E-Mail: [email protected]
- Importazioni di grano duro dal Canada: oltre 800.000 tonnellate.
- 28% del territorio italiano a rischio desertificazione.
- Costi per ettaro in Puglia: fino a 1.200 euro.
Dalla battaglia del prezzo al rischio di desertificazione
La battaglia del grano: un’analisi della crisi cerealicola italiana
La situazione odierna, datata 28 settembre 2025, del comparto cerealicolo italiano si configura come un’articolata sinergia di fattori economici, ambientali e politici, con ripercussioni dirette sul futuro del Made in Italy e sulla sicurezza alimentare nazionale. La cosiddetta “battaglia del grano”, locuzione che richiama alla memoria le politiche autarchiche del passato, si ripropone oggi in un panorama globale radicalmente mutato, segnato da mercati reciprocamente dipendenti, accelerati mutamenti climatici e una sempre più accesa competizione internazionale.
Il punto di avvio è la presa d’atto di una *marcata sproporzione tra i prezzi al dettaglio dei prodotti derivati dal frumento e le remunerazioni riconosciute ai produttori agricoli. Mentre l’acquirente finale constata un aumento dei costi della pasta e del pane, i cerealicoltori italiani devono far fronte a valutazioni in ribasso per il loro raccolto, spesso inferiori alle spese di produzione. Questa discordanza è principalmente innescata dalle importazioni di cereali esteri che, grazie a standard qualitativi meno vincolanti e costi di produzione ridotti, riescono a inserirsi nel mercato nazionale a prezzi concorrenziali, abbassando le quotazioni interne e mettendo a repentaglio la sussistenza di numerose aziende agricole.
Un esempio lampante è rappresentato dalle importazioni di grano duro dal Canada che, secondo i dati di Coldiretti Puglia, hanno superato quasi 800.000 tonnellate nella campagna in corso, più del doppio rispetto allo stesso periodo del 2024. Questo massiccio afflusso di cereali esteri ha contribuito a saturare il mercato interno, già gravato da oneri produttivi elevati e rese inferiori alla media, spingendo i prezzi verso il basso e mettendo in seria difficoltà i produttori locali.
In risposta a tale scenario, il governo italiano ha promosso il sistema “Granaio Italia”, una piattaforma informatica nazionale deputata al monitoraggio delle scorte cerealicole, attiva dal 31 luglio 2025. Tale strumento, che vincola alla registrazione delle giacenze tutti gli operatori della filiera, si prefigge di fare luce sui movimenti di mercato e di contrastare le dinamiche speculative che ne alterano la competizione. Nonostante ciò, le associazioni di categoria evidenziano la necessità di integrare questo sistema di monitoraggio con interventi di semplificazione burocratica e di sostegno diretto agli agricoltori, al fine di tutelarli dalle oscillazioni del mercato e dalle pratiche commerciali scorrette. Si auspica che tale sistema contribuisca a una significativa trasparenza e tracciabilità lungo l’intera filiera. Questi aspetti risultano cruciali per salvaguardare il Made in Italy, assicurando al contempo ai consumatori beni di alta qualità, realizzati in conformità con le norme ambientali e lavorative.
- Ottimo articolo! Finalmente qualcuno che mette in luce......
- Troppo catastrofico! Il Made in Italy ha risorse......
- E se il problema fosse la nostra idea di......
- 🌾 La crisi del grano è un campanello d'allarme......
- 🤔 Interessante l'analisi, ma dimentica il ruolo dei......
- 📉 Prezzi bassi e cambiamenti climatici: la tempesta perfetta......
- 🌍 Il grano italiano può salvarsi solo con una......
- 💰 La speculazione affama i produttori: serve più controllo......
- 💧 Desertificazione: una minaccia sottovalutata per il nostro......
- 🌱 Agricoltura rigenerativa: la chiave per un futuro sostenibile......
Cambiamenti climatici e desertificazione: una minaccia per la produzione cerealicola
Il settore cerealicolo italiano non si trova solo ad affrontare problematiche economiche e commerciali, ma deve anche confrontarsi con una minaccia ben più inquietante: l’impatto negativo derivante dal cambiamento climatico insieme al pericolo della desertificazione dei terreni. Negli anni recenti, gli eventi meteorologici estremamente avversi — siccità protratte nel tempo, ondate di calore ed episodi alluvionali — si sono manifestati con crescente frequenza ed intensità; questi fenomeni mettono seriamente in crisi le capacità d’adattamento delle aziende agricole compromettendo così la produzione cerealicola.
Stando ai rilievi forniti da Coldiretti, è emerso che oltre il 28% del nostro paese si trova esposto al rischio di desertificazione; tale condizione non colpisce unicamente le aree meridionali da sempre vulnerabili, ma anche quelle settentrionali. A tal riguardo viene documentata l’emergente situazione critica riguardante l’approvvigionamento idrico nella Pianura Padana nei primi mesi del 2025, quando quanto registrato dal fiume Po — nostra prima fonte d’irrigazione — è giunto a valori storici minimi; a questo punto, conseguentemente, assumono gravissimi rischi oltre ai tre decimi dell’intera agricoltura italiana anche per circa il 50% dell’allevamento, fonte vitale della nota “food valley” italiana apprezzatissima globalmente. La desertificazione si riferisce alla continua diminuzione della fertilità dei suoli insieme all’incapacità degli stessi di mantenere acqua e sostanze nutritive. Questo processo porta con sé esiti catastrofici per il panorama agricolo. Le conseguenze vanno dalla riduzione della produttività agraria alla perdita della biodiversità; non è raro osservare anche un incremento dell’erosione oltre a eventi legati al dissesto idrogeologico. Tali dinamiche mettono a serio rischio l’efficacia nel fornire cibo sufficiente alla nostra comunità nazionale.
Una ricerca effettuata presso l’Università Bocconi di Milano ha rivelato gli effetti deleteri della desertificazione sul PIL pro capite delle regioni colpite: una diminuzione fino al 10% è stata registrata nell’Africa subsahariana. Questa indagine evidenzia altresì come la desertificazione agisca da motore per le migrazioni interne; le popolazioni rurali tendono ad abbandonare i territori agricoli alla ricerca d’impiego nei contesti urbani, accrescendo così le pressioni sulle risorse cittadine ed accentuando ulteriormente i già gravi problemi ambientali presenti.
[IMMAGINE=”Create an iconographic image inspired by neoplastic and constructivist art, showcasing the main entities of the article. The image should be simple, unitary, and easily understandable, focusing on pure geometric and rational shapes, with a particular emphasis on vertical and horizontal lines. The color palette should be mostly cold and desaturated.
The main entities to visualize are:
1. A stylized wheat field: Represented by geometric shapes in shades of green and yellow, symbolizing the grain production at risk. Use vertical and horizontal lines to depict the rows of wheat.
2. A depiction of Importation showing a cargo ship: A simplified cargo ship made of basic geometric shapes in blue and gray, symbolizing the influx of foreign grain. The ship should be near the wheat field, almost overshadowing it, to represent the price depression caused by imports.
3. A geometric representation of drought: Abstract shapes in shades of brown and orange, arranged to suggest cracked earth, symbolizing desertification and climate change. Place this near the wheat field to show the environmental impact.
4. A gear wheel symbolizing the agricultural industry: A gear wheel made of basic geometric shapes in grey.
5. A bar graph symbolizing the speculation on grain market: a stylized bar graph made of basic geometric shapes in white, black and grey.
The image should not contain any text. The overall style should be iconic and conceptual, reflecting the principles of neoplastic and constructivist art. No gradients, complex rendering or perspective, just forms, lines and colours.”]
Filiere agricole e speculazione: le debolezze del sistema
Non è solo l’aumento dei prezzi o gli effetti dei cambiamenti climatici a causare la crisi del grano; essa rappresenta anche una manifestazione delle fragilità strutturali insite nelle filiere agricole italiane, oltre all’impatto deleterio di dinamiche speculative che distorcono il mercato stesso. Le filiere agricole italiane risultano frequentemente vulnerabili poiché si presentano frammentate e insufficientemente integrate; ciò rende arduo il confronto con le imponenti multinazionali operanti nel settore agroalimentare mondiale, le quali esercitano un dominio su tutte le fasi: dalla produzione alla trasformazione fino alla distribuzione globale del grano. Tale stato di esposizione contrattuale porta i produttori italiani ad essere vulnerabili rispetto alle fluttuazioni economiche globali e alle pratiche commercialmente scorrette che spesso li costringono ad accettare compensi inferiori rispetto ai propri costi sostenuti per la produzione.
In aggiunta a queste sfide interne si inserisce l’elemento speculativo presente nei mercati globalizzati: qui gli attori finanziari tendono a investire sulle oscillazioni degli indici relativi al prezzo del grano allo scopo di influenzarli artificialmente creando pertanto situazioni instabili. Questi soggetti operanti sul mercato internazionale normalmente non mostrano alcun interesse nei riguardi dei coltivatori locali né nella salvaguardia degli standard qualitativi assunti dai prodotti agricoli; è piuttosto l’audace strategia dell’arricchimento veloce, senza considerazione alcuna per conseguenze durature, che guida la loro condotta commerciale.
Il sistema “Granaio Italia”, pur rappresentando un passo avanti nella direzione della trasparenza e della tracciabilità, da solo non è sufficiente a risolvere questi problemi. È necessario un intervento più ampio e coordinato, che coinvolga tutti gli attori della filiera, dalle istituzioni ai produttori, dai trasformatori ai consumatori. Occorre rafforzare le filiere agricole, promuovendo l’aggregazione tra produttori e incentivando la creazione di marchi di qualità che valorizzino le specificità del territorio. È fondamentale, inoltre, contrastare la speculazione sui mercati, introducendo meccanismi di controllo e trasparenza, e sostenere la ricerca e l’innovazione nel settore cerealicolo, per migliorare la produttività, la qualità e la sostenibilità delle produzioni.
Per esempio, in Puglia, regione simbolo della cerealicoltura italiana con 38.000 aziende in attività, i costi per ettaro hanno raggiunto i 1.200 euro.
Un rigido contesto valutario persiste, mentre le rilevazioni borsistiche di Foggia evidenziano un ulteriore decremento rispetto a luglio, unitamente a un preoccupante arretramento rispetto a febbraio.
Un futuro sostenibile per il grano Made in Italy: la strada da percorrere
Per garantire un avvenire duraturo nel settore cerealicolo italiano ed assicurare adeguata tutela al Made in Italy, è indispensabile adottare un nuovo approccio che privilegi la sostenibilità ambientale, la qualità del prodotto nonché il benessere degli agricoltori. È fondamentale spingere verso l’adozione di pratiche agricole ecologiche capaci non solo di fronteggiare i fenomeni della desertificazione ma anche di proteggere le diverse forme viventi sul nostro pianeta; inoltre risulta essenziale incoraggiare coltivazioni biologiche ed eco-sostenibili mirate alla produzione avanzata come quella del grano ad impatto zero nei confronti dell’ambiente.
Una strategia convincente per garantire una maggiore resilienza si articola attorno all’agricoltura rigenerativa: questa tecnica punta sulla salvaguardia della terra attraverso metodologie improntate alla diminuzione degli antiparassitari chimici così come a una gestione attenta dei fertilizzanti utili a preservarne quell’equilibrio naturale inteso nella sua complessità biodiverse. Lo scopo finale appare essere quello dedicato alla rinascita qualitativa della terra fertile mirata a ottimizzare le sue potenzialità nel conservamento idrico e alimentare oltreché diminuendo gli effetti collaterali derivanti dall’attività agricola stessa.
Un ulteriore progetto significativo suggerito da Coldiretti prevede l’implementazione di una rete composta da piccoli invasi dal minimo impatto visivo; tale iniziativa sarà rivolta all’aumento delle scorte idriche disponibili mediante strategie capaci di attenuare i rischi legati alle aride condizioni climatiche. Le infrastrutture di accumulo idrico create mediante il recupero delle strutture esistenti si rivelerebbero decisive: esse potrebbero accumulare l’acqua piovana nei momenti favorevoli per poi fornire questa preziosa risorsa irrigua nei frangenti caratterizzati dalla scarsità idrica. Questo sistema apporterebbe una significativa resilienza all’agricoltura nei confronti delle fluttuazioni climatiche.
In aggiunta a ciò, diviene imperativo indirizzare investimenti cospicui verso la ricerca scientifica e l’innovazione tecnologica al fine di selezionare cultivar cerealicole capaci di fronteggiare tanto la siccità quanto le patologie infestanti; parallelamente occorrerebbe ottimizzare metodi agronomici e sistemi irrigui. Per rendere tangibili gli obiettivi legati a un’agricoltura rispettosa dell’ambiente ed estremamente resiliente, è necessario che tutti gli attori coinvolti – istituzioni pubbliche così come produttori primari o trasformatori – operino in sinergia con una visione condivisa. Un percorso collaborativo potrà portare a risanare il comparto cerealicolo nostrano, conferendo prospettive ottimali alla qualità riconosciuta del Made in Italy.
Verso un’agricoltura consapevole: nozioni e riflessioni
Affrontiamo una questione articolata che esige un’attenta analisi riguardo al futuro modello agricolo desiderato per il nostro paese. L’obiettivo non è solo assicurarsi una produzione alimentare sufficiente; bensì fare ciò in maniera sostenibile nel rispetto dell’ambiente e garantendo un compenso equo agli agricoltori.
Uno dei principi fondamentali delle pratiche agricole connesse al fulcro tematico affrontato in questa esposizione riguarda la rotazione delle colture. Tale metodo implica l’alternanza annuale tra diverse varietà vegetative sulla stessa area coltivata: questa strategia non soltanto incrementa la fertilità del suolo ma diminuisce pure i rischi legati alle patologie vegetali e infestazioni parassitarie. In particolare, per quanto concerne il grano, la sua alternanza con leguminose come piselli o fave contribuisce significativamente alla fissazione dell’azoto nel terreno stesso; così facendo si abbatte l’utilizzo dei concimi chimici, giovando dunque alla qualità dei raccolti futuri.
A tal proposito si possono citare innovazioni come i sistemi sensoriali avanzati e i droni, strumenti efficaci impiegati nella sorveglianza dello stato fitosanitario delle piante attuando contestualmente ottimizzazioni nei processi irrigui ed assimilativi in agricoltura. Questi strumenti permettono l’acquisizione di informazioni dettagliate riguardo alla condizione del suolo, all’eventuale insorgenza di stress idrico o nutrizionale nonché alla proliferazione di malattie e parassiti. Tale approccio offre agli agricoltori la possibilità di intervenire in maniera tempestiva ed efficace*, limitando gli sprechi ed ottimizzando l’efficienza produttiva.
Affrontare simili problematiche richiede una trasformazione culturale profonda: è fondamentale apprezzare la fatica degli agricoltori, valorizzare i prodotti per la loro qualità intrinseca e promuovere pratiche agricole rispettose dell’ambiente. Solo così avremo la chance concreta per salvaguardare un futuro favorevole per il comparto cerealicolo italiano e occuparci della conservazione del nostro patrimonio agricolo ed ecologico.