a questa pratica nel 2018, ma finora non sono stati compiuti progressi significativi.
Residui di pesticidi: una presenza costante anche nei campi biologici
Uno studio condotto dall’Università di Vigo ha messo in luce un aspetto inquietante relativo alla questione dei pesticidi: nell’arco temporale compreso tra il 2010 e il 2022 sono state analizzate quasi duecento coltivazioni a base di grano disseminate in Europa. Da questo approfondito esame è emerso un incremento del 12% riguardante i livelli riscontrati di insetticidi e fitofarmaci utilizzati nelle aree indagate. Ciò che sorprende è che perfino i terreni dedicati all’agricoltura biologica hanno evidenziato tracce residue inattese della medesima categoria chimica; fra queste vi sono addirittura componenti proibiti da molti anni. Questo scenario fa sorgere dubbi sull’affermazione secondo cui le sostanze chimiche spruzzate sarebbero state completamente eliminate dal terreno una volta intrapresa una transizione verso pratiche agro-ecologiche.
Nel complesso dello studio si è potuto constatare una varietà impressionante pari a 614 tipi differenti, con ben 99% delle piantagioni tradizionali colpite da almeno uno degli agenti tossici individuabili. Tra quelli maggiormente rintracciabili figuravano l’ossido di fenbutatina — usato come insetticida — insieme al metabolita AMPA associabile al glifosato stesso, oltre alla frequente apparizione dell’agente fungicida epoxiconazolo nel materiale esaminato. Durante questa analisi emergono significative questioni relative alla durata della persistenza dei suddetti elementi nell’ambiente agrario, così come alla prova concreta dell’efficienza attribuita ai metodi agricoli ecocompatibili; ancor più urge agire affinché si rafforzino gli interventi normativi diretti a garantire tanto l’integrità ambientale quanto la sicurezza della salute umana.
Un Futuro Sostenibile: Oltre l’Ipocrisia dei Pesticidi
La congiuntura attuale impone una radicale trasformazione del pensiero dominante. Risulta indispensabile per l’Unione Europea adottare strategie più coerenti ed etiche in ambito pesticidi: è cruciale cessare l’esportazione di sostanze illecite e incentivare modalità agricole ecocompatibili al proprio interno così come oltre i confini europei. Le necessità della popolazione e le esigenze ambientali devono prevalere sugli interessi economici del comparto chimico.
Colleghi, ascoltate attentamente: sin dalla sua genesi, l’agricoltura si fonda su uno scrutinio precario fra umanità ed ecosistema naturale. Un concetto essenziale – nonché basilare – riguarda la rotazione delle colture. Il ricambio periodico tra differenti varietà vegetali nello stesso appezzamento consente di impedire il proliferarsi di insetti dannosi o malattie vegetali – ciò conduce a una diminuzione nell’utilizzo dei pesticidi stessi; una strategia apparentemente elementare ma straordinariamente efficace per adeguarsi ai cicli intrinseci del suolo.
E qualora decidessimo d’immergerci in concetti ulteriori? L’agricoltura rigenerativa presenta un modello evoluto che s’impegna nel recupero della salubrità terrena tramite pratiche innovative come la semina diretta, l’impiego delle colture da sovescio insieme alla integrazione zootecnica. L’attuazione di tali pratiche non si limita semplicemente alla diminuzione dell’impiego di pesticidi; al contrario, si rivela essenziale per promuovere la fertilità del suolo, favorire una maggiore biodiversità e garantire una resilienza ai cambiamenti climatici.
È opportuno riflettere sull’agricoltura come su molto più che un semplice processo produttivo: essa va concepita come un’autentica forma d’arte che esige competenze specifiche, profondo rispetto per l’ambiente naturale e uno stretto legame con la terra. In tale ottica sarà possibile progettare un avvenire nel quale il cibo possa essere salubre, le risorse ambientali tutelate e le realtà agricole caratterizzate da benessere economico.
- Comunicato stampa ufficiale sull'indagine congiunta Greenpeace e Public Eye.
- Pagina del Parlamento europeo su norme UE per l'esportazione di pesticidi.
- Norme UE sull'autorizzazione, l'uso e il controllo dei prodotti fitosanitari.
- Informazioni sull'importazione di alimenti dal Brasile nell'UE, rilevante per i pesticidi.